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Ancora attacchi omofobi

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Omofobia, un cancro che non può essere estirpato solamente con l’approvazione di una legge, ma che deve essere debellato mediante una rivoluzione culturale. La rivoluzione deve essere fatta impugnando i libri, non i forconi. Di testo, saggi, romanzi e giornali sono gli strumenti che dobbiamo brandire per dare vita a quel cambiamento culturale che deve essere alla base dell’Italia che vogliamo. Questo Paese, nei suoi cittadini, nelle associazioni, nei comitati deve esigere una legge contro l’omofobia e deve pretenderne la discussione e l’approvazione quando i partiti la bloccano.

I partiti, quegli organismi che devono avviare il percorso che dovrebbe portare all’approvazione di un testo che applichi delle sanzioni a chi si rende protagonista di discriminazioni dovute all’orientamento sessuale, devono però avere il coraggio e la forza di mettersi in discussione isolando e condannando quelle voci che, uscendo fuori dal coro, fomentano la discriminazione.

Vendola in questi giorni è stato bersaglio di attacchi inaccettabili non su temi politici, ma sul suo orientamento sessuale. Il merito di Nichi in questi anni è stato quello di portare su una ribalta nazionale temi che erano rinchiusi nel recinto di una discussione sommersa. Il matrimonio omosessuale, come la legge contro l’omofobia, diventerà realtà quando la maggioranza degli italiani lo valuteranno come un diritto da riconoscere e per raggiungere questo obiettivo lui si è reso portatore della voce di milioni di italiani: omosessuali e non. Non è ammissibile però che qualcuno cavalchi l’onda dell’intolleranza per cercare un palcoscenico nazionale personale.

E’ quello che vale per quel consigliere comunale di Vigevano eletto nelle liste del Popolo della Libertà. Un 31enne che su Twitter ha riversato un’oscenità inaudita e che non ha avuto neppure il coraggio di chiedere scusa, ma che invece ha sfruttato la notorietà temporanea ottenuta grazie ad un insulto per candidarsi alle Primarie del PdL. La politica è cosa seria e come tale dovrebbe essere esercitata ed è per questo che chiediamo con gran voce al suo partito di prendere le distanze.

In cerca di notorietà sono anche gli estremisti che si nascondono dietro lo schermo di un computer e a suon di insulti xenofobi e omofobi provano a conquistarsi qualche battuta su un giornale nazionale o locale. La nostra battaglia culturale parte dalla denuncia e dall’isolamento di questi fenomeni: nessun nome e nessun indirizzo web.

Purtroppo però fenomeni del genere vi sono anche all’interno del Centro-Sinistra. Le differenze di opinione, è noto, vi sono: noi sosteniamo che i diritti non vadano concessi e debbano essere interi, non a metà; il PD porta avanti un percorso graduale ed al suo interno da tempo discutono sulle forme e sui nomi da assegnare a quello che dovrebbe chiamarsi semplicemente matrimonio. Rimane il fatto che la discussione è una cosa, l’insulto un’altra.

A Ferrara un consigliere comunale del PD per sostenere Matteo Renzi nei giorni scorsi si è scagliato contro Nichi nel modo più becero: lanciando insulti sul suo orientamento sessuale. Non si può e non si deve stilare una graduatoria della gravità delle affermazioni, ma quando la discriminazione arriva da un’area politica con la quale si vuol costruire un percorso di rinnovamento per il Paese la questione è ancora più seria. La nostra rivoluzione culturale deve nascere dai consigli comunali, dai circoli territoriali, dalle associazioni cittadine e poi deve arrivare in Parlamento dove dovranno essere approvate le leggi. A cominciare da quella contro l’omofobia perché si deve porre rimedio alla vergognosa mancanza legislativa che vi è in Italia.

Monica Cerutti

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