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Carcere: uscire dall’emergenza

  |     |   Un commento

Periodicamente la questione penitenziaria si riaffaccia alla ribalta mediatica, sopratutto in occasione di gravi fatti di cronaca, o dell’aumento del numero di suicidi, rivelando le condizioni di degrado e sovraffollamento delle  carceri italiane. Una decina di giorni fa si è suicidato un altro detenuto nel carcere di Biella, impiccandosi alle inferriate della finestra della cella nel reparto di isolamento. Sono 118 i morti dall’inizio dell’anno nelle carceri, e 41 i suicidi. Nel tempo si sono succeduti  diversi provvedimenti legislativi  per  ridurre il numero dei detenuti  e tutt’oggi si torna ad invocare un provvedimento di amnistia.

Se però l’inviolabilità dei diritti fondamentali, gravemente lesi dalle attuali condizioni delle strutture detentive, rende necessario il ricorso a misure eccezionali, appare evidente l’urgenza di una riprogettazione del sistema dell’esecuzione penale per uscire finalmente dallo stato di continua emergenza.

Occorre interrogarsi sui costi sociali e  sull’efficacia in termini di  prevenzione  di un carcere che sempre di più è un contenitore di marginalità e di disagio.

Le leggi dettate dalle politiche securitarie degli ultimi anni hanno riempito gli istituti di tossicodipendenti, immigrati, portatori di problemi psichiatrici, senza fissa dimora. Al  senso di crescente precarietà e insicurezza sociale dovuta allo smantellamento dello stato sociale, si è risposto con l’aumentato ricorso alla privazione della libertà, soprattutto dei più deboli, e con una generale restrizione dei diritti.

E’ il momento di ripensare ad  un’azione di contrasto alla devianza realmente efficace che passi invece dalla garanzia e dall’ampliamento di diritti  sempre più negati: il diritto all’ istruzione, al lavoro,  alla salute, ad una pena riabilitativa rispondente al dettato costituzionale.

A questo scopo, sabato scorso SEL ha organizzato un seminario a Torino, dal titolo “Carcere: uscire dall’emergenza. Ripensare le proposte di SEL”, con l’intenzione di aprire un confronto, con istituzioni, operatori,  realtà associative operanti nel settore, sulla necessità di una coerente e organica politica penitenziaria.

Nel seminario, che si è tenuto nella giornata di mobilitazione nazionale per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, è intervenuta anche una rappresentante del comitato StopOPG, che ha messo in rilievo il ritardo nella definizione di programmi regionali volti al loro superamento.

Da tutti gli interventi è emerso che la via d’uscita dall’emergenza non può non passare da una seria riforma legislativa della giustizia, ma anche dalla ricostruzione del welfare e da un nuovo modello di sistema sociale che, anziché “incarcerare” i bisogni, dia loro  riconoscimento e risposte.

In particolare, così come sono concepite le carceri, anziché essere un elemento di riequilibrio delle diseguaglianze, ne sono un amplificatore. Una forza politica come SEL, che pone al centro della propria azione proprio il contrasto alle diseguaglianze, non può dunque non avere il tema del carcere all’interno del proprio programma politico.

Monica Cerutti, Anna Greco, Mauro Palma

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