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L’inciviltà non è andata in vacanza…

  |     |   Un commento

…ad Acilia come a Lerici

In questo periodo alcuni si stanno godendo un meritato riposo, altri sono impegnati nelle proprie attività o preoccupati della crisi economica che stanno personalmente vivendo.

Purtroppo però non è di certo andata in vacanza l’inciviltà che contraddistingue il nostro Paese sul fronte dei diritti.

La sera del 19 dicembre, nel piazzale antistante la stazione di Acilia, vicino a Roma, G. ha salutato la sua amica con un bacio sulle labbra, in un’area chiaramente visibile dalle telecamere di sorveglianza. Un carabiniere in servizio si é allora avvicinato alle due ragazze urlando loro di spostarsi, che era uno schifo e una vergogna, in quanto avrebbe detto che “due femmine certe cose è meglio che le vanno a fare di nascosto”.

Passa una settimana e scoppia il caso del volantino del parroco della chiesa di San Terenzio a La Spezia che accusa le donne di essere praticamente le responsabili degli atti di violenza di cui sono vittima: “Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise”.

Due episodi che ci dicono quanto il nostro Paese sia arretrato culturalmente sul fronte dei diritti.

Rispetto al primo abbiamo denunciato in questi anni l’assenza di una legge contro l’omofobia e la transfobia. Speriamo che il nuovo parlamento finalmente sia in grado di legiferare in merito. Non sarà sufficiente a risolvere il problema, ma sarà un passo avanti importante anche in termini culturali.

Ancor più inquietante è il contenuto del volantino da cui lo stesso parroco ha rapidamente preso le distanze, definendolo una “imprudente provocazione” e chiedendo scusa alle donne.

Credo però sarebbe scorretto derubricare questa brutta vicenda ad un puro incidente, quando invece purtroppo ripropone il modello della società patriarcale, seppur nelle sue forme più retrive.

Questa consapevolezza è necessaria per assumere il problema del femminicidio in termini culturali, e provare concretamente a contrastarlo. Altrimenti non faremo altro che continuare a recitare la giaculatoria del numero delle donne morte ammazzate, assistendo impotenti.

Monica Cerutti

 

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