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“Ma Monti sta facendo bene”

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Il debito pubblico aumenta sia in percentuale del Pil che in cifre assolute raggiungendo il picco storico di 1972 miliardi di euro. E questo nonostante che tra tagli alla spesa e aumenti delle tasse i governi Berlusconi e Monti, a partire dal 2010, abbiano varato manovre per circa 300 miliardi di euro. Il Pil quest’anno cadrà del 2,6 per cento: il dato peggiore tra i paesi del G7 e tra i peggiori dell’Ocse.
Ma Monti sta facendo bene.
Nella scuola e dell’università il Governo prosegue una politica di riduzione del personale e di continui tagli alla spesa che farà sparire una generazione di precari sia nelle università (sono oggi oltre 40mila) che nelle scuole (sono oggi circa 200mila). E questi risparmi saranno accompagnati da aumenti delle tasse per gli studenti universitari nonché dall’introduzione di “prestiti d’onore” che serviranno a giustificare l’aumento delle tasse. In altre parole, si sta tornando ad un sistema educativo elitario, pre-sessantottino in tutto tranne che nella qualità, condito dall’aggiunta della creazione di un meccanismo di prestiti ai giovani che negli Stati Uniti sta già profilandosi come la prossima bolla finanziaria – i prestiti d’onore negli Usa hanno raggiunto la cifra terrificante di  1000 miliardi dollari.
Ma Monti e il suo Profumo stanno facendo bene.
L’Italia continua a finanziare l’acquisto di 90 caccia bombardieri F35 prodotti dalla statunitense Lockheed per un esborso totale di circa 12 miliardi di euro. Ma non è sotto gli occhi di tutti che quei soldi sarebbero meglio spesi nella riconversione ecologica delle industrie nazionali; nel miglioramento del sistema delle infrastrutture al Sud; o comunque in mille altri modi tra i quali, per inciso, uno potrebbe essere il congelamento per gli anni a venire dei durissimi tagli a scuola e università?
Ma Monti, il suo ministro degli Esteri con un cognome ottocentesco, quello della Difesa con il curriculum tutto interno alla Nato, stanno facendo bene.
La riforma delle pensioni promossa dalla Fornero mette l’ultima pietra sull’idea di previdenza sociale così come concepita dagli europei alla fine dell’800. Lo Stato abbandona i suoi futuri anziani lasciandoli in preda al mercato del fondi pensione integrativi. Si è dato vita al sistema peggiore d’Europa. La riforma del lavoro, poi, indebolisce l’articolo 18 e facilità ulteriormente i licenziamenti in un paese in cui oramai la disoccupazione riguarda il 40 per cento dei giovani e, secondo Confindustria, al 2013 la crisi avrà fatto sparire oltre 1 milioni e mezzo di posti di lavoro. Nessuna tipologia di contratto precario è stata, d’altra parte, abolita mentre ai giovani sembra non rimanere altra scelta che emigrare alla ricerca di nazioni con più fiducia nel futuro e più vitali.
Ma Monti e il ministro della Disoccupazione che parla come un incomprensibile opuscolo dell’Unione europea stanno facendo bene.
Anche in Europa il governo Monti conferma l’obbligo del pareggio in bilancio in Costituzione sconfessando così la principale innovazione, direi prima di tutto culturale e filosofica, di Keynes in economia: la possibilità per una comunità di investire sul proprio futuro nei momenti di difficoltà. La politica di bilancio viene così integralmente lasciata nelle mani dell’andamento dei mercati. Nei momenti difficili non vi sarà alcuna possibilità di investire sul futuro come farebbe qualunque famiglia, magari indebitandosi fino alla fame per mandare i figli a studiare. E perché il governo francese non ha inserito “la regola aurea” del pareggio di bilancio in Costituzione? Forse perché Oltralpe il mondo politico ha ancora un briciolo di dignità?
Ma Monti, presidente della Bocconi, quel centro di propaganda del liberismo, sta facendo bene.
Sempre in Europa. Si rafforza il potere della Banca centrale europea di controllare e orientare le politiche economiche (non solo sulla quantità ma sulla qualità) in cambio di acquisti di titoli del debito pubblico. Sono scelte che allontanano sempre di più il potere decisionale dai cittadini, fino a rendere l’Unione europea un luogo ancora più oscuro, burocratico e nemico. Inevitabile il rafforzamento in tutta Europa di movimenti nazionalisti, populisti e xenofobi. Monti afferma che un referendum su queste scelte cruciali, un referendum previsto in tutte le nazioni civili dell’Unione europea, sarebbe per l’Italia una scelta populista.
Ma Monti è un “grande europeista” e di certo fa bene a dire che i cittadini non possano esprimersi sull’Europa.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito: difesa del mondo imprenditoriale al prezzo di coprire chi riempie di fumi mortali le città come Taranto; idea che i sacrifici vadano fatti solo e sempre dal ceto medio e dai più umili; convinzione che per risolvere il dilemma energetico italiano occorra trivellare le più belle aree belle del Paese per risparmiare qualche centesimo sull’acquisto di petrolio (ma fare le ciclabili o rafforzare il trasporto su rotaia no?); assoluta incapacità di incidere sull’oligarchia che detiene tutto il potere economico, dalle autostrade, alle banche alle assicurazioni, all’editoria, alla Chiesa. Nulla di tutto questo è in grado di far vacillare la grande stampa nazionale e settori importanti dell’opinione pubblica perché “Monti sta facendo bene”.
Ma allora perché Monti sta facendo tanto bene per gli italiani?
La risposta varia che si prendano in considerazione i ricchi e potenti imprenditori e finanzieri italiani, oppure la classe media (la povera gente non la includo proprio: questa vive sulla propria pelle la realtà che Monti sta facendo decisamente male).
Per i primi è semplice: Monti sta facendo esattamente la politica che conviene loro e che comporta aumenti di tutte le tariffe, lauti guadagni per chi dispone di denaro e influenza mentre consente di trattare i propri dipendenti come pezze da piedi.
Per i secondi la riposta è più complessa ma credo che il succo sia questo: i partiti si sono talmente screditati e ricoperti di fango come puri strumenti di potere, senza finalità diverse dalla perpetuazione delle proprie classi dirigenti, che oggi l’obiettivo prioritario della maggioranza degli italiani sembra essere diventato quella di demolire il potere dei partiti, sia pure al prezzo del Purgatorio offerto da Monti.
Se quanto detto sopra è vero è piuttosto difficile che uno schieramento elettorale che abbia come baricentro il Partito democratico, cioè uno dei pilastri che sostengono il governo Monti, possa avere la capacità di stimolare la ricerca di un alternativa. Specie se questo schieramento si presentasse alle elezioni con l’idea di allearsi in seguito con un Casini che vuole Monti presidente del Consiglio a vita.
Non è troppo tardi, forse, per correre ai ripari. Le primarie possono ancora diventare l’occasione per coinvolgere tutte le forze che pensano ad un’alternativa al governo dei tecnici e del Fiscal Compact. Le primarie possono ancora servire a configurare i perimetri di una coalizione alternativa di governo che abbia nel Pd la sua componente moderata e non ci presenti sorprese e accordicchi dopo le elezioni.
Giuliano Garavini

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