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Restiamo umani

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Restiamo umani. È quello che vorrei sentire nelle parole non intorbidite e accecate dal risentimento e dalla paura in questi giorni drammatici. Restiamo umani, come ci disse un testimone di pace, Vittorio Arrigoni, prima di essere ucciso barbaramente dalle mani di terroristi salafiti a Gaza, due anni fa.

Gaza è una terra martoriata, impoverita e assediata. La condizione di vita di chi in quella striscia di terra vive sono mortificanti ed insicure. In quel lembo di mondo il potere è detenuto da una forza, Hamas, di cui non abbiamo mai condiviso né le posizioni né le pratiche politiche. Anzi, abbiamo sempre condannato ogni atto violento sostenuto da Hamas contro la popolazione civile israeliana. Però Hamas controlla Gaza politicamente perché si è nutrita della disperazione di quei cittadini chenon hanno alcun diritto né sicurezza.

Il presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, ha indirizzato al governo di Israele un appello importante, a maggior ragione alla vigilia di una decisiva sessione delle Nazioni Unite in cui si voterà perattribuire lo status di osservatore all’Autorità nazionale palestinese: “Senza la pace non si riuscirà a garantire la sicurezza”. Credo anche io che la pace sia la condizione preliminare per garantire la sicurezza dei palestinesi e degli israeliani.

Considero Israele una democrazia cui guardare con rispetto. Non ho cambiato idea su questo punto, né ho cambiato idea sull’indispensabile necessità di garantire la sicurezza per i due popoli. Eppure i palestinesi continuano a non avere uno stato riconosciuto, sovrano, nei confini definiti dalle risoluzioni Onu del 1967 e con Gerusalemme capitale. Si tratta di una condizione non sostenibile. Il governo israeliano sta incrementando la politica degli insediamenti in Cisgiordania e oggi bombarda Gaza. Non è questa la direzione per ottenere una pace giusta. È necessario mettere fine all’occupazione militare e riconoscere il diritto ad avere uno stato palestinese per garantire ai due popoli, quello palestinese e quello israeliano, due stati in reciproca sicurezza.

È fuorviante e inaccettabile che il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, confonda il rispetto per Israele con la ferma e dura condanna, che ribadisco, verso il suo governo. Lo stesso utilizzo di parole gravide d’intolleranza, come avermi attribuito un “tradimento” delle mie stesse parole, rivelano un pregiudizio duro a morire. Bisognerebbe saper distinguere e sapere che dalle politiche guerrafondaie, alle repressioni violente, alle limitazioni della libertà da parte di governi di ogni latitudine, non sono mai arretrato di fronte ai principi che ispirano la mia visione del mondo: rispetto dei diritti umani e di quelli dei popoli, nonviolenza, pace, rispetto del diritto internazionale. Per noi non vale la pratica del sostegno acritico posteriore o del pregiudizio preventivo. Contano solo i fatti.

Considero la pratica delle esecuzioni mirate contraria a qualsiasi principio di diritto e di umanità, come ripetono da anni tutte le istituzioni internazionali. Sono convinto che si debba imporre un immediato “cessate il fuoco”, poiché in soli tre giorni questa escalation di violenza ha già portato a decine di morti tra palestinesi e israeliani, tra cui troppi bambini. È impensabile un intervento di terra ai fini di “punire” la popolazione di Gaza per l’appoggio politico ad Hamas (come qualche autorevole osservatore continua a proporre da giorni). Considero pericolosa l’interruzione di ogni canale di negoziato, com’è evidente dalle prese di posizione di molti paesi arabi e di quella dell’Egitto in particolare. La pace si fa tra nemici, tra chi è stato visto fino al giorno prima come la peggiore minaccia. Il canale del negoziato deve essere costruito e preservato in nome di un bene superiore ovvero la salvaguardia e la tutela dell’integrità di vite umane.

L’Italia, l’Unione europea, l’Onu sono come paralizzate di fronte alla tragedia. Eppure la paura delle popolazioni civili, il loro dolore, imporrebbe un senso di responsabilità differente. Le ragioni della pace non si cancellano, vanno rafforzate. Restiamo umani.

Nichi Vendola

fonte: Il Messaggero

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