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Mercoledì, 20 gennaio 2016

Addio a Scola, il regista libero con lo sguardo rivolto a sinistra

Ettore Scola

È una ferita, un’acuta ferita dell’animo, intrisa di dolore e rimpianto, sapere che lo sguardo ironico e disincantato di Ettore Scola più non si poserà sulle idealità come sulle miserie del tempo che attraversiamo. Quello sguardo, quasi sommesso eppure sempre profondo, ci ha fatto dono, ogni qualvolta usciva una sua pellicola, di una gemma che andava ad impreziosire la cinematografia italiana nel mondo. Mi torna adesso in mente una definizione di Bauman: l’arte, sia essa romanzo o poesia o cinema, spiega spesso questo nostro tempo assai meglio di tante analisi e discussioni della politica.

Quante volte l’ho riscontrato mentre uscivo da una sala cinematografica, arricchito da una delle tante storie che Scola ha raccontato attraverso la potenza evocativa della sua cinepresa. Dietro la quale c’era un uomo che, sin dagli esordi del suo lavoro di regista, proprio con la politica ha giocato, sempre, a carte scoperte. Dichiararsi apertamente uomo di sinistra, schierarsi ogni volta dalla stessa parte nelle battaglie sociali e civili che hanno animato il nostro paese, non lo ha mai portato verso un cinema di propaganda.

L’idea stessa non poteva neppure sfiorarlo. L’ironia, che solo quand’è tale diviene inevitabilmente autoironia, e il disincanto, hanno infatti segnato nel profondo il suo animo e il suo sguardo. Ed è con l’ironia, e con l’autoironia, che Scola ha raccontato se stesso e noi, la sinistra, questa “famiglia” larga e difficile da mettere a fuoco inquadrandola una volta per tutte. Ironia e disincanto si sono esercitati nel cinema di Scola, in ogni suo fotogramma si potrebbe dire, attorno alle idealità e alle miserie della società italiana, nel tempo delle intense speranze e in quello delle amare disillusioni.

L’arte del suo sguardo non ha mai perso di vista l’attualità, né l’amarezza di scoprire, come ebbe a dire, che questa attualità è tale da apparire ogni volta “abbastanza eterna”. Come eterne, d’altro canto, sono quelle passioni, quelle idealità, quegli aneliti a un’idea di riscatto che, ogni volta anch’essi, mettono in atto una lotta capace di farci sfuggire all’acquietamento, o, peggio, all’assuefazione. Ed è in fondo all’interno di questo continuo contrasto che nasce, con un tratto originale e inedito, quella particolare forma di commedia all’italiana, alta e nobile, che il cinema di Scola ci consegna, per il presente e per il futuro.

Occorrerà vedere e rivedere ognuna delle sue pellicole per comprendere meglio chi siamo, cos’è stata e cos’è la società nella quale viviamo, le tensioni che ci animano, le cadute che s’incontrano lungo il cammino, la serietà e l’ironia con cui bisogna saper guardare sempre il mondo e il proprio tempo. Gli amici dell’anima non si perdono mai. Ettore è stato per me, e continuerà ad essere, uno di questi. A lui sono stato vicino negli anni, legato da una comune passione per la sinistra e da una riconoscenza per la sua arte. Libera, fertile. Una forma autentica di conoscenza.

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