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Mercoledì, 4 giugno 2014

Airaudo: tutelare i lavoratori dei call center. Le regole europee valgano anche da noi

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«Lo sciopero di oggi evidenzia il malessere e la condizione materiale di decine di migliaia di lavoratori costretti a stipendi da povertà, senza sicurezza e con la spada di Damocle della delocalizzazione e dei ribassi d’asta sulle loro teste. Quello dei Call center è uno dei classici settori esposti alla competizione e proprio per questo va incoraggiato alla qualità del prodotto e alla stabilità del lavoro, evitando speculatori ed avventurieri che scaricano sul costo dei lavoratori e sulla ricattabilità i loro margini».   Lo afferma il responsabile lavoro di Sel Giorgio Airaudo che insieme a una delegazione di Sel, composta dagli onorevoli Nicchi, Marcon e Palazzotto, ha partecipato questa mattina alla manifestazione indetta dalle organizzazioni sindacali.

«Scioperare non è mai umiliante, anzi è un’azione che “costa” e dà dignità sociale quando si lotta per difendere e migliorare il lavoro e affermare i propri diritti. I dati diffusi ieri sulla disoccupazione e sul mercato del lavoro, prosegue l’esponente nazionale di Sel, lo sciopero di oggi e le decine di crisi aperte ci dicono che da tempo la vera emergenza è il lavoro e che serve un piano pubblico per il lavoro e un New Deal».

«E’ necessario intervenire al più presto sulla normativa degli appalti, per evitare la continua delocalizzazione verso Paesi il cui costo del lavoro, con conseguente mancanza di diritti, è più basso che da noi. E’ infine indispensabile che le tutele previste per il comparto in Europa siano rispettate anche in Italia. Una volta tanto, conclude Giorgio Airaudo, seguiamo le indicazioni positive che ci vengono da Bruxelles».

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