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Venerdì, 31 ottobre 2014

Alfano non ci ha convinto. Se responsabile si deve dimettere

alfano

Signora Presidente, signor Ministro, lei non ci ha convinto, neanche un po’. Sono due le questioni che vorrei trattare in questo breve intervento. La prima riguarda la vicenda di ieri, la ragione per cui le abbiamo chiesto di venire qui ad informare il Parlamento su quello che è successo. Di queste informazioni abbiamo trovato poca traccia.

Non cercavamo un’indagine statistica sul numero delle manifestazioni intercorse in questo Paese da qualche mese a questa parte. Cercavamo di capire che cosa è successo ieri a pochi metri da piazza Indipendenza perché, vede, signor Ministro, noi c’eravamo in quella piazza. Sa, c’è chi ancora ha questo vizio, quello di solidarizzare con i lavoratori andando anche fisicamente con loro quando manifestano per i propri diritti. C’erano due nostri deputati, Giorgio Airaudo e Ciccio Ferrara, che non erano lì solo a solidarizzare, a guardare quello che succedeva, ma erano lì a svolgere anche un’altra funzione, quella di provare a costruire la condizione perché quella manifestazione, quella di lavoratori che rivendicavano i propri diritti, potesse svolgersi e svolgersi in un clima sereno, tranquillo, com’era innanzitutto nel diritto di quei lavoratori.

Ieri abbiamo visto quello che non avremmo voluto vedere, ma non abbiamo capito perché: lei non ce l’ha detto. Vorremmo sapere – e glielo chiediamo ancora qui oggi – chi ha dato l’ordine di quella carica, signor Ministro, chi è stato a far saltare la catena di comando. Se lei ci dice che il Governo non ha scelto di intraprendere con l’azione di ieri una linea particolarmente dura nei confronti dei lavoratori noi ne siamo contenti. Vorremmo sapere perché il Governo non è stato capace di impedire che qualcuno in piazza, ieri, quella linea dura la praticasse rompendo la testa a qualche lavoratore. Vorremmo sapere chi ha sbagliato: è stato il questore ? È stato il prefetto Pecoraro ? Quello che in questi mesi, a Roma, ha gestito più di qualche volta l’ordine pubblico in modo quanto meno deficitario, per usare un eufemismo ? È stato lei ? Chi è stato a sbagliare ieri ?

Vede, signor Ministro, non ci avrebbe probabilmente convinto, non sarebbe bastato. Come sa, abbiamo presentato, insieme ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, una mozione di sfiducia nei suoi confronti, la discuteremo, la voteremo e chiediamo a tutto il Parlamento di farlo. Non è la prima volta del resto che le capita e, forse, anche questo dovrebbe far riflettere. Ma forse a volte basterebbe, sarebbe stato più dignitoso che lei si fosse presentato qui e, come qualcuno ha avuto modo di chiedere e di dire anche in queste ore, avesse almeno pronunciato la parola «scusa», «chiedo scusa» per quello che è successo. Voglio prendere per buona la sua versione: è stato un incidente. Per chi ha una responsabilità politica almeno le scuse sarebbero state un gesto di dignità.

E poi c’è un’altra questione che voglio affrontare molto rapidamente. Sono lontano dalle idee complottiste, non voglio fare automatismi. Non mi piacciono le teorie sui cattivi maestri. Tuttavia credo che proprio perché, come lei ha detto, ci aspettano settimane delicate, le vertenze si moltiplicano, la crisi si aggrava, anche questa sarebbe materia di riflessione per lei e per il suo Governo e, forse, anche per questo il linguaggio andrebbe abbassato non da chi in queste ore ha gridato contro la gravità delle cariche sui lavoratori e sui sindacalisti dell’AST di Terni, ma andrebbe abbassato dalla parte di chi, nelle ore precedenti, con tanta facilità ha detto che con il sindacato non si tratta, da chi ha trattato il sindacato come se fosse un’associazione a delinquere. Andrebbero abbassati i toni da chi ha in questi mesi teorizzato la decomposizione dei corpi sociali come elemento di velocizzazione, di innovazione, di grande modernità nel processo di Governo del Paese. Vede, signor Ministro, lo dico questo per suo tramite a tutto il Governo, a quello degli innovatori, a quello della Leopolda: sa che c’è ? Le manganellate sono più vecchie dei gettoni: quelli che qualcuno in modo sprezzante rivolgendosi a chi si oppone pensa che voglia mettere ancora negli iPhone. Quelle sì, sono ancora più vecchie dei gettoni. Noi non vorremmo vederle più, né per gli operai né per chi va in piazza a manifestare anche quando non è un operaio. Anche la sua divisione tra buoni e cattivi non ci è piaciuta. Noi staremo qui e nelle piazze oggi, domani e nei prossimi mesi a difendere il diritto di tutti e tutte a manifestare liberamente in questo Paese.

L’intevento del deputato di Sel dopo l’informativa del Ministro degli Interni

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