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Mercoledì, 6 maggio 2015

Cancellato il divieto dell’uso dell’air gun, il Ddl ora torna al Senato. Ambiente e salute restano indifesi

airgun

Dopo 21 anni di lotte e migliaia di morti che chiedono giustizia ancora una volta il DDL sugli Ecoreati non riesce a veder completato il suo iter legislativo. Il disegno di Legge torna adesso al Senato per la quarta lettura rischiando di arenarsi definitivamente con il beneplacito di quei petrolieri e quegli industriali che di tutela dei mari e del territorio non hanno troppa voglia di sentir parlare.

A dissentire ovviamente oltre all’On. Serena Pellegrino, firmataria della Legge, il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà e Movimento 5 Stelle che si affiancano a tutte le associazioni ambientaliste che hanno preso parte attiva nella pressione fatta negli ultimi mesi affinché il testo approvato al Senato venisse approvato anche alla Camera, senza cambiare “neanche una virgola”. Eppure oggi ciò è accaduto. E’ accaduto perché troppo spesso in questo Paese si mettono davanti alla salute delle persone e alla tutela dell’ambiente interessi particolari, di categoria, senza tener conto del bene complessivo e di quanto certe scelte incidano realmente sulla vita di intere comunità.

La Legge non è stata approvata perché la tecnica di prospezione petrolifera dell’Air Gun, tanto cara ai petrolieri alla ricerca di greggio, ma dannosa per gli equilibri dei nostri mari, era stata vietata da un emendamento votato a larga maggioranza al Senato.

L’Air Gun è un metodo geofisico di prospezione che prevede spari molto forti di aria compressa emananti onde riflesse che vengono registrate e dalle quali è possibile estrarre un’immagine della composizione del sottosuolo marino circostante. I petrolieri lo preferiscono ad altre metodologie in quanto ritenuto tra i più affidabili nel determinare l’andamento strutturale e stratigrafico di un’intera serie sedimentaria.

Ma i rumori di origine antropica hanno degli effetti anche molto gravi sulla fauna marina. Gli studi effettuati su tale metodologia evidenziano una diminuzione ed un allontanamento del pescato di addirittura il 50% nelle aree sottoposte a tale “stress” acustico (The Norwegian Institute of Marine Research). Ma gli effetti sono ancora più gravi se si sottolineano aspetti di lunga durata d’applicazione; in tal caso si arriva tanto allo spopolamento quanto alla temporanea/permanente perdita dell’udito, alla morte/danneggiamento delle larve di pesci e invertebrati marini e ad una drastica diminuzione della loro capacità riproduttiva. Tali esposizioni incidono fortemente sui mammiferi marini (cetacei in particolar modo) nei quali si sono registrati, oltre a cambiamenti comportamentali, anche gravi lesioni fisiche, non solo all’apparato uditivo, e per questo sono assolutamente da evitare.

Insomma il rinvio alla quarta lettura del DDL in Senato è davvero un “regalo ai petrolieri” così come sottolineato dalla On. Pellegrino, non giustificato assolutamente dall’inadeguatezza del disegno, seppur non da considerarsi perfetto, né tanto meno dalla necessità di estratte qualche barile di petrolio di più.

Il punto vero, e inaccettabile dopo anni di silenzio sul tema, è il palese tentativo di mantenimento di quel modo di fare impresa sbagliato (che antepone il profitto alla tutela del territorio e della salute con costi di produzione inferiori e vantaggi competitivi sul mercato) che alcuni imprenditori e grandi lobbisti hanno tenuto per decenni senza alcuna coscienza e senso comune nel nostro Paese a danno di intere comunità. Si calcola che in Italia si commettano circa 30.000 illeciti ambientali ogni anni, per un giro d’affari stimato che si aggira sui 17 miliardi di euro e circa 321 clan mafiosi coinvolti.

L’Italia, insomma, continua ad essere il fanalino di coda di un’Europa che “galoppa” quando parla di ecologia e di pene severe per chi non rispetta le norme ambientali ma questo governo continua a non volersi occupare seriamente di tali tematiche se non con sporadici “proclami” ancora tutti da verificare. L’Italia resta uno degli ultimi Paesi che ha gravi lacune in materia e che prevede ancora solo sanzioni di natura contravvenzionale in caso di illecito, con prescrizione in 4 anni, così da garantire l’impunibilità definitiva di coloro che inquinando creano gravi danni ambientali.

Il DDL sugli Ecoreati, dopo 21 anni di attesa, introdurrebbe finalmente l’atteso “Reato Ambientale”, la responsabilità per le persone giuridiche, la condanna per inquinamento e disastro ambientale, per traffico illecito di materiale ad alta radioattività e per omessa bonifica e impedimento del controllo; tutti “delitti” per cui, con la parallela introduzione delle intercettazioni ambientali e dell’arresto in flagranza, si avrebbe certezza della pena e punibilità dei responsabili.

In Italia troppo a lungo siamo stati in presenza di casi che hanno visto grandi danni e poche condanne. E’ arrivato il momento di dire “Basta!”. Bisogna lanciare un segnale forte, davvero d’intolleranza, a coloro che mettono a rischio di crisi ambientale il nostro Paese ogni giorno. Le istituzioni sono chiamate a rispondere alla domanda proveniente dai cittadini che invocano sempre più giustizia per coloro che muoiono a causa dell’inquinamento, sempre più rispetto per i loro territori e per le loro bellezze naturalistiche, dai mari alle montagne. Sinistra Ecologia Libertà continuerà insieme a loro il cammino verso l’approvazione della Legge sugli Ecoreati e attraverserà con loro la strada che conduce ad un’idea comune di “cultura green” e “sviluppo sostenibile” alla ricerca mai banale di un’armonia possibile tra il nostro bisogno di vivere bene e la capacità di sostegno che può darci in nostro Pianeta.

 

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