Sei in: Home › Attualità › Notizie › Cara Assessora non si approfitti di una tragedia
Lunedì, 12 gennaio 2015

Cara Assessora non si approfitti di una tragedia

scuola1

Gentile Assessore Donazzan,

ho letto la lettera da Lei inviata ai Dirigenti scolastici del Veneto due giorni fa. In mancanza di rettifiche, smentite o scuse da parte Sua o della Sua giunta, mi preme dirLe due cose.

1. Come cittadina e insegnante, vorrei in primo luogo rassicurarLa sul fatto che nelle scuole venete si parla già, o meglio si educa alla “civiltà dell’uguaglianza, della fraternità e della libertà”, ai “fondamenti del nostro vivere civile”.

Animati come Lei dalla missione di “scrivere un’altra storia” , parliamo spesso della violenza “giustificata in nome di una appartenenza religiosa e culturale” o, aggiungo io, ideologica: di Charlie Hebdo come di Boko Haram, dei Breivik, del terrorismo di matrice politica; forse

Le sfugge che qui in Europa ben 4200 attentati negli ultimi 8 anni, pari al 78% del totale, sono stati compiuti da separatisti e che meno di un attentato su 100 ha matrice religiosa.

E naturalmente studiamo anche il più grande genocidio della storia dell’umanità, giustificato con un’appartenenza religiosa e perpetrato da quei nazifascisti il cui simbolo, la croce celtica, Lei esibiva al collo.

Tuttavia mi rifiuto di chiedere ‘soprattutto’ ai miei alunni stranieri e ai loro genitori una condanna di questi atti ‘perché devono sapere che sono accolti in una civiltà con principi e valori, regole e consuetudini a cui devono adeguarsi’, primo perché essi non sono studenti ‘accolti’, sono studenti e basta, sono e saranno costruttori di principi, valori, regole e consuetudini né più né meno dei loro compagni nati in Italia, da genitori italiani o meno; in secondo luogo perché non ce n’è bisogno, tale condanna sorge spontanea in tutti noi, italiani o meno, mussulmani o meno. A scuola infatti si pratica la non-violenza, fisica e verbale; la violenza di solito, la imparano fuori, spesso in famiglia (già, nella ‘famiglia naturale’), spesso dai media, in particolare dalle parole d’odio che quotidianamente esponenti di forze politiche a Lei vicine pronunciano nei loro confronti.

2. Sinistra Ecologia Libertà presenterà domani un’interrogazione parlamentare su questa Sua ennesima iniziativa.

Personalmente, come cittadina e insegnante mi unisco a quanti chiedono le Sue dimissioni.

Perché mi sarebbe piaciuto in questi anni vederLa attenta non solo a cosa insegniamo, ma anche al dove, visto che lavoriamo in ambienti quasi sempre inadeguati e in troppi casi fuori norma (qui l’ultimo rapporto sullo stato delle nostre scuole) e al come insegniamo, dal momento che le scelte operate da governi ed amministrazioni da Lei sostenute distanziano giorno dopo giorno la scuola italiana dal ruolo ad essa assegnato dalla nostra Costituzione e dalla strategia di Lisbona. E mi riferisco non solo agli 8 miliardi sottratti dalla Gelmini, ma ad esempio a quando la Regione Veneto nel 2011 tagliò da 101 a 55 milioni i fondi regionali per la Formazione – quindi al diritto allo studio, all’integrazione etc. – ma Lei ravvisò necessità impellente di regalare una Bibbia a tutti gli studenti delle primarie, o ancora alla giunta Bitonci che quest’anno ha azzerato i fondi per i progetti di educazione alla pace nelle scuole.

Senza andare a ricercare altre Sue dichiarazioni precedenti in contrasto con la realtà storica, con la Costituzione o semplicemente con quanto il Suo ruolo istituzionale Le imporrebbe, mi limito a questa ultima lettera che contiene un dato falso ‘è evidente che tutti i terroristi sono islamici’ , un parallelo forzato e offensivo con la vicenda dello studente trevigiano, infine la richiesta a noi docenti di discriminare di fatto gli studenti non italiani e/o di religione islamica, richiesta che non può trovare accoglienza in quello che Lei, giustamente, definisce il ‘luogo della educazione collettiva’.

Ho scelto di fare l’insegnante proprio perché credo fortemente nei valori citati anche all’inizio della Sua lettera: uguaglianza, fraternità, libertà. Lei può anche decidere, in nome della libertà di espressione, di appendersi al collo la croce celtica, può anche dimostrare una conoscenza della storia e delle dinamiche geopolitiche inadeguata per un rappresentante delle Istituzioni, ma Le chiedo di non approfittare di una tragedia, delle nostre aule e della visibilità che il suo ruolo Le offre, per giustificare un’ideologia e una prassi politica che hanno sempre osteggiato quegli ideali di uguaglianza, fraternità e libertà.

 

Commenti