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F35, passa la mozione Pd-Pdl: il Parlamento messo in stand by

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La maggioranza, nel corso di una lunga riunione tra capigruppo cui ha preso parte anche il ministro dei Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, è arrivata alla definizione di una mozione unitaria sugli F35.  Mozione che è stata approvata con 381 si e e 149 no. La dichiarazione di voto per Sel di Giulio Marcon. 

La mediazione sul testo unitario ha preso il via da quattro mozioni diverse messe a punto dai diversi gruppi parlamentari in mattinata. “E’ un gesto di grande responsabilità”, ha detto al termine della riunione il capogruppo di Scelta civica Lorenzo Dellai spiegando che la mozione di maggioranza “salva le decisioni assunte, che sono irreversibili, e non pone l’obiettivo di uscire dal progetto ma di aprire una fase di verifica e impegna il governo a ‘non procedere a ulteriori fasi operative’ se non dopo essere tornato in Parlamento a riferire”.
Una mozione che impegna il governo, recita uno dei passaggi chiave, “relativamente al programma F35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamentro si sia espesso nel merito, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244”. La mozione chiede di “dare impulso, a partire dal Consiglio europeo di dicembre, a concrete iniziative per la crescita della dimensione di Difesa comune europea in una prospettiva di condivisa razionalizzazione della spesa” e invita “al pieno rispetto di quanto previsto dall’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative”. Tra le premesse, c’è quella che “le commissioni parlamentari competenti hanno manifestato l’intendimento di avviare audizioni ed indagini conoscitive in vista del Consiglio europeo di dicembre, in particolare sui sistema d’arma destinati alla difesa, per verificare la coerenza della pianificazione dell’investimento, ai sensi dell’articolo 4 della legge 31 dicembre 2012 n. 244 e anche alla luce delle parallele iniziative degli altri Paesi”.
”Gli F35 devono andare a sostituire quegli aerei arrivati al termine del loro ciclo di vita, e che per tutto questo tempo hanno garantito anche nelle missioni internazionali la difesa e il contributo dell’Italia alla pace”, ha spiegato il ministro della Difesa, Mario Mauro, in Aula alla Camera. Il programma JSF, ha aggiunto, non si colloca nell’ambito di ”un’esibizione muscolare. C’è invece l’esigenza di portare a compimento la revisione del nostro strumento militare”, per ”garantire la pace”. ”Non avrebbe senso -ha concluso Mauro- una strategia di difesa europea se non sapesse promuovere e portare a compimento il bene ancora più prezioso: l’integrazione dell’Unione”.
Intanto si registra il chiarimento tra Mario Mauro e Graziano Delrio. I due ministri ieri, a distanza, avevano ‘duellato’ sull’impegno dell’Italia nel programma Joint strike fighter. Oggi, a margine del Cdm, i titolari di Difesa e Affari regionali hanno sgomberato il campo dalle polemica. A quanto si apprende, però, del tema non si sarebbe parlato in via specifica in Cdm.

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