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Mercoledì, 14 settembre 2016

Fca-Sata di Melfi. Piove governo ladro e piove sul bagnato!

Fca: a Melfi primo giorno lavoro per 300 interinali

Superata la sbornia propagantistica del governo e dei suoi alfieri è arrivato il momento di fare un serio bilancio delle politiche occupazionali prodotte dal Jobs Act e, più in generale, dalle politiche socio-economiche del Paese. E lo facciamo a partire dai dati che ci fornisce lo stesso Ministero del Lavoro là dove ci dice, scritto nero su bianco, che nel secondo trimestre 2016 le assunzioni a tempo indeterminato su scala nazionale scendono del 30%, mentre aumentano i licenziamenti di oltre il 7%.

Non va meglio quando questi dati li inseriamo nella cornice lucana – come ci ha ricordato in questi giorni la Cgil Basilicata – dove nella sola seconda metà del 2015 le nuove assunzioni sono calate del 27,7%, così come calano del 29,2% le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato (ovviamente ‘tempo indeterminato’ si fa per dire, mentre vi è un aumento dell’utilizzo dei voucher che nei soli primi sei mesi del 2016 sale a +108,9%). Morale della favola: il Jobs Act costa alle casse dello Stato oltre 20 miliardi, senza che vi sia traccia di ricadute a segno positivo.

È questo il quadro in cui si inserisce la comunicazione, formale, da parte della direzione della Fca-Sata di Melfi, dell’apertura della procedura di Legge per la Cassa Integrazione Ordinaria che investirebbe ben 1.071 operai e 13 impiegati. Decisione che si inserisce in un più ampio contesto di tagli ai diritti e correlato aumento dei carichi e dei ritmi produttivi che ha sempre più leso il potere di contrattazione operaia. D’altronde, se si approva una legge come il Jobs Act con i suoi tagli alle tutele e con le facilitazioni al licenziamento, prima o poi quella legge qualcuno la utilizzerà.

Ancora una volta il lavoro viene utilizzato come una clava contro le lavoratrici e i lavoratori, e diventa l’avamposto di un più ampio attacco alla democrazia sostanziale. Non è un caso che questo clima abbia prima anticipato e poi affiancato l’attacco mosso alla Costituzione, dimostrando come esista un legame stretto tra diritti del lavoro e democrazia del Paese.
Siamo all’interno di una oramai miscela esplosiva che va assolutamente fermata: la battaglia per riaffermare i diritti di lavoratrici e lavoratori è tutt’uno con la battaglia per bocciare la controriforma costituzionale proposta e imposta. Ed è tutt’uno con un cambio di cultura, affinché la politica esca dall’autoreferenzialità in cui spesso è comodamente rinchiusa e torni a rappresentare il malessere sociale, che si fa sempre più insopportabile.

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