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Venerdì, 19 settembre 2014

Fermiamo il “Sbocca Italia” prima che sia troppo tardi

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Lo spiaggiamento di 7 capodogli avvenuto lo scorso 12 settembre a Vasto in Abruzzo è un fenomeno che deve farci riflettere seriamente. Da vastese ero presente sulla spiaggia fin dalle prime ore del mattino, dopo che alcuni surfisti hanno avvisato del ritrovamento. La scena era straziante. I cetacei si dimenavano per respirare e le autorità presenti non avevano mezzi idonei ad intervenire. Sul luogo erano già presenti gli uomini della locale marineria e subito è partito il tam-tam tramite social-network e telefonini. Quando, dopo qualche ora, sono arrivati i sommozzatori hanno trovato centinaia di volontari e frequentatori di Punta Penna pronti a fare di tutto, compreso azzardare una cosa improbabile: spostarli di peso a mano!

Qui bisogna fare un passo indietro e spiegare cos’è Punta Penna. Punta Penna è una spiaggia che fino a 50 anni fa, di fatto, non esisteva. Si è creata dopo la costruzione del molo del Porto che ha causato l’accumulo di sabbia sul versante ovest: la forza generatrice della natura dopo l’invasione distruttrice dell’uomo. Quest’anno la spiaggia di Punta Penna (presente all’interno della riserva naturale di Punta Aderci) , con il suo sistema di dune e falesie, è stata votata la terza spiaggia più bella di Italia dai frequentatori del sito di Legambiente. La riserva di Punta Aderci è stata negli anni minacciata svariate volte da richieste di insediamenti industriali, proposte di realizzazione di cave di sabbia e così via. Il continuo attacco alla bellezza del posto ha fatto nascere e crescere un movimento spontaneo di persone che hanno preso a cuore la tutela e la valorizzazione di questo luogo magico.

Tornando alla sventura dei 7 capodogli, c’è da dire che quest’ultimi erano stati avvistati dal centro cetacei di Padova nei pressi della costa croata. Tra migliaia di chilometri di spiagge i capodogli hanno terminato la loro avventura proprio nella Riserva Naturale di Punta Aderci, sulla spiaggia di Punta Penna. È solo un caso, lo sappiamo bene, ma a volte il caso sembra celare una sorta di simbologia. Un posto attaccato quotidianamente dall’uomo (ma difeso da altrettanti uomini e donne) è stato teatro inconsapevole di un evento eccezionale, probabilmente causato dalle attività umane (estrazioni petrolifere in testa).

La cosa sorprendente, rarissima in casi di spiaggiamento, è stata il salvataggio di ben 4 dei 7 capodogli. Qui voglio essere chiaro: se si son salvati è stato esclusivamente per la caparbietà dei volontari, della gente di mare e dell’immensa forza di volontà di un intero popolo, quello che da anni combatte per difendere quei luoghi.

Ora aspettiamo i referti degli esperti per capire le cause di questo grave episodio. Non so se verrà evidenziata una correlazione diretta con le trivellazioni davanti alla nostre coste, tuttavia nessuno può affermare con certezza che le ricerche petrolifere non impattino sulla vita della fauna e della flora marina.

Questa vicenda è un grido di disperazione della natura che ci intima di fermarci, di riflettere, di pensare che stiamo ammazzando il pianeta dove viviamo. Il governo si fermi ed elimini il via libera al petrolio di fronte alle nostre coste presente del decreto “sblocca Italia”.

Un grido di dolore viene da una spiaggia di una cittadina abruzzese, le autorità e la gente del posto hanno fatto quello che potevano, a mani nude. Il resto dipende da tutti noi, cittadini e politici italiani.

*Coordinatore provinciale SEL – Chieti

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