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Venerdì, 3 luglio 2015

Fratoianni: concorsi pubblici per censo, non per merito. L’ultima trovata della ministra Madia

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“L’ultima fantastica, roboante proposta arriva dal ministro Madia, all’interno della riforma della pubblica amministrazione: pare che nei concorsi pubblici non avrà peso solo il voto di laurea, ma anche l’università in cui il titolo verrà conseguito. Come dire che se uno ha la fortuna di nascere in una famiglia che se lo può permettere potrà frequentare le università più in voga e avrà sempre una marcia in più rispetto allo studente che non avrà le stesse possibilità economiche”. Lo scrive sulla sua pagina Fcebook il coordinatore nazionale di Sinistra Ecologia Libertà, Nicola Fratoianni. “Si tratta, continua, di “una selezione per censo. Si chiama merito? No – conclude Fratoianni – si chiama classismo”

Commenti

  • Dario

    Stavolta non ci sono link esterni, quindi il commento sarà approvato.
    Volevo segnalare alla redazione e all’onorevole Fratoianni, che in buona fede ha totalmente frainteso la notizia, che la Madia ha detto tutt’altra cosa.

    Ossia, che conterà la media dei voti di laurea dell’Ateneo di provenienza. Ciò sfavorisce indirettamente chi proviene da atenei o corrispondenti facoltà che non sono serie e che regalano voti, e allo stesso tempo anche le università private, che a mio parere sono molto generose coi voti, in quanto a pagamento (per non parlare di quelle online, che andrebbero proprio abolite). Quindi la maggior parte degli studenti seri non ha proprio nulla da temere.

    È un po’ come quando, che so, tuo figlio torna a casa e ti informa di aver preso 9 in filosofia. Qualsiasi genitore dirà “Ma gli altri quanto hanno preso mediamente?”. Partendo dal principio di realtà che non esistono classi composte interamente da geni, né per intero da somari, se tuo figlio dirà “hanno preso tutti 8 o 9”, penserai che è il professore ad esser largo di manica; ma se dirà “sono l’unico/sono tra i pochissimi che han preso 9”, dirai allora che ha una marcia in più in questa materia.
    Ragionamento semplice e giusto, che non fa altro che premiare il merito, quello buono, non quello dei benestanti.
    Per una volta che ne dice una giusta (sulla scuola il governo si prepara a una delle peggiori riforme di sempre), ben venga!