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Mercoledì, 11 febbraio 2015

I lavoratori Quota 96 non sono una priorità per questo governo

Il governo Renzi non ha alcuna intenzione di risolvere la questione quota96. Dopo la sorda e vacua risposta della ministra Madia al question time di oggi, questa è una rabbiosa certezza. Dopo una serie infinita di atti parlamentari, interrogazioni, risoluzioni, emendamenti, ordini del giorno, il governo ci dice che i diritti maturati da tempo da questi lavoratori e lavoratrici, e violati per un errore clamoroso del legislatore nella riforma Fornero, non sono una priorità.

Inaccettabile e tendenzioso lo stesso tentativo della ministra di schierare lavoratori precari contro altri lavoratori umiliati, anteponendo le attese dei giovani a quelle di docenti cui viene impedito da tre anni di esercitare un diritto legittimo. Dopo l’approvazione del decreto Poletti, che fa uscire la precarietà dalla condizione di eccezione per farne una regola drammatica, è davvero risibile raccontare che i giovani siano la priorità di questo governo.

La scuola pubblica e i diritti dei lavoratori vengono prima di qualunque ragione di bilancio. A meno che il nostro abbia smesso di essere un paese libero, laico e democratico. E se pure volessimo soffermarci esclusivamente sulle compatibilità economiche, la platea ormai notevolmente ridotta di questi lavoratori oggi richiederebbe risorse molto più contenute e sostenibili. Tutto ciò la ministra lo ha ignorato nella sua risposta offensiva, per inadeguatezza e incompetenza. Sel resta al fianco dei lavoratori della scuola. Il governo è da un’altra parte, dove non abitano diritti né dignità.

Commenti

  • Marcello Palattella

    Sono un docente quota 96, ormai diventata 104; ho seguito il question time alla Camera di oggi e la ringrazio per la veemenza con cui ha perorato la nostra causa al cospetto di quella poveretta della Madia che appariva smarrita ed imbarazzata, prima per le stupide argomentazioni che opponeva alla sua interrogazione, e dopo per la sua travolgente replica. Un grazie per il suo impegno a nostro favore e un saluto. Marcello Palattella.