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Il piano di dismissioni del governo Letta-Alfano decreta la chiusura per fallimento dello Stato

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l governo delle larghe intese continua l’opera di smantellamento di interi settori strategici per il nostro Paese. Il piano di dismissioni annunciato da Letta e Saccomanni decreta la chiusura per fallimento dello Stato e la svendita in mani straniere dei gioielli di famiglia per compiacere l’Europa del rigore e delle banche.
Alle critiche della Commissione europea sulla necessità di ridurre il debito pubblico e il deficit l’Italia risponde con delle politiche che suonano più come una resa incondizionata a qualsiasi forma di politica economica che possa creare davvero sviluppo, nuova e buona occupazione e ripresa.
Svendere quote di Eni, Fincantieri, Sace, Cdp Reti, Cdp Tag, Grandi Stazioni, Enav, Stm, non è la soluzione per uscire dalla crisi o per ripianare il debito pubblico.
Sarebbe invece auspicabile intervenire investendo su processi, prodotti e rilanciando la progettazione, garantendo in Italia occupazione e, soprattutto, presenza in settori fondamentali per l’economia.
Solo attraverso una seria politica industriale e una riconversione ecologica dell’economia si può invertire la rotta e aiutare il Paese a uscire dalla crisi.
Chiediamo al governo che il tema delle dismissioni sia discusso in Parlamento con modalità e tempi adeguati alla delicatezza del tema. Piuttosto, si prendano i soldi lì dove stanno, attraverso la tassazione dei grandi patrimoni e delle rendite private che assorbono risorse all’economia attiva e che costituiscono ricchezze personali smisurate e capitali inutilizzabili nella produzione.

*Coordinatore nazionale Sinistra Ecologia Libertà

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