Sei in: Home › Attualità › Notizie › Imprese Bologna, altri licenziamenti “per opinione”. Sel: le istituzioni non possono rimanere silenti davanti a fatti così gravi
Martedì, 12 gennaio 2016

Imprese Bologna, altri licenziamenti “per opinione”. Sel: le istituzioni non possono rimanere silenti davanti a fatti così gravi

jobs-act

Nel bolognese si stanno consumando “licenziamenti per opinione”, denuncia oggi la Fiom-Cgil sotto le Due Torri, invocando subito una presa di posizione da parte di Confindustria e delle Istituzioni a partire dalla Regione. Dopo la recente impugnazione del licenziamento del delegato Cgil Luca Fiorini avanzato a Ferrara da Basell, nuovi episodi analoghi arrivano in particolare dall’area dell’Appennino.

Il caso più grave, raccontano oggi in conferenza stampa annunciando azioni legali i segretari Fiom dell’Emilia-Romagna e di Bologna, Bruno Papignani e Alberto Monti, riguarda la Metacastello di Castel di Casio, di proprietà della spagnola Cie. Ad un addetto del gruppo è arrivata ieri una raccomandata dell’azienda, con un annuncio: sei licenziato. Si tratta di un lavoratore del sesto livello addetto al controllo qualità e delegato sindacale Fiom: senegalese, di nome Mohammed, padre di tre figli, nel tempo libero si impegna tra l’altro come mediatore culturale. La ‘colpa’ di Mohammed, riporta il sindacato, è stata quella di aver preso la parola lo scorso 19 dicembre ad un’iniziativa sulla vertenza Saeco a Lizzano in Belvedere. Dal palco il lavoratore avrebbe usato espressioni non tenere sulle modalità aziendali di gestire le relazioni sindacali. E così qualche giorno dopo gli è arrivata una contestazione disciplinare, con tanto di passaggi citati dell’intervento del 19; Mohammed ha presentato le sue obiezioni e controdeduzioni, ma invano. Il risultato, appunto, è stato l’invio della raccomandata aziendale con l’annuncio del licenziamento in tronco. La notizia stamattina ha fatto il giro dei social e alla Metalcastello sono partiti scioperi; domani invece ci sarà un’assemblea in reazione all’episodio.

Contestualizza Monti: «In questa azienda c’erano già state diverse difficoltà, era stata avviata una mobilità. Il gruppo ha disdettato l’applicazione dei contratti e li ha cambiati, contravvenendo agli impegni presi e imponendo un regime di orario non concordato». Sta di fatto che il lavoratore senegalese ne ha parlato il 19 in pubblico, al fianco di colleghi delle imprese Saeco e Demm che quella sera avevano raccontato a loro volta le proprie storie di crisi aziendale.

«Ha evidenziato la sua situazione- continua il segretario Fiom di Bologna- così come hanno fatto gli altri, questo contesta l’azienda. Ma ciò è intollerabile, è una rappresaglia politica. Noi tuteleremo il delegato e l’onorabilità della nostra organizzazione attraverso un’iniziativa legale, abbiamo già mandato ai legali di procedere con la procedura 28 per atti antisindacali». Ma pure Monti e il collega delegato Fiom-Cgil Stefano Zoli hanno ricevuto dalla Metalcastello un richiamo scritto: l’azienda non avrebbe gradito di vedersi accostata ai nomi di altre realtà in crisi con una conseguente lesione della sua immagine. Papignani e Monti leggono oggi alla stampa anche un passaggio del carteggio con l’azienda, nel quale Metalcastello segnala come un proprio dipendente si sia spinto a dichiarare pubblicamente “in presenza di centinaia di persone” che il suo datore di lavoro avrebbe licenziato 50 persone “senza pensarci due volte”, che la direzione della stessa azienda “assumerebbe un atteggiamento dittatoriale e imporrebbe le ferie, non intendendo l’azienda aprire la cassa integrazione”, e che sarebbero stati licenziati cinque operai “senza motivazione”.

Sui social, intanto, la questione si sta diffondendo. Il consigliere regionale Igor Taruffi di Sel annuncia di voler far approdare il caso in Parlamento, analogamente a quanto accaduto per Basell, mentre anche dagli stessi lavoratori di Saeco dovrebbero arrivare a breve messaggi di solidarietà a Mohammed. «La decisione è di una gravità inaudita e dimostra in modo inequivocabile come l’Italia del Jobs act, sia ormai diventato un Paese in cui i lavoratori non solo hanno perso diritti ma addirittura anche la libertà d’espressione», protesta Taruffi per il quale «le Istituzioni, a partire dalla Regione, non possono rimanere inermi davanti ad una situazione così inaccettabile, e devono intervenire per pretendere il reintegro lavoratore. Come Sinistra Italiana-Sel porteremo subito il caso in Parlamento». Gira già lo slogan “Io sto con Mohamed”

Commenti