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Lunedì, 7 marzo 2016

In Honduras i funerali di Berta Cáceres. In migliaia gridano: la sua lotta continua e non si fermarà

Berta Caceres

In Honduras si è svolto il funerale di Berta Cáceres, attivista ambientale e leader del Consiglio delle organizzazioni popolari e indigene nel Paese (Copinh), assassinata nella notte tra il 2 e il 3 di marzo. Migliaia di persone si sono presentate nel piccolo villaggio di Las Esperanza, a 200 chilometri dalla capitale Tegucigalpa, dando vita ad un corteo lungo più di dieci chilometri a cui l’ondata d’indignazione internazionale non ha tardato ad affiancarsi.

“La lotta continua e non si fermerà” e “Berta è con noi, oggi e per sempre” hanno gridato in tanti e tante che hanno accompagnato la bara bianca con rabbia e costernazione.

Berta Cáceres si batteva da tempo per i diritti dei popoli indigeni e solo l’anno passato aveva abbracciato una lunga battaglia contro il progetto della diga Agua Zarca che dovrebbe sorgere lungo il percorso del fiume Gualcarque, ritenuto sacro dalla popolazione Lenca. Per la potente industria mineraria rappresenta guadagni e profitti, per il popolo Lenca rappresenta l’accesso all’acqua, al cibo, ad una libera gestione del territorio. E’ stata proprio questa sua battaglia a condurla ad uno dei massimi riconoscimenti per l’impegno ambientalista: il “Goldman Prize”, assegnato a tutti coloro che sul nostro Pianeta si battono con forza per salvarne la bellezza.

Ed è proprio per questo suo impegno che non si può accettare la prima versione delle autorità investigative che, parlando di un omicidio dettato da una rapina andata male, sembrano accontentarsi di una versione di comodo che nulla convince tra le altre Berta Flores, madre di Berta. Non può essere stato un caso l’omicidio di una esponente ecologista che aveva da tempo fatto presente alle autorità di subire minacce di morte. Per questo si chiede con forza che si faccia luce sull’accaduto e si faccia giustizia.

Il Guardian nel suo articolo “Berta Cáceres one of hundreds of land protesters murdered in last decade” spiega come il caso di Berta non sia isolato da moltissimi altri di omicidi politici, di esponenti di spicco di un mondo di persone che amavano il loro territorio, la loro terra, i suoi abitanti, che si sono rifiutati di piegare la testa al potere imperante, nazionale e internazionale, e hanno perso la vita assassinati in circostanze ancora tutte da chiarire. Si parla di oltre 1000 casi dal 2002 ad oggi.  E per l’ONG Global Witness il 2015 è stato l’anno con il più alto numero di omicidi di sempre. Il Brasile così come quasi tutta l’America Latina, l’area dell’Amazonia, sono posti estremamente pericolosi per coloro che protestano per la tutela del Pianeta, ma anche il Messico, il Sud Est Asiatico, le Filippine e la Thailandia hanno registrato decine di omicidi simili.

Sulla vicenda anche Marco Furfaro, Responsabile nazionale ambiente di Sel, ha espresso il suo rammarico: “La morte di Berta Cáceres ha toccato tutti noi. Ci fa rabbia vedere come ancora nel mondo l’omicidio possa essere strumento per mettere a silenzio coloro che si ribellano ai poteri forti, che lottano per la bellezza delle loro terre e la vita dei propri cari e delle proprie comunità. La lotta di Berta è la lotta di tutti quanti noi che vogliamo un mondo diverso che non piega la testa ma alza la voce per portare avanti le proprie istanze. Noi continueremo a lottare, Berta, anche per te.”

 

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