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Mercoledì, 18 maggio 2016

Inps, finisce l’effetto incentivi : -12,9% assunzioni e -33% contratti stabili. SI: capolavoro del governo

Lavoro

Forte flessione nel primo trimestre dei contratti a tempo indeterminato, secondo gli ultimi dati dell’Inps. I rapporti di lavoro di questo tipo sono scesi, tra gennaio e marzo di quest’anno, di 162mila, cioè del 33,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un dato che è da ricondurre al notevole incremento delle assunzioni di questo tipo nel 2015, in corrispondenza con l’introduzione degli incentivi legati all’esonero contributivo triennale.

Nei primi tre mesi del 2016 sono stati stipulati 428.584 contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato sono state 377.497 con un saldo positivo di 51.087 unità. Il dato – rileva l’Inps – è peggiore del 77% rispetto al saldo positivo di 224.929 contratti stabili dei primi tre mesi 2015 e risente della riduzione degli incentivi sui contratti stabili. Il dato è peggiore anche del 2014 (+87.034 posti stabili nei primi tre mesi).

Andando ad analizzare il flusso di trasformazioni a tempo indeterminato si nota invece una contrazione del 31,4%. Complessivamente le assunzioni (attivate da datori di lavoro privati) nel periodo gennaio-marzo 2016 sono risultate 1.188.000, con una riduzione di 176.000 unità rispetto al corrispondente periodo del 2015 (-12,9%).

Per i contratti a tempo determinato, nel primo trimestre del 2016, si registrano 814.000 assunzioni, una dimensione del tutto analoga a quella degli anni precedenti (-1,7% sul 2015 e -1,1% sul 2014). Le assunzioni con contratto di apprendistato sono state quasi 50.000, stabili rispetto al 2015. Quanto alle cessazioni, complessivamente risultano diminuite dell`8,8%; per quelle a tempo indeterminato la riduzione è pari al 5,3%.

Nel primo trimestre 2016 sono stati venduti 31,5 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto al primo trimestre 2015, pari al 45,6%.

Per il capogruppo di Sinistra Italiana/Sel a Montecitorio Arturo Scotto: «Come per magia ridotti gli incentivi si sono ridotti i contratti. Era una semplice previsione che avrebbe potuto fare anche il governo. Che invece ha preferito dare un po’ di soldi alle imprese senza ottenere in cambio lavoro stabile.Quindi le politiche del governo hanno dato soldi alle imprese e penalizzato i lavoratori costretti ad accettare il caporalato 2.0 dei voucher. Un vero e proprio capolavoro».

 

Commenti

  • claudio

    La flessione sta nelle percentuali di incremento rispetto agli anni passati e non nei valori assoluti. Nel primo trimestre 2016 (quello in esame) i posti a tempo indeterminato, al netto delle cessazioni, registrano un AUMENTO di 51.087 untità (come lo stesso articolo ammette). Ma davvero siamo ridotti così male da smanipolare le notizie esattamente come il Fatto Quotidiano.

  • Filippo Boatti

    a me sembra invece che confermi le nostre posizioni, tutto lo sconquasso del Jobs Act, con tutto quello che costa all’INPS, per ottenere una percentuale di crescita infinitesimale che si sarebbe ottenuta comunque con l’andamento di minima (sottolineato minima) ripresa dell’economia. l’effetto è dunque zero, anzi è una gigantesca diseconomia visti i costi assurdi di questi pochi posti di lavoro.

  • claudio

    Certamente non si tratta di performance strabilianti ma comunque siamo passati da una disoccupazione del 12,9% (marzo 2014) ad una delle 11,5% (marzo 2016). Questi sono i fatti e per quanto sia difficile stimare con precisione quanto di questo miglioramento sia dovuto alle politiche governative e quanto indipendentemente da esse resta il fatto che il miglioramento è apprezzabile. Per questo critiche così tranciant e considerare un dato negativo un saldo trimestrale assunzioni/licenziamenti di + 51000 unità è così palesemente fazioso da far perdere credibilità a chi lo sostiene. Sinceramente per le critiche strumentali e permanenti su qualsiasi decisione governativa c’è già il M5S e volergli assomigliare non fa ben sperare per il futuro di Sel.

  • Filippo Boatti

    Se fosse solo SEL (o il M5S) a dirlo, ma sono legioni di economisti, spesso di diverso orientamento. Tutti concordi nel sostenere che la disoccupazione scende solo con un PIL intorno al 2%. Da cui siamo lontanissimi. Tanto che questo è praticamente un dato scientifico acclarato. Perciò la presunta discesa della disoccupazione è dovuta più che altro ad aggiustamenti statistici e trucchi contabili che servono solo al governo a poter dire di aver ridotto la disoccupazione dello 0,1 o 0,2 ogni anno. La politica dello zerovirgola. Queste le ragioni solide per essere duramente critici del Jobs Act, che oltre alla cancellazione di diritti acquisiti, nulla fa per cambiare realmente la situazione. Del resto è evidente a chiunque che incentivi a pioggia, senza distinguere fra chi realmente fosse interessato ad assumere e chi invece era assetato di incentivi, non sono quello che serve. Quello che fa o dice il M5S in modo strumentale poco ci interessa. Alla sinistra deve interessare portare avanti una sua proposta di politica economica, keynesiana e alternativa a provvedimenti totalmente inutili e dannosi come il Jobs Act. Tu invece di documentarti, ti basi su delle valutazioni puramente moralistiche: “come si ridurrà la sinistra se si associa a certa gente”? Ma la sinistra di governo deve sapersi opporre quando serve a politiche economiche totalmente sbagliate e a chi le porta avanti, se lo fa il PD non servono sconti solo perché si chiama PD.

  • Filippo Boatti

    Ti segnalo peraltro (ma è un dettaglio) che quanto dici non è corretto, perché alle +51 mila unità assunte col Jobs Act vanno sottratte le 79 mila trasformazioni da un tipo di contratto a un altro, portando il saldo in negativo. La fonte è Repubblica, pag.4 di ieri che del resto riporta dati Inps e non Fatto Quotidiano o M5S. Ma ripeto, è un dettaglio rispetto al ragionamento complessivo che deve essere di tutt’altro tipo. E del resto le nuove assunzioni, cessata la droga degli incentivi del Jobs Act, sono meno che all’inizio del 2014 quando c’era ancora Letta, il che dimostra anche numericamente il flop imbarazzante del Jobs Act.

  • claudio

    Sei tu che sbagli. Nei primi tre mesi dell’anno, fonte Inps, sono stati stipulati 428.000 nuovi contratti a tempo indeterminano (di cui 79.000 relativi a trasformazioni di contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato) mentre le cessazioni nel pari periodo sono state pari a 377.00 con un saldo positivo di 51.000 unità. La matematica non è un opinione come non è un’opinio che la disoccupazione sia scesa da marzo 2014 a marzo 2016 dal 12,9% al 11,5%. Questi sono i dati (non esaltanti e sui quali si può discutere quanto siano frutto della congiuntura economica mondiale e nazionale e quanto siano frutto delle politiche governativa) il resto sono solo parole in libertà. Smettiamola di confondere incrementi percentuali con valori assoluti. Rispetto al primo trimestre 2014 il saldo positivo attuale è di minore entità, percentualmente più esiguo ma è sempre POSITIVO, le assunzioni continuano a complessivamente a crescere semplicemente lo fanno in maniera meno significativa. Impariamo a leggere i dati correttamente anzichè strumentalizzarli. Con questo non sto facendo un peana all’attuale Governo, rispetto al quale sono molto critico, ma metto in evidenza che non è con un’opposizione strumentale che la sinistra ritornerà ad avere un ruolo in Italia, Perchè il ruolo della sinistra è da sempre far progredire le condizioni di vita (partendo da quelle più disagiate) e questo lo si fa solo AFFRONTANDO I PROBLEMI NEL MERITO, non facendo demagogia e demonizzando sempre e comunque l’avversario come fa il M5S a cui dei cittadini non importa niente ma sfrutta a propri fini il loro disagio. La sinistra DEVE ESSERE ALTRO e al momento invece è so0lo una brutta imitazione dei “grillini”. Possibile sia così difficile da capire.

  • Filippo Boatti

    Dunque ripeto, come ho detto questo è un dettaglio rispetto a un giudizio sul Jobs Act che non può che essere radicalmente negativo e non certo interlocutorio per motivi MACROECONOMICI (come ho scritto sopra e per i motivi che ho riportato sopra) rispetto ai quali nulla hai da dire. Ma rispetto a questo dettaglio, sei tu che leggi male i dati, perché si tratta di trasformazioni da una tipologia contrattuale all’altra, e quindi il saldo è NEGATIVO e non positivo. Ma ribadisco che questo è un dettaglio.

  • claudio

    Certamente i dati macroeconomici non sono lusinghieri, ma questi dipendono davvero solo in minima parte dalle scelte governative e molto dal contesto generale, ovvero dal contesto socio-economico mondiale e per quanto si sia in presenza di una ripresa incerta e modesta (ma che sarebbe stato così lo si sapeva già prima dell’arrivo dell’attuale governo, basta rileggersi gli studi della CGIA di Mestre, dai quali emergeva che per il contesto globale in cui ci trovavamo, per la sua congiuntura economica – ripeto MONDIALE – per tornare ai valori occupazionali pre 2008 bisognerà attendere il 2025/2030) che non dico debba essere festeggiata ma neanche manipolata facendola passare per un arretramento solo per dare contro al governo. Per quanto attiene i conteggi i confronti vanno fatt per dati omogeneei ed è corretta l’interpretazione che ti ho dato (perchè si dei 428.000 nuovi contratti 79.000 sono trasformazioni da determinato ad indeterminato ma questa trasformazione avviene alla scadenza del contratto in essere e dunque sono persone che al momento della trasformazione non sono più occupate e già stornate dal computo degli assunti a tempo determinato. Se li togli anche dalle nuove assunzioni finiresti con il non computarle tra gli occupati). Ad ogni modo questo aspetto è – concordo con te – un dettaglio. Il punto è che il governo ha molti limiti ma nello stato in cui ci troviamo è altrettanto evidente che non ci sono molti margini di manovra e anche un governo monocolore di SEL non otterrebbe risultati molto migliori. Certamente SEL farebbe scelte diverse, ovvero agirebbe maggiormente a favore di soggetti diversi da quelli interessati dalle politiche governative ma i macro-dati, il livello di occupazione finale, sarebbe sostanzialmente identico. Il punto dunque qual’è (poi non ti tedio più): un conto è fare critiche specifiche e circostanziate evidenziando i limiti delle scelte governative ma riconoscendo anche i risultati positivi (passare dal 12,9% di disoccupazione al 11,5% non è da gridare al miracolo ma è comunque una buona cosa), altra cosa è “buttarla in vacca” sparando “alzo zero” esattamente come il M5S. La verità (ed è così evidente che il tentativo di camuffamento rende SEL ridicola) è che il conflitto non è con le scelte del PD ma personale con Renzi (Bersani avrebbe fatto scelte molto simili ed in quel caso SEL le avrebbe applaudite) perchè con lui l’attuale dirigenza non ha un accordo pattizio (e Renzi non era disposto a farlo con loro), mentre con Bersani si ed allora si è scelta la via “barricadera” solo con lo scopo di contribuire ad una restaurazione della vecchia dirigenza PD (o sua discendente) con la quale tornare a fare accordi e non tanto sui contenuti (che sono praticamente identici a quelli attuali, magari espressi con parole diverse ma con la medesima sostanza) quanto sulla ripartizione del potere (uno come Fratoianni che nel privato non riuscirebbe a diventare più che un mero impiegato di concetto era già in accordo per fare il Ministro con Bersani). La versione “di lotta” di SEL è solo una farsa e l’unico risultato che otterà è di screditarsi agli occhi di chi vorrebbe una sinistra costruttiva e propositiva e non quella macchietta che è diventata Rifondazione (con la quale non si capisce perchè adesso dovremmo riunirci) o con personaggi da operetta (politica) come Civati o Fassina.

  • Filippo Boatti

    Ecco, non sono assolutamente d’accordo che i dati macro-economici dipendano solo in minima parte dalle scelte governative. Perché l’Italia sconta una arretratezza strutturale rispetto agli altri paesi europei rispetto a cui il governo non ha fatto assolutamente nulla. Per esempio per allocare le poche risorse disponibili in modo molto più convincente che non accontentando le solite clientele e gli amici degli amici. A questo ritardo strutturale si aggiunge il contesto generale europeo che aggrava la situazione. E non il contrario. Per questo il giudizio sul governo e anche sulla persona di Renzi (per come interpreta in modo diseducativo il suo ruolo di pubblico ufficiale) deve essere radicalmente negativo e non interlocutorio. Guardia molto alta invece. Questo non assolve SEL-Sinistra Italiana dal dovere di riuscire a fare proposte alternative che siano credibili e su cui si riesca a far polarizzare lo scontro politico, anziché sulla figura di Renzi. Ma su questo non sono affatto fideista e attendo anche io queste risposte e proposte. Però non vedo come si possa fare il ragionamento speculare per cui non si è credibili se non si apprezza le cose buone che ha fatto il governo: perché non ci sono. E’ un pensiero-debole che non ci aiuta ad avere un vero profilo di governo.

  • claudio

    Hai ragione sull’arretratezza dell’Italia ma questa ha radici profonde e francamente non se ne può scaricare la responsabilità sull’attuale governo. Diversa è la questione delle sue capacità che sono mediocri. Ci sono però alcuni punti del suo lavoro che meritano se non apprezzamento almeno un minimo di riconoscimento. Il primo riguarda i diritti civili, divorzio breve prima e unioni civili poi. Il secondo la riduzione fiscale ai lavoratori con reddito medio basso. Il terzo la riforma della PA che pur presentando limiti è un passo in avanti verso un uso più razionale delle risorse. A me Renzi non piace ma gli riconosco di aver innescato un processo di cambiamento del paese e del centrosinistra che erano oramai sclerotizzati. Intendiamoci, Renzi è un presuntuoso di non eccelse qualità e non è certo la persona giusta per guidare il nostro paese fuori dalle secche, però senza di lui, senza questa parentesi saremmo ancora con la marcia indietro inserita ed in mano ad una classe politica capace solo di portarci nelle sabbie mobili o a sbattere contro un muro per inettitudine e sete di potere.

  • claudio

    Resta poi il punto dirimente (su cui non hai risposto). A prescindere dall’attuale governo nello stato in cui ci troviamo è palese che non ci sono molti margini di manovra e anche un governo monocolore di SEL non otterrebbe risultati molto
    migliori. Certamente SEL farebbe scelte diverse, ovvero agirebbe maggiormente a favore di soggetti diversi (quelli più deboli) da quelli che il governo ha preso a riferimento (anche se il lavoratori con reddito fino a 26.000 non sono certo nababbi), ma il livello di occupazione finale sarebbe sostanzialmente identico. Il tasso di disoccupazione e le criticità generali del paese sarebbero più o meno le stesse (basta vedere il caso della Grecia per capire che non bastano le buone intenzioni, anzi che di esse è spesso lastricata la via del’inferno). Allore perchè “buttarla in vacca” sparando “alzo zero” su tutto quello che ha il governo esattamente come il M5S?. Non credi che il conflitto di SEL non sia con le scelte del PD ma personale con Renzi (davvero vogliamo credere alla favola che Bersani avrebbe fatto scelte diverse e non del tutto analoghe a quelle di Renzi?, anzi Bersani non avrebbe neanche portato il PD nel PSE e non avrebbe probabilmente fatto la legge sulle unioni civili, ma comunque SEL le stesse scelte, se fatte da un governo Bersani, oltre a farne parte, le avrebbe condivise e financo difese dalle critiche da sinistra)? Mi spieghi perchè, io proprio non lo capisco, ci stiamo riunendo ad una macchietta di partito come Rifondazione (capace di esprimere solo brigate kalimera) o perchè ci facciamo rappresentare da personaggi da operetta (politica) come Civati o Fassina?