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Lunedì, 23 novembre 2015

Italia, la povertà non cala. A rischio un italiano su 4

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Oltre una persona su quattro in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale nel 2014. Sono il 28,3% della popolazione un dato stabile rispetto al 2013. In particolare il 19,4% è a rischio povertà, l’11,6% vive in famiglie gravemente deprivate e il 12,1% in famiglie a bassa intensità lavorativa. E’ la fotografia scattata dall’Istat nel Report “Reddito e Condizioni di vita” relativo al 2014.

L’indicatore corrisponde alla quota di popolazione che sperimenta almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà (calcolato sui redditi 2013), grave deprivazione materiale e bassa intensità di lavoro (calcolata sul numero totale di mesi lavorati dai componenti della famiglia durante il 2013). Nel 2014 le persone a rischio di povertà sono pari al 19,4%, quelle che vivono in famiglie gravemente deprivate l’11,6%, mentre le persone appartenenti a famiglie dove l’intensità lavorativa è bassa rappresentano il 12,1%.

L’indicatore del rischio povertà o esclusione sociale rimane stabile rispetto al 2013: la diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (la stima passa dal 12,3% all’11,6%) viene infatti compensata dall’aumento della quota di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dall’11,3% al 12,1%); la stima del rischio di povertà è invece invariata. Per il secondo anno consecutivo, il calo della grave deprivazione è determinato dal fatto che scendono le quote di individui in famiglie che, se lo volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 13,9% al 12,6%), una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 51,0% al 49,5%) o una spesa imprevista pari a 800 euro (dal 40,2% al 38,8%).

La stima della grave deprivazione diminuisce soprattutto nel Mezzogiorno, tra i single e le coppie (soprattutto se anziani) e tra le coppie con un solo figlio, anche minore. Ancora grave la condizione dei genitori soli, delle famiglie con almeno tre minori o di altra tipologia, famiglie, queste ultime, che tra il 2013 e il 2014 hanno mostrato un ulteriore deterioramento della loro condizione (dal 15,9% al 20,2%). L’aumento della bassa intensità lavorativa ha riguardato, in particolare, gli individui in famiglie che vivono nel Mezzogiorno (la stima va dal 18,9% al 20,9%) o in famiglie numerose: coppie con figli (dall’8,3% al 9,7%), soprattutto minori (dal 7,5% all’8,9%), e famiglie con membri aggregati (dal 17,8% al 20,5%).

«I dati dell’Istat confermano quello che andiamo dicendo da tempo: la povertà va affrontata con interventi strutturali e programmatici. C’è un paese reale che soffre la crisi e uno racconto in cui va tutto bene. L’Italia è insieme alla Grecia l’unico dei paesi dell’Unione a non essersi dotato di un piano nazionale di contrasto alle povertà e di sostegno ai vecchi e nuovi poveri». E’ il primo commento del capogruppo di Sinistra Italiana a Montecitorio Arturo Scotto.

«È necessario – prosegue il capigruppo di Sinistra Italiana – introdurre la misura del reddito minimo. Una misura contro la povertà, contro la disperazione sociale, contro la precarietà è oramai indispensabile per garantire una vita dignitosa a milioni di cittadini. Facciamolo subito. Ci sono oltre 10 milioni di poveri che aspettano», conclude Scotto.

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