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Lunedì, 13 aprile 2015

La Milano che possiamo. Una giornata ricca ed intensa per prepararci e perché vogliamo osare ancora

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“2011 2021 La Milano che possiamo” questo è il titolo che abbiamo voluto dare alla giornata che si è svolta sabato presso lo spazio Soderini. Un titolo che è tutto un programma. Che è il programma che vogliamo e che insieme possiamo. Se nei prossimi mesi, tanti, un anno intero, ci separa da maggio 2016 – O meglio ci deve unire a maggio 2016 – se sapremo lavorare collettivamente per costruire Milano del futuro. Come abbiamo fatto sabato nelle 10 ore che abbiamo passato insieme.

Una sorta di warmup che propone un metodo nuovo del fare politica, lo stesso che abbiamo sperimentato a gennaio con Human factor e che ha radici lontane nei social forum piuttosto che nei bar camp della Puglia di Nichi. Un metodo che muove dal partire da ciò che ci unisce senza però trascurare ciò che ci ha diviso allora o che ci divide altrove. Un metodo che muove dal rimettere al centro del discorso politico le domande di senso e non la ricerca sterile del consenso. Domande che interrogano le scienze, le competenze, le coscienze. Quel fattore umano che la politica ha smarrito e che non trova sovente dimora nella società, nei contesti di vita urbana, nelle città, nelle periferie, nel Tribunale di Milano solo due giorni fa. Un metodo che muove dal merito, che parte dai laboratori piuttosto che dai palchi, che offre spazi di partecipazione e di protagonismo a tutti perchè ciascuno può dire e soprattutto ciascuno deve essere disponibile ad ascoltare.

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Ci apprestiamo ad iniziare l’ultimo dialogo di questa lunga giornata non certo con la volontà di concluderla ma anzi di aprire un processo ambizioso e senza rete. Vogliamo abitare il campo largo del centro-sinistra o sinistra-centro, vogliamo sparigliare lo schema delle larghe intese, vogliamo continuare sperimentare il laboratorio politico e amministrativo che a Milano abbiamo intrapreso nel 2011. Tante volte in queste settimane mi è capitato di ascoltare la preoccupazione per lo scenario presente e prossimo venturo. Come se nel 2011 fosse invece stato tutto scontato la coalizione, le primarie, Giuliano Pisapia. Come se allora le condizioni fossero date a priori e non da inventare con intelligenza e coraggio, conquistare passo dopo passo, costruire un mattone per volta. Non avevamo ancora conosciuto le larghe intese ma al governo c’era Berlusconi e proprio da Milano partì il declino politico – ancora non arrivato a terra – del berlusconismo.

E da Milano cominciò la stagione dei sindaci arancioni, delle primarie come occasione per accorciare, e di molto, la distanza tra Politica e società. Sono passati 4 anni da allora e ascoltando la preoccupazione di tanti sul 2016 mi vengono in mente dei versi: “Dici: per noi va male. Il buio cresce. Le forze scemano. Dopo che si è lavorato tanti anni noi siamo ora in una condizione più difficile di quando si era appena cominciato”. Nonostante la bellezza, la profondità e la poesia quelle parole di Brecht sono sbagliate e fuorvianti nel guardare allo scenario attuale. Sono passato quattro anni e a Milano siamo in una condizione più facile di quando si era appena cominciato. A Milano, non in Italia o in Europa, non a Tunisi o a Parigi. O meglio nonostante l’Italia delle larghe intese, l’Europa dell’austerity, Tunisi e Parigi come epifenomeni della barbarie dell’Isis. Milano ha messo in campo un’idea di città e l’ha resa concreta e abitabile per i cittadini. Attraverso singoli passaggi amministrativi. Le politiche sociali e abitative. L’integrazione. L’innovazione. La trasformazione del luoghi, della Darsena, di piazza Gae Aulenti, Piazza Castello ma anche di Santa Giulia o Ponte Lambro.

Il centro e le periferie, tutta la Milano urbana ma ormai metropolitana anche se su questo c’è moltissimo da fare anche se non è questa la sede giusta. Abbiamo comunque scelto di essere ospiti oggi di uno spazio – bello- della città metropolitana anche per dare un segnale in questo senso. Il freno al consumo di suolo. Una mobilità sostenibile. Il carsharing. Il bikesharing. La sharing economy. L’idea che una città ritrovi coesione se sa condividere se supera gli interessi particolari e costruisce sinergie dentro e fuori i confini amministrativi, sociali, economici, culturali.

Un’idea di città aperta in cui l’innovazione non è maketing politico o abdicazione ai valori della sinistra tradizionale ma allargamento degli spazi fisici e simbolici di cittadinanza. Le unioni civili, le trascrizioni dei matrimoni omosessuali, il registro per il fine vita, la chiusura di Corelli. Una città in cui le lobby, gli interessi di bottega, le piccoli e grandi corruttele non sono più la ratio dei piani di governo del territori, degli appalti, delle trasformazioni urbane ed economiche, dei progetti sociali e culturali. Si respira un’aria diversa nella nostra città perchè dopo vent’anni e più abbiamo ridato protagonismo a Milano e ai Milanesi. Poi certo tanto tantissimo possiamo vogliamo dobbiamo fare per la nostra città. Nei laboratori e nei dialoghi di oggi ho ascoltato proposte, idee, critiche anche, su questi anni passati e su quelli che abbiamo davanti.

2011-2021 diciamo nel titolo perchè pensiamo che questo progetto debba proseguire coniugando continuità e futuro. Sinistra Ecologia Libertà è stata protagonista di questa esperienza da subito. Ricordiamo bene il 1 luglio 2010 all’ arci Bellezza dove tutto cominciò. La prima uscita pubblica di lancio della candidatura di Giuliano. “100 idee per le primarie. 100 idee per la città” anche allora SEL mise un’ occasione di confronto e discussione a disposizione della città e di tutte le soggettività che a sinistra la animano. Siamo stati e siamo protagonisti ma di un protagonismo che che non si accontenta di ritagliarsi spazi – magari marginali – di consenso. Sinistra Ecologia Libertà nasce per confrontarsi con il governo della complessità. Nasce con l’ambizione di guidare le trasformazioni urbane e metropolitane nella loro interezza. Non abbiamo rivendicato la quota parte di SEL nella vittoria nel 2011 e non ci interessa ora partecipare alla distribuzione dell’eredità di questa esperienza. Siamo in campo per costruire piuttosto le condizioni per uno sviluppo senza soluzione di continuità di questo laboratorio politico e amministrativo. 2011 -2021 di nuovo. A parere di molti il più avanzato tra i laboratori di governo locali e nazionale attivi. Non riteniamo scontato che si possa dare seguito a questa nostra volontà. Soprattutto non aspettiamo che quelle condizioni vengano da sé o che siano altri in sostituzione di noi a determinarle. Ci impegniamo e ci impegneremo invece fin da oggi per essere parte di un progetto che sia vincente ed avvincente, che coinvolga le forze politiche e civiche della coalizione, che parli alla città e con la città.

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I sette laboratori che si sono tenuti sono stati un primo momento di incontro e confronto. E si sono dati appuntamento a nuove e prossime occasioni perchè la partecipazione non si riduce ad incontri episodici e anzi dev’essere il filo rosso di tutto il progetto. Non abbiamo voluto oggi parlare di candidature e neanche di profili di candidati, non abbiamo voluto presentare sondaggi riservati o fare di questa stessa iniziativa un grande sondaggio sui candidati. Non ci interessa il format dei talent show in cui i progetti e le idee sono la cornice per l’affermazione di singole personalità. E proprio per questo riteniamo che quello delle primarie sarà un passaggio necessario e fondamentale.

Le primarie soprattutto come cessione di sovranità che superi i confini degli organismi dei partiti della coalizione. E dunque le primarie di coalizione non devono essere solo una sfida tra partiti o magari interna a un singolo partito. Una sorta di congresso sotto mentite spoglie. Le primarie devono coinvolgere tutti coloro che hanno partecipato oggi qui e tanti altri ancora. Dovremo darci regole chiare e tempi serrati perchè quello delle primarie è un passaggio fondamentale e costituente per il centro-sinsitra.

Un passaggio che non deve essere inquinato come abbiamo visto succedere altrove più o meno recentemente. Quando si fanno primarie finte perchè non realmente contendibili o primarie false perchè inquinate si screditano non solo i candidati e il vincitore ma si corrompe un progetto collettivo di partecipazione e una coalizione sociale e politica. Per questo non saremo spettatori ma parte protagonista a tutti i livelli di questo percorso, anche e naturalmente nelle candidature. Non per mettere una bandierina o per “contarci” ma per contaminarici dentro questo percorso democratico e inclusivo.

Recentemente Sinistra Ecologia Libertà ha allargato i suoi organismi dirigenti a figure “esterne” proprio per riaffermare che non ci interessano i confini statici e le rendite di posizione ma ce Sel si mette a disposizione delle intelligenze, delle energie, delle competenze che abitano la società. Non ci piace, lo sappiamo e lo sapete, lo scenario politico nazionale attuale, quindi lavoreremo perchè non si riproduca a livello milanese e anzi l’autonomia di Milano 2016 può essere un’occasione per sperimentare ancora qualcosa di nuovo, diverso e non dato nel quadro nazionale. Ne sentiamo davvero il bisogno. Ce n’è davvero bisogno. Vogliamo vincere ancora a Milano e per farlo più che la tattica vogliamo osare il coraggio e l’apertura. Aperti e coraggiosi in tutti i passaggi e in tutte le scelte. Dalle primarie alle liste elettorali. “Perchè a Milano bisogna essere attrezzati, non è adatta ai dilettanti, per questo la amiamo”.

*Coordinatirce Federazione Milano

Le dichiarazioni di Nichi Vendola, Giuliano Pisapia e altri 

Commenti

  • francesco

    Illusioni, semplicemente illusioni. Non so come non vi rendiate conto che il quadro politico rispetto al 2011 è totalmente cambiato.Partecipando alle primarie di “centrosinistra” (si scrive tra virgolette!) Sel andrà incontro a una sicura disfatta, autoassegnandosi il ruolo di ruota di scorta del PD renziano, in netta ripresa anche nella piazza milanese. Se questa è la conseguenza di Human Factor la Sinistra è proprio messa maluccio: dov’è l’alternativa al sistema di potere della socialdemocrazia italica inquinata dal malaffare ormai generalizzato? Stessa deriva si sta registrando in Puglia , dove i “sanitari” accorrono al capezzale del PD in crisi, per iniettargli sul fianco destro farmaci liquidi a base di NCD,con il
    silenzio-assenso dei camici bianchi vendoliani. Si replica tristemente anche a Lametia Terrme (CZ) dove
    Sel -in un primo momento recalcitrante per l’esclusione di Rosario Piccioni dalle primarie – sta meditando di saltare ancora una volta sul carro del “centrosinistra”, dove presumibilmente saranno distribuiti per tutti ricchi premi e cotillons…

  • alberto ferrari

    Bell’intervento. Sembra dimenticare però una cosa: che il centrosinistra a Milano ha vinto perché c’era una persona di sinistra di governo come Pisapia e un PD che ha portato una valanga di voti. Nessuna delle due cosa avrebbe potuto vincere da sola. Per questo non comprendo la svolta politica di SEL partita dalla mozione votata al congresso di Riccione. Mi auguro di sbagliare.

  • francesco

    Visto che nessuno degli attori in campo ti risponde, ci provo io.
    Ti sbagli alla grande, nulla di nuovo sotto il sole,tutto si muove nella stessa cornice del 2011.
    Estrapolo dal testo: “…vogliamo abitare il campo largo del centro-sinistra, o sinistra-centro, sperimentare il laboratorio politico e amministrativo che a Milano abbiamo intrapreso nel 2011…”.
    Più chiaro di così! Ma con una differenza sostanziale. Pisapia, furbescamente si ritira dalla corsa, consapevole di non poter ripetere il miracolo, cedendo lo scettro al “pidiota” di turno con Sel a ruota e ridimensionata, aldilà dei proclami di Human Factor. Ma colgo l’occasione per ricordare il passo falso compiuto dal sindaco arancione già all’avvio del “suo” (suo?) mandato, cioè l’esclusione del PRC da incarichi amministrativi, che pure aveva concorso alla sua elezione. E per sovrammercato, l’incomprensibile incarico di Assessore al Bilancio conferito a un democristiano di lungo corso come Bruno Tabacci ,specializzatosi nel salto della quaglia.
    Su quella base, e su queste premesse, non si costruisce l’Unità della Sinistra, ma qualcos’altro…