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Martedì, 17 febbraio 2015

Libia, Vendola: nuova guerra sarebbe perseverare nell’errore

War-torn Libyan city

«Il terrorismo internazionale merita una risposta seria e una strategia, non avventure militari pasticciate e rischiose». Questa la posizione del leader di Sel Nichi Vendola sul possibile intervento militare in Libia dove l’Isis sta prendendo il possesso del territorio.

“Agghiacciati”, le ha poi definite, “alcune parole insensate di spirito di guerra provenienti da alcuni ministeri su Libia. Ora Renzi cerca di mettere ordine”. E poi “Contro Isis mettere in campo strategia vera, si ragioni con serietà. Onu e diplomazia internazionale si muovano rapidamente”.

Di una missione Onu nel paese nordafricano il premier italiano Renzi ne ha parlato con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Un appello all’Onu è arrivato dal presidente francese Francois Hollande che insieme al premier egiziano chiede una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu sulla situazioni in Libia e “nuove misure” contro i jihadisti dello Stato islamico. L’esercito del Califfo controlla infatti un’ampia fascia del Paese, secondo fonti libiche vicine al Governo e al Parlamento di Tobruk, riconosciuti dalla comunità internazionale, “le bandiere nere dell’Isis sono già a Tripoli, si vedono sventolare dalle macchine che si aggirano nella capitale libica: prima erano poche, nascoste, adesso si stanno moltiplicando e la situazione è gravissima”. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, appoggiando la posizione già espressa dal presidente francese Francoise Hollande, ha chiesto poi che il Consiglio di sicurezza dell’Onu approvi una risoluzione che autorizzi un intervento internazionale. Il presidente egiziano lo ha detto in un’intervista a una radio francese, ulteriore conferma del consolidarsi dell’asse tra Parigi e Il Cairo. “Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l’accordo del popolo libico e del governo, e che ci hanno chiesto di agire”, ha detto il presidente egiziano.

​Da parte loro, i quindici membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno “fermamente” condannato la decapitazione in Libia dei ventuno cristiani copti egiziani definendola un atto “vile e odioso”. Il segretario generale Onu Ban Ki-Moon, ha da parte sua denunciato “un atto barbaro” e ha affermato che il dialogo è “la migliore possibilità di aiutare la Libia a superare la crisi attuale”. Bernardino Leon, rappresentante speciale dell’Onu in Libia, ha detto che la crisi in Libia è ancora “gestibile”, ma “la comunità internazionale deve agire rapidamente o nei prossimi mesi la situazione non sarà più controllabile”. Secondo Leon, la situazione attuale in Libia “non è paragonabile” a quella in Siria e Iraq, anche se di recente nel paese nordafricano c’è stata un’avanzata dell’Is in alcune città come Sirte e Bengasi. “Ma non credo – ha spiegato – che l’Is oggi sia una minaccia dal punto di vista quantitativo”. Il problema, ha concluso Leone, è che “o le fazioni trovano un accordo rapidamente o sarà molto difficile farlo in seguito. Credo – ha aggiunto – che i gruppi libici devono essere consapevoli dell’enorme minaccia del’Is”.

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