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Mercoledì, 6 aprile 2016

Non ci sono soltanto le responsabilità giudiziarie. Esistono delle gigantesche responsabilità politiche

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La questione petrolio lucana mette in luce una sorta di tornante della storia del Paese e, con essa, della nostra storia regionale e del Mezzogiorno. Dalla “periferia dell’Impero” si dipanano fatti ed eventi di portata nazionale e che vanno più giustamente inquadrati in un ambito internazionale, per le ricadute geopolitiche che ha il tema delle risorse fossili.

La vicenda giudiziaria sta togliendo il tappo a quella “questione morale” che, negli anni, abbiamo sollevato svolgendo l’ingrato compito di Cassandre.
“L’assenza di strutture democratiche autorevoli” – come denunciato dalla CGIL – si celebra nelle reazioni inopportune e scomposte di Renzi come di Pittella che, senza lesinare attacchi alla magistratura, hanno provato nascondere o a confondere la questione su un punto dirimente: le paventate gravi responsabilità ambientali e sanitarie sul “petrolio lucano”.
Si prova a spostare l’attenzione esclusivamente su Total e Tempa Rossa – immaginando salvifiche le dimissioni della Guidi – così rimuovendo le ipotizzate gravi illiceità dell’Eni attraverso falsificazioni, menzogne, attività criminali.
“Purché NON se ne parli!” sembrano dire all’unisono Renzi e Pittella, preoccupati di zittire magistrati e amministratori locali in funzione della vulgata contro il referendum.

Non ci sono, però, soltanto le responsabilità giudiziarie. Esistono delle gigantesche responsabilità politiche.
Chiediamo a Pittella – non essendo pochi due anni e mezzo da presidente a cui si sommano gli anni da assessore e da presidente di commissione – perché in questi anni non ha provveduto a dotare l’Arpab di manager con una comprovata competenza internazionale anziché privilegiare la provenienza geografica dei medesimi?
Perché in questi anni ha rinunciato alla istituzione di un registro tumori e a una legge che limitasse le emissioni di sostanze pericolose in atmosfera? Come peraltro da noi richiesto attraverso le firme di migliaia di cittadini lucani?
Perché gli interessi dell’Eni vengono prima della salute dei lucani?
Non è il caso di scandalizzarsi delle parole di Sorgi (a Ballarò) perché la Basilicata felix non esiste. Esistono le lobbies e dirigenti politici incapaci o accomodanti. Passeranno i Pittella e i Renzi e probabilmente rimarranno i medesimi interessi. Il petrolio lucano val bene un presidente! Sia esso Premier o Governatore! Singolare è la recrudescenza e la coincidenza di tempi del nuovo attacco alla Corte d’Appello di Potenza che si vuole sopprimere.
Si rottamerà forse l’intera Basilicata come istituzione pur di salvaguardare gli interessi sul petrolio?

*Coordinatrice SeL-Si Basilicata

nella foto il centro Oli di Viggiano

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