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Mercoledì, 21 gennaio 2015

Nuove politiche industriali

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Contributo al laboratorio. Dal dopoguerra fino alla fine degli anni ottanta l’Italia ha avuto una politica industriale che le ha consentito di diventare il secondo paese manifatturiero in Europa e di far parte delle prime sette potenze economiche mondiali. In realtà le origini della crescita industriale italiana le possiamo collocare già nei primi anni trenta, con la nascita dell’IMI e dell’IRI, come risposta alla crisi mondiale del ’29 per evitare il fallimento delle principali banche italiane e dell’economia. Proprio in quegli anni comincia la grande stagione di Adriano Olivetti alla guida dell’azienda fondata dal padre, che raggiungerà negli anni sessanta la sua massima espansione e che rivoluzionerà il concetto stesso di fabbrica e di prodotto così come conosciuto fino ad allora. Adriano Olivetti affiancava a una gestione aziendale innovativa anche una cultura del prodotto che andava ben oltre la semplice estetica. Riuscì a creare un’esperienza di fabbrica nuova ed unica al mondo, credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l’organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente.

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