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Venerdì, 24 ottobre 2014

Nuvo regime dei minimi: una beffa per i freelance?

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Ancora una volta mi ritrovo a parlare del nuovo regime dei minimi, senza aver avuto la possibilità di accedere al testo completo della legge, sulla base di un documento provvisorio e delle indiscrezioni pubblicate dal Sole 24 ore, che fanno riferimento agli introvabili (per me) allegati, necessari a comprendere i meccanismi di applicazione.

Non sono mai stata un’estimatrice del regime dei minimi in tutte le versioni sino ad ora sperimentate, perché l’applicazione di un’aliquota proporzionale non è equa e perché crea un meccanismo di blocco della crescita (l’uscita dal regime è sempre penalizzante), ma quella che si sta per approvare è certamente la peggiore versione, benché venga spacciata come una sorta di compensazione per l’esenzione dal bonus degli 80 euro.
Le anticipazioni del Sole 24 ore, se confermate, preannunciano una vera e propria beffa per i freelance.
Vediamo perché.

Con il nuovo regime, come più volte detto, si applicherà un’imposta sostitutiva del 15%. Ma la legge modifica anche:
la soglia di fatturato che definisce l’area di applicazione dei minimi, che andrà da un minimo di 15.000 euro ad un massimo di 40.000 euro;
il modo di calcolare i costi. Questi ultimi non saranno infatti definiti dalle spese effettivamente sostenute, ma in base a coefficienti presuntivi di redditività (ad esempio un coefficiente dell’80% applicato ad un fatturato di 10.000 euro indica che si presume che le spese siano state di 2.000 euro). Quanto più bassa è la percentuale di redditività tanto minore sarà la base di applicazione dell’imposta.
Sia la soglia di fatturato, sia i coefficienti di redditività saranno diversi a seconda del settore di attività.
La tavola pubblicata dal Sole 24 ore dà appunto indicazioni su questi due parametri per i diversi settori. Si scopre così che al limite inferiore dei 15.000 euro ci sono i freelance (le attività professionali), al limite superiore dei 40.000 i commercianti, baristi e ristoratori e che la percentuale di redditività presunta sarà pari al 78% per i primi e al 40% per i secondi.
Quindi un ampliamento dell’area di applicazione per i commercianti, ma una netta diminuzione per i freelance (e questo ci dice anche come saranno spalmati gli 800 milioni).
E non è certo trascurabile il fatto che in questo modo si allarga l’area del l’esenzione dagli studi di settore per attività tradizionalmente ad elevato rischio di evasione fiscale, mentre vengono punite tutte le attività professionali, incluse quelle rivolte alle imprese, in cui tale rischio è limitato perché c’è contrasto di interessi (i committenti chiedono la fattura per pagare). Insomma una compensazione rispetto all’esclusione del bonus di 80 euro certamente soddisfacente per alcune categorie (che dimostrano ancora una volta il loro potere di lobby), ma che suona come una beffa per i freelance.
Se il governo non è in grado di progettare una seria revisione del carico fiscale per i freelance (in altri paesi favoriti da minore imposizione proprio per premiare e incentivare il rischio), che almeno offra lo stesso trattamento assicurato ai dipendenti (leggi 80 euro). Sarebbe anche questo un modo per riconoscerci cittadinanza.

*presidentessa Acta, l’associazione dei freelance

Commenti

  • Luca Angeli

    Purtroppo l’attenzione verso le partite iva si rivela per quello che era, solo un annuncio. Rilevo che il regime dei minimi targato Fornero era migliore di quello sin qui proposto. Partite iva di tutte le categorie uniamoci. Diritti anche per noi