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Giovedì, 10 marzo 2016

Olio tunisino, via libera dell’Europarlamento. De Petris/Campanella: scelta sbagliata, serve solo alle grandi aziende

olio-italiano

L’olio tunisino continuerà a entrare in Europa senza dazi. Il Parlamento europeo ha votato a favore dell’aumento delle importazioni senza dazi di olio tunisino per i prossimi due anni. La decisione riguarda 35 mila tonnellate di olio per due anni, che si aggiungono al contingente tariffario annuale pari a 56.700 all’anno.

«Quella dell’Europarlamento è una scelta sbagliata che non serve agli agricoltori tunisini, ma solo alle grandi aziende che esportano e imbottigliano il prodotto, spesso contravvenendo alle disposizioni vigenti sull’origine e sull’etichettatura dell’olio d’oliva, come più volte riscontrato dagli organi di controllo», affermano i senatori di Sinistra italiana Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto, e Franco Campanella.

«Il Governo italiano – proseguono i due senatori di Si – ha mantenuto in questa vicenda un atteggiamento passivo ed arrendevole, sottovalutando gli effetti negativi che la decisione odierna può ingenerare sui nostri produttori. Il voto del Parlamento europeo esclude infatti anche alcune misure cautelari che erano state votate dalla Commissione Agricoltura, come l’introduzione di licenze di importazione mensili per distribuire il contingente da gennaio a ottobre e limitare la competizione con la nostra produzione di extra-vergine, misure che avrebbero ridotto il danno».

Commenti

  • francesco

    Presumo che Sergio Cofferati sarà allontanato dal percorso di “nuova” Sinistra visto che ha votato si, al pari di altri euro-deputati del PD come kienge, Bresso, Sassoli…
    Francesco, il primo.

  • mbonforte

    Non comprendo bene questa posizione.
    Occorre prosciugare il mare di disperazione sociale che dai paesi del magreb alimenta le file dell’ISIS. In Egitto, in Algeria, in Tunisia ed anche in Marocco, la popolazione è prevalentemente giovane e senza lavoro. Le primavere arabe di pochi anni fa furono alimentate dal desiderio di benessere e libertà dei giovani arabi. Oggi quelle speranze sono state deluse, e milioni di giovani vivono senza prospettiva. Non è un caso che l’ISIS ha voluto colpire le loro fragili economie basate sul turismo estero, con attentati facili da organizzare che hanno avuto l’effetto immediato di un crollo del turismo prosciugando una delle poche risorse economiche disponibili. Ora a questi giovani disperati arriva la proposta di reclutamento dell’ISIS che fornisce una paga ed una identità.
    Per questo occorre un massiccio intervento economico che integri le economie del magreb nel mercato comune europeo, un piano Marshall che dia lavoro ai giovani. E per quel che ci riguarda come Italia, intervenire subito in Tunisia, che potrebbe essere il prossimo paese a cadere nel caos. Noi ora dobbiamo scegliere: possiamo impiegare le nostre risorse per bombardare e inviare soldati, ottenendo di sicuro un aumento del flusso dei profughi, e probabilmente nessun risultato concreto sul terreno di guerra. O possiamo impiegare le stesse risorse per investire in sviluppo ed integrazione economica nell’area del mediterraneo, inviando ingegneri e tecnici, antropologici e medici. I risultati non saranno immediati. Ma se perseveriamo alcuni anni, saranno migliori di quelli che qualunque strategia puramente militare ci potrà dare.
    Mi pare quindi poco comprensibile criticare la decisione dell’europarlamento sull’olio. Ovvio che ci guadagneranno coloro che fanno import-export. Ma ne avranno benefici anche i coltivatori. Il punto è che occorre molto di più. Sia sul lato del commercio delle derrate alimentari che di beni industriali. Mentre la Tunisia rischia di precipitare nella guerra civile, l’unica cosa che sappiamo dire è sulla tutela dell’origine dell’olio?