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Lunedì, 11 aprile 2016

Referendum, barca antitrivelle verso piattaforma Eni. A bordo delegazione parlamentari di Sinistra Italiana

sisicilia

Blitz di Sinistra Italiana questa mattina alla piattaforma Eni ‘Prezioso’ che si trova al largo delle coste di Sicilia. Una barca salperà questa mattina dal porto di Sciacca (Agrigento) per ribadire il ‘Sì’ al referendum del 17 aprile e bloccare le trivellazioni nei mari italiani. Sulla barca lo striscione con lo slogan ‘#SIvotaSI’. A guidare la delegazione parlamentare ci saranno i deputati Nicola Fratoianni, coordinatore nazionale di Sinistra ecologia e libertà, e Erasmo Palazzotto, vicepresidente della commissione Esteri alla Camera di Sinistra italiana. La barca ‘anti trivelle’ rientrerà questa sera, alle 19, al porto di Licata dove sarà accolta dalle sirene della flotta dei pescatori e dalle associazioni ambientaliste.

«Andiamo sulla piattaforma – dice il coordinatore nazionale di Si, Nicola Fratoianni – per dire in modo forte e chiaro, che questo Paese deve guardare avanti, deve guardare a un nuovo modello di sviluppo, basato sulle energie rinnovabili, e fare meno regali ai petrolieri. Abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa per ‘bucare’ la cappa mediatica – aggiunge – che c’è stata sul referendum». Poi, riferendosi alla mozione di sfiducia al governo, depositata in Senato dopo la vicenda sul progetto Tempa Rossa che ha portato alle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, Fratoianni dice: «le inchieste che hanno coinvolto il governo non fanno che confermare che è più attento agli interessi delle Lobby che al modello di sviluppo. La prossima settimana voteremo a favore della mozione di sfiducia, che purtroppo è stata calendarizzata dopo il referendum».

Commenti

  • claudio

    Veramente il quesito referendario su cui saremo chiamati ad esprimerci domenica prossima non verte in alcun modo sullo sviluppo energetico del paese e sul suo indirizzo. La questione che saremo chiamati a dirimere è se vogliamo che per le concessioni estrattive attualmente rilasciate (dunque vigenti) entro le 2 miglia marine e nelle aree protette sia possibile (come prevede la norma che i promotori del referendum si propongono di abrogare) la loro proroga automatica fino all’esaurimento del giacimento o se sia necessario (com’era in precedenza) che la prosecuzione dell’estrazione passi attraverso il rilascio di una nuova concessione alla scadenza di quella vigente. Essendo coinvolti nel rilascio delle nuove consessioni gli enti locali (regioni in primis) ed avendo il Governo optato invece per una concessione de-facto senza un tempo limite prestabilito ma collegata all’esaurimento del giacimento in corso di estrazione la questione alla fine si riduce a determinare se vogliamo che la politica energetica nazionale sia determinata dal Governo centrale o se preferiamo che gli enti locali godano di un potere interdittivo in merito. Di questo parliamo e non di altro. In merito, premesso che sono molto critico con il Governo attuale e che non ho particolare stima o fiducia nell’attuale Presidente del Consiglio, ritengo tuttavia che nell’attuale mondo globalizzato sia folle che in piccolo paese (sia in termini di estensione territoriale che di popolazione) come il nostro la politica energetica debba essere lasciata in mano a 20 Regioni con il risultato che ciascuna di esse assume in materia orientamenti diversi. Infrastrutture ed energia, come anche la salute (che da quando è diventata di competenza regionale ha visto lievitare i costi in misura esponenziale), devono essere governate univocamente dallo Stato se vogliamo avere una minima speranza che queste siano efficienti ed in grado di rispondere alle esigenze della popolazione tutta.