Sel vota contro l’Italicum e mostra la Costituzione
Sel voterà contro l’Italicum, per una serie di “senza” che caratterizzano la riforma elettorale. Ma, soprattutto, perché è «una legge senza la Costituzione, perché questa legge elettorale vi verrà bocciata perché viola articoli fondamentali». Lo afferma il capogruppo Gennaro Migliore intervenendo per le dichiarazioni di voto.
Tutti i deputati di Sel hanno mostrato in Aula il testo della Costituzione. «E’ una legge elettorale senza», insiste Migliore: «Senza la parità di genere, che non è una concessione ma una condizione naturale della rappresentazione della società; senza la possibilità di scegliere perché avete scelto di continuare sulla strada delle liste bloccate; una legge senza milioni di cittadini – sottolinea il capogruppo di Sel – perché c’è una croce e i chiodi li ha messi Verdini, e sono le liste bloccate e le soglie di sbarramento all’8% che così alte ci sono solo in Russia al 7 e in Turchia al 10 e ciò significa escludere milioni di cittadini; senza la certezza del voto, perché voti la Lega al nord ed eleggi un leghista con lo 0,1% in Molise, come si fa a concepire un tale flipper?».
Insomma, per Sel è una legge «senza conflitto di interessi, è una legge senza le primarie; senza il voto agli studenti erasmus; e soprattutto è una legge elettorale senza la Costituzione». Ma, conclude Migliore, «questa legge con una serie di senza una cosa ce l’ha, è l’accordo Renzi-Berlusconi e questo rimarrà impresso nella mente degli italiani ed ha sempre l’olezzo della porcata. Cambiatela al Senato»
Il testo della dichiarazione di voto di Gennaro Migliore sulla legge elettorale detta Italicum:
Guardando questo provvedimento ho cercato di immaginarne un filo conduttore, un nome, e mi è venuto in mente che, chiamandosi Italicum, si poteva a ricordare un bellissimo saggio di Alberto Arbasino, che si chiamava Un paese senza.
Ecco, io, se dovessi discutere in pubblico e descrivere questo progetto di legge elettorale, direi che è «una legge elettorale senza», perché è una legge elettorale senza la parità di genere, una parità di genere che non è una concessione – è stato detto in autorevoli interventi da colleghe e colleghi di questo Parlamento – è una condizione naturale della rappresentazione della società, è qualcosa che dovremmo considerare connaturato alla nostra ricerca di rimozione delle diseguaglianze.
È una legge elettorale senza la possibilità di scegliere, perché avete scelto di continuare sulla strada delle liste bloccate. State cercando di dire, fuori da quest’Aula, che una lista bloccata più breve, fino a sei candidature conoscibili, in realtà non sia bloccata. Ma io voglio dire a chi è fuori di qui, che quelle liste bloccate in 120 collegi plurinominali in effetti eleggeranno quasi sempre solo il capolista. E siccome non avete voluto la parità di genere, i capi partito decideranno su principi di affidabilità, che, come si sa, sono innanzitutto principi maschili di affidabilità; una incapacità di mettere in pratica quella volontà della gran parte dell’elettorato di scegliere con due preferenze – un uomo e una donna – su liste che non avessero capi lista ripetuti e, quindi, si potrà avere nella vostra regione, in Campania piuttosto che in Puglia o in Lombardia, magari lo stesso nome che si ripete stancamente in tutti i collegi, alla faccia di quello che diceva la Consulta rispetto alla lunghezza effettiva delle liste bloccate.
Una legge elettorale senza milioni di cittadini, perché in ossequio a quelli che sono i chiodi con cui avete inchiodato questo Paese su questa legge elettorale, che è una croce – i chiodi li ha messi Verdini, si chiamano liste bloccate e si chiamano sbarramento all’8 per cento – lo avete fatto perché a Forza Italia dev’essere più semplice richiamare all’ordine chi, come anche in quest’Aula, parla contro questa proposta di legge e poi vota a favore. Penso che voi abbiate dimenticato, in queste alchimie di partito, che mettere una soglia dell’8 per cento, che c’è solamente in Russia, al 7 per cento, e in Turchia, al 10 per cento, significa escludere milioni di cittadini, che autonomamente vorrebbero organizzarsi indipendentemente da quelle che sono le volontà dei partiti principali. Un Paese senza rappresentanza adeguata in Trentino Alto Adige. Si è detto, all’interno di quest’Aula, di come si stanno modificando proprio su misura di quelli che sono i contraenti di questo patto: un Paese con le coalizioni al 12 per cento, senza la possibilità di mettersi insieme, con soglie di sbarramento alte anche dentro le coalizioni.
Una legge elettorale senza la certezza del voto: voti, come ha spiegato il collega Bragantini, la Lega al nord ed eleggi un leghista con lo 0,1 in Molise. Ma come si fa a concepire un meccanismo di questo genere, un tale flipper che impedisce ai cittadini di poter contribuire sinceramente all’elezione di chi poteva essere il proprio rappresentante ? Noi, noi, abbiamo difeso fino alla fine la legge Mattarella, quella dei collegi uninominali, non quelli che l’hanno portata qui dentro come una bandiera e un vessillo e poi l’hanno lasciata cadere, e lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: con i vostri voti avremmo potuto far passare il Mattarellum ed impedire questo scempio.
Una legge senza il conflitto di interessi. C’è stato autorevolmente spiegato, con linguaggio quasi leguleio, che non si potevano fare degli emendamenti troppo rabberciati: e perché non li avete fatti voi di migliori, care colleghe e cari colleghi del PD, esperti del diritto e del conflitto di interesse ? Perché non li avete fatti voi ? Perché, come qualcuno ha detto, non era il momento. Io penso che da vent’anni non è il momento del conflitto di interessi e oggi questo conflitto di interessi non riesce neanche a superare la prova di un semplice emendamento che stabilisce le incompatibilità.
È un Paese e una legge elettorale senza il voto per le primarie. Non basta dire: le faremo noi. Le avremmo gradite maggiormente se fossero state uno strumento all’interno del quale selezionare queste liste corte con la preferenza e con le primarie.
Un Paese senza il voto agli studenti Erasmus. Anche su questo ho sentito delle giustificazioni incredibili: non possiamo perché non ci sono tecnicamente gli strumenti. Avete gli strumenti tecnici per fare qualsiasi cosa e volete impedire agli studenti, magari a quelli che ci ascoltano in questo momento per radio, di votare, di esercitare il loro diritto di voto? Ma che roba è?
È soprattutto una legge elettorale senza la Costituzione perché questa legge elettorale vi verrà bocciata per pregiudizio di costituzionalità, perché viola articoli fondamentali: l’articolo 3 della Costituzione repubblicana votata in quest’Aula, l’articolo 3 sull’uguaglianza, l’articolo 48 sul voto libero, diretto, uguale.
Ed è stata anche una legge elettorale senza una discussione in Commissione né poco né punto. Si è fatto tutto in Aula attraverso una serie di plichi e di, come si dice al paese mio, imbasciate che venivano portate da fuori – e, per chi sa un po’ di napoletano, sa che questo non è proprio un termine gradevolissimo – in modo tale che si potesse annullare qualsiasi cosa. Però questa legge elettorale senza, senza, senza, ce l’ha una cosa: c’ha l’accordo Renzi-Berlusconi. E questo rimarrà come il marchio di questa legge, perché nessuno si ricorderà dei meccanismi, degli algoritmi, della possibilità di vedere il vincitore dopo le elezioni. Si ricorderà di questo, rimarrà impresso nella mente degli uomini e delle donne di questo Paese. E rimarrà spero non indelebile, perché ci sono ancora altri passaggi parlamentari, marchio finché non verrà rimosso.
Ieri il collega Giorgis ha ricordato la capacità persuasiva della ragione. Citando un mirabile testo di Bertolt Brecht, Vita di Galileo, verrebbe da dire che quella ragione fu raggiunta dopo generazioni e con il sacrificio di Galileo. Ma in discussione terragne come questa, poco valgono i paragoni con chi voleva mettere in ordine il meccanismo celeste dei pianeti e delle stelle. Qui non è ragione contro oscurità: lo voglio dire al collega Giorgis e ai colleghi della minoranza del PD che hanno espresso voti perché questa legge cambi al Senato. Si tratta piuttosto di parole e di scelte, e le parole possono essere usate per svelare o per nascondere. Ed è venuto in mente, in questi giorni di lunghi turni di votazione, un altro testo fondamentale, quello di Romeo e Giulietta quando dice: quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un altro nome sarebbe sempre lo stesso dolce profumo. Quello che voi chiamate Italicum, anche con un altro nome, ha sempre il non dolce, ma pesante olezzo di quello che è chiamato Porcellum! Le leggi si giudicano dall’odore, non da quello che c’è scritto con caratteri di piombo: questa legge si giudicherà dall’odore, ed il suo odore attraverserà l’asettico schermo della televisione e arriverà ad impestilentire tutto il paese ! Se avete veramente voglia di farne a meno, cambiatela al Senato, in modo che questo sia un arrivederci e non un addio.
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