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Mercoledì, 12 marzo 2014

Sel vota contro l’Italicum e mostra la Costituzione

Sel voterà contro l’Italicum, per una serie di “senza” che caratterizzano la riforma elettorale. Ma, soprattutto, perché è  «una legge senza la Costituzione, perché  questa legge elettorale vi verrà bocciata perché viola articoli fondamentali». Lo afferma il capogruppo Gennaro Migliore intervenendo per le dichiarazioni di voto.

Tutti i deputati di Sel hanno mostrato in Aula il testo della Costituzione. «E’ una legge elettorale senza», insiste Migliore: «Senza la parità di genere, che non è una concessione ma una condizione naturale della rappresentazione della società; senza la possibilità di scegliere perché avete scelto di continuare sulla strada delle liste bloccate; una legge senza milioni di cittadini – sottolinea il capogruppo di Sel – perché c’è una croce e i chiodi li ha messi Verdini, e sono le liste bloccate e le soglie di sbarramento all’8% che così alte ci sono solo in Russia al 7 e in Turchia al 10 e ciò significa escludere milioni di cittadini; senza la certezza del voto, perché voti la Lega al nord ed eleggi un leghista con lo 0,1% in Molise, come si fa a concepire un tale flipper?».

legge elettorale costituzione 2

Insomma, per Sel è una legge «senza conflitto di interessi, è una legge senza le primarie; senza il voto agli studenti erasmus; e soprattutto è una legge elettorale senza la Costituzione». Ma, conclude Migliore, «questa legge con una serie di senza una cosa ce l’ha, è l’accordo Renzi-Berlusconi e questo rimarrà impresso nella mente degli italiani ed ha sempre l’olezzo della porcata. Cambiatela al Senato»

 

Il testo della dichiarazione di voto di Gennaro Migliore sulla legge elettorale detta Italicum:

 

Guardando questo provvedimento ho cercato di immaginarne un filo conduttore, un nome, e mi è venuto in mente che, chiamandosi Italicum, si poteva a ricordare un bellissimo saggio di Alberto Arbasino, che si chiamava Un paese senza.

Ecco, io, se dovessi discutere in pubblico e descrivere questo progetto di legge elettorale, direi che è «una legge elettorale senza», perché è una legge elettorale senza la parità di genere, una parità di genere che non è una concessione – è stato detto in autorevoli interventi da colleghe e colleghi di questo Parlamento – è una condizione naturale della rappresentazione della società, è qualcosa che dovremmo considerare connaturato alla nostra ricerca di rimozione delle diseguaglianze.

È una legge elettorale senza la possibilità di scegliere, perché avete scelto di continuare sulla strada delle liste bloccate. State cercando di dire, fuori da quest’Aula, che una lista bloccata più breve, fino a sei candidature conoscibili, in realtà non sia bloccata. Ma io voglio dire a chi è fuori di qui, che quelle liste bloccate in 120 collegi plurinominali in effetti eleggeranno quasi sempre solo il capolista. E siccome non avete voluto la parità di genere, i capi partito decideranno su principi di affidabilità, che, come si sa, sono innanzitutto principi maschili di affidabilità; una incapacità di mettere in pratica quella volontà della gran parte dell’elettorato di scegliere con due preferenze – un uomo e una donna – su liste che non avessero capi lista ripetuti e, quindi, si potrà avere nella vostra regione, in Campania piuttosto che in Puglia o in Lombardia, magari lo stesso nome che si ripete stancamente in tutti i collegi, alla faccia di quello che diceva la Consulta rispetto alla lunghezza effettiva delle liste bloccate.

Una legge elettorale senza milioni di cittadini, perché in ossequio a quelli che sono i chiodi con cui avete inchiodato questo Paese su questa legge elettorale, che è una croce – i chiodi li ha messi Verdini, si chiamano liste bloccate e si chiamano sbarramento all’8 per cento – lo avete fatto perché a Forza Italia dev’essere più semplice richiamare all’ordine chi, come anche in quest’Aula, parla contro questa proposta di legge e poi vota a favore. Penso che voi abbiate dimenticato, in queste alchimie di partito, che mettere una soglia dell’8 per cento, che c’è solamente in Russia, al 7 per cento, e in Turchia, al 10 per cento, significa escludere milioni di cittadini, che autonomamente vorrebbero organizzarsi indipendentemente da quelle che sono le volontà dei partiti principali. Un Paese senza rappresentanza adeguata in Trentino Alto Adige. Si è detto, all’interno di quest’Aula, di come si stanno modificando proprio su misura di quelli che sono i contraenti di questo patto: un Paese con le coalizioni al 12 per cento, senza la possibilità di mettersi insieme, con soglie di sbarramento alte anche dentro le coalizioni.

Una legge elettorale senza la certezza del voto: voti, come ha spiegato il collega Bragantini, la Lega al nord ed eleggi un leghista con lo 0,1 in Molise. Ma come si fa a concepire un meccanismo di questo genere, un tale flipper che impedisce ai cittadini di poter contribuire sinceramente all’elezione di chi poteva essere il proprio rappresentante ? Noi, noi, abbiamo difeso fino alla fine la legge Mattarella, quella dei collegi uninominali, non quelli che l’hanno portata qui dentro come una bandiera e un vessillo e poi l’hanno lasciata cadere, e lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: con i vostri voti avremmo potuto far passare il Mattarellum ed impedire questo scempio.

Una legge senza il conflitto di interessi. C’è stato autorevolmente spiegato, con linguaggio quasi leguleio, che non si  potevano fare degli emendamenti troppo rabberciati: e perché non li avete fatti voi di migliori, care colleghe e cari colleghi del PD, esperti del diritto e del conflitto di interesse ? Perché non li avete fatti voi ? Perché, come qualcuno ha detto, non era il momento. Io penso che da vent’anni non è il momento del conflitto di interessi e oggi questo conflitto di interessi non riesce neanche a superare la prova di un semplice emendamento che stabilisce le incompatibilità.

È un Paese e una legge elettorale senza il voto per le primarie. Non basta dire: le faremo noi. Le avremmo gradite maggiormente se fossero state uno strumento all’interno del quale selezionare queste liste corte con la preferenza e con le primarie.

Un Paese senza il voto agli studenti Erasmus. Anche su questo ho sentito delle giustificazioni incredibili: non possiamo perché non ci sono tecnicamente gli strumenti. Avete gli strumenti tecnici per fare qualsiasi cosa e volete impedire agli studenti, magari a quelli che ci ascoltano in questo momento per radio, di votare, di esercitare il loro diritto di voto? Ma che roba è?

È soprattutto una legge elettorale senza la Costituzione perché questa legge elettorale vi verrà bocciata per pregiudizio di costituzionalità, perché viola articoli fondamentali: l’articolo 3 della Costituzione repubblicana votata in quest’Aula, l’articolo 3 sull’uguaglianza, l’articolo 48 sul voto libero, diretto, uguale.

Ed è stata anche una legge elettorale senza una discussione in Commissione né poco né punto. Si è fatto tutto in Aula attraverso una serie di plichi e di, come si dice al paese mio, imbasciate che venivano portate da fuori – e, per chi sa un po’ di napoletano, sa che questo non è proprio un termine gradevolissimo – in modo tale che si potesse annullare qualsiasi cosa. Però questa legge elettorale senza, senza, senza, ce l’ha una cosa: c’ha l’accordo Renzi-Berlusconi. E questo rimarrà come il marchio di questa legge, perché nessuno si ricorderà dei meccanismi, degli algoritmi, della possibilità di vedere il vincitore dopo le elezioni. Si ricorderà di questo, rimarrà impresso nella mente degli uomini e delle donne di questo Paese. E rimarrà spero non indelebile, perché ci sono ancora altri passaggi parlamentari, marchio finché non verrà rimosso.

Ieri il collega Giorgis ha ricordato la capacità persuasiva della ragione. Citando un mirabile testo di Bertolt Brecht, Vita di Galileo, verrebbe da dire che quella ragione fu raggiunta dopo generazioni e con il sacrificio di Galileo. Ma in discussione terragne come questa, poco valgono i paragoni con chi voleva mettere in ordine il meccanismo celeste dei pianeti e delle stelle. Qui non è ragione contro oscurità: lo voglio dire al collega Giorgis e ai colleghi della minoranza del PD che hanno espresso voti perché questa legge cambi al Senato. Si tratta piuttosto di parole e di scelte, e le parole possono essere usate per svelare o per nascondere. Ed è venuto in mente, in questi giorni di lunghi turni di votazione, un altro testo fondamentale, quello di Romeo e Giulietta quando dice: quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un altro nome sarebbe sempre lo stesso dolce profumo. Quello che voi chiamate Italicum, anche con un altro nome, ha sempre il non dolce, ma pesante olezzo di quello che è chiamato Porcellum! Le leggi si giudicano dall’odore, non da quello che c’è scritto con caratteri di piombo: questa legge si giudicherà dall’odore, ed il suo odore attraverserà l’asettico schermo della televisione e arriverà ad impestilentire tutto il paese ! Se avete veramente voglia di farne a meno, cambiatela al Senato, in modo che questo sia un arrivederci e non un addio.

 

Commenti

  • Dario

    Migliore ha detto tutto, complimenti per l’intervento. Noi siamo diversi da questa gente. Colgo l’occasione per aprire un dibattito con gli altri utenti: voi non pensate che, nonostante l’Italia sia un anomalia in ogni campo, comprese le pari opportunità e facilità d’accesso alla politica e alle istituzioni per le donne (in altri paesi non si pone di fatto un reale problema), siano comunque sessiste le quote rosa, col ragionamento “dobbiamo garantire metà dei seggi alle donne, prescindendo dalle loro capacità”? Non che si possa scendere al di sotto dei livelli stabiliti da certi onorevoli, ma già nella segreteria di Renzi non brillano per intelligenza le donne così come non lo fanno gli uomini. In realtà poi introducendo le preferenze come in un paese democratico, tutti questi problemi nemmeno si porrebbero. Ecco cosa porta un Parlamento di nominati: una marea di sciocchi e di sciocche. Sel è un bel caso di alta partecipazione di quote rosa di grande qualità, invece: PD e FI non ragionano come noi…

  • Valium

    Ti meriti una medaglia per la frase “Colgo l’occasione per aprire un dibattito con gli altri utenti” cosa molto rara di questi tempi.

    Detto questo, la gestione delle quote rosa è ambigua. Seguo la politica da poco ed in effetti mettere per legge metà uomini e metà donne all’inizio mi sembrava davvero strana. Poi però basta guardare la percentuale di donne all’interno del Parlamento e la realtà italiana. In Italia il primo voto a suffragio universale a causa anche dell’avvento del fascismo è arrivato tardissimo: 1946. Con la presenza della forte morale cattolica, conservatrice, statica, alle donne sono mancate sempre leggi importanti, come l’aborto, le dimissioni in bianco ecc…

    Lo dico qui e non me ne vergogno: io mi sono adattato alla linea di Sel perché di Sel mi fido, specie in quegli argomenti di cui non sono tecnico, vedi droghe leggere (prima ero contrario, con Sel do fiducia), quote rosa (prima tendenzialmente contrario, ora do la fiducia), adozioni omosessuali (prima ero contrario, ora do la fiducia). Quindi guardando la situazione italiana e aggiungendo il fatto che voglio bene a questo Paese, credo che almeno in questi primi decenni del 3° millennio le donne devono essere tutelate da tutti quegli atteggiamenti che le hanno sempre limitate. Quando le donne si saranno affermate, con l’educazione scolastica, la concretizzazione della pari opportunità, la diminuzione dei reati di violenza allora le quote rosa saranno superflue, perché la società sarà istriuta naturalmente all’eguaglianza di genere.

    Ovviamente ci sarà lo spostato che dice che noi di Sel pensiamo solo a donne, gay e immigrati, ma che ci possiamo fare…

  • Guido

    Mi spingo a dire che questa prima approvazione di legge elettorale si connette precisamente col discorso capitalista contemporaneo che annette “il tutto” moderatamente perché poi venga gestito da general manager non rappresentativi che di fatto dia ordini al popolo tutto che dovrebbe divenirne dipendente a 360 gradi. Proprio come l’UE, un governo relativo alle elezioni ma non eletto che dirige le politiche pubbliche senza contraddittorio. Per fare un esempio locale, sempre in relazione al concetto predittivo di governance, la funzione dei city manager nei comuni capoluogo o dei direttori generali delle unioni dei comuni non capoluogo che di fatto sostituiscono i presidenti di provincia non risparmiando niente se non il fatto di fare le elezioni. Insomma organi extra istituzionali che dirigono come la famosa “mano invisibile”, oggi implementata dall’oggetto immateriale internet. Penso che la svolta privatistica renziana porti verso destra perché il capitalismo finanziario necessita di manager pubblici e non di imprenditori padroni come poteva essere Berlusconi o Karamanlis, legati comunque ad un consenso popolare elettorale. Scelte sempre più neutre per erodere democrazia. scelte sempre meno rappresentative e sempre più dirigiste. Una fusione tra la tradizione verticistica staliniana del capitalismo di stato sovietico e la gestione patriarcale di estrazione fascio popolare del capitalismo liberale europeo. Questo discorso socio-sistemico precipitato nella crisi della società liberista dopo moderna da a questa legge elettorale italiana la funzione salvifica del fare produttivistico e una parvenza democratica ma riguarda un discorso più ampio di gestione del potere che non ha niente e non può aver niente di sinistra, proprio come le proposte economico-lavoriste di ieri 11marzo.
    La lunga strada che abbiamo davanti é prettamente culturale, poi con la politica possiamo lottare per non far travolgere definitivamente la società europea dall’onda lunga degenerativa che la attraversa. Penso che l’argine d’attacco della lista Tsipras possa e debba entusiasmare le generazioni che rischiano di qui a poco di autodefinirsi cyborg poveri ed oltretutto tristi. Diamoci un respiro lungo e usciamo dai discorsi di breve periodo perché sono più tossici dei concetti tipo capitale umano che caratterizzano la nuova vulgata dei benpensanti e presentabili dirigenti, donne o uomini che siano, anche se forse sarebbe meglio parlare, purtroppo ancora, di maschi e femmine.

  • francesco

    Scusa la domanda, ma c’è qualcosa che non mi torna.
    Gli eletti di Sel non sono anch’essi nominati e catapultati in Parlamento grazie all’alleanza con il PD (il Partito delle “larghe intese”) in virtù di una legge-truffa denominata “Porcellum”?

  • giagio47

    Concordo totalmente le contestazioni di SEL alla nuova legge elettorale, ma per dare una scossa veramente di rottura con la linea incostituzionale che sta seguendo il PD, SEL, per protesta, dovrebbe far dimettere la sua deputata Boldrini da presidente della camera.