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Martedì, 8 marzo 2016

Servizio idrico integrato: accogliere subito le istanze per acqua bene pubblico comune

acqua

Accolgo interamente le preoccupazioni sulla proposta di legge sul servizio idrico integrato del Friuli Venezia Giulia , così come espresse da CeVI –Comitato referendario FVG Acqua Bene Comune, Legambiente FVG e Cordicom FVG – Coordinamento dei Comitati Territoriali e dei Cittadini associati del Friuli Venezia Giulia, presentate alla Regione nell’audizione del 18 febbraio scorso, che non sono state prese in considerazione durante i lavori della IV Commissione consiliare sul ddl regionale n.135, giovedì scorso.

L’obiettivo di creare un ente unico, l’Ausir, per gestire l’acqua dei cittadini della Regione va nella direzione diametralmente opposta a quella su cui SI – SEL si muove, in Parlamento, di concerto a livello nazionale con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua e coerentemente con i risultati del referendum del 2011.

Questa settimana va in discussione in commissione Ambiente a Montecitorio la proposta di legge “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”, compresi gli emendamenti voluti dal Partito democratico che tendono allo smantellamento delle proposte referendarie, travisano i principi essenziali, come il riconoscimento del diritto umano all’acqua e il modello di gestione pubblica del servizio idrico integrato.

Non ritengo che l’accentramento e l’aggregazione dei gestori del servizio idrico cui si sta puntando in Friuli Venezia Giulia, con unica logica quella del profitto, corrisponda né agli obiettivi del referendum nazionale, né alle istanze delle autonomie locali, né ai principi di sussidiarietà e partecipazione: non si rende efficiente ed efficace la gestione del servizio idrico affidandola ai meccanismi della tecnocrazia, anche se questo pare essere consequenziale alle scelte di governo di una Regione che via via accumula competenze sottraendole agli enti locali. Tra l’altro, e paradossalmente, disegnando una suddivisione geografica dell’Ausir che ripropone proprio le suddivisioni di quelle Province che si stanno smantellando a favore delle UTI.

La contrarietà alla legge regionale da parte delle comunità e delle associazioni è tale da non poter essere ignorata o zittita. Sindaci e amministratori stanno firmando un appello per sospendere la discussione del provvedimento e di rivedere le norme, ed è già stata manifestata l’intenzione di chiedere un referendum abrogativo se la legge fosse approvata.

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