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Venerdì, 20 maggio 2016

Sinistra italiana al fianco dei lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca

Manifestazione studenti e lavoratori della scuola contro il Governo Monti

Nel momento in cui la crisi economica ha dato origine in tutto il Paese a una preoccupante depressione civile è necessario sostenere con convinzione le rivendicazioni dei lavoratori della scuola, dell’università e della ricerca in sciopero generale domani 20 maggio. Il mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro − fermo da sette anni, la mancata risposta alle difficoltà del personale ATA ignorato dalla cosiddetta Buona Scuola e ripetutamente colpito da tagli ai salari e agli organici, la stabilizzazione di tutti i precari, l’allargamento dei poteri dei dirigenti scolastici, ormai sempre più schiacciati sull’amministrazione piuttosto che sull’organizzazione della didattica: sono tutte questioni che attendono una risposta di segno opposto a quanto fatto fino ad ora dal governo Renzi.

Lo afferma il deputato di Sinistra Italiana Carlo Galli, componente della commissione Cultura di Montecitorio.

La legge 107 si colloca all’interno di un disegno ideologico più ampio, teso a cambiare − insieme alle riforme costituzionali ed elettorali e al diritto del lavoro − forma e sostanza della nostra democrazia, prosegue Galli. Questo movente ideologico si manifesta nell’aver assunto un’interpretazione dell’autonomia scolastica come concorrenza, e quindi disuguaglianza, fra scuole pubbliche, e nell’aver escluso il sapere critico come fondamento e finalità dell’educazione scolastica. Per queste ragioni, continua l’esponente di SI, è necessario sostenere la raccolta di firme per l’abrogazione delle norme della legge Giannini-Renzi, lanciata dalla Flc Cgil. Lo sciopero generale e il referendum abrogativo sono le armi democratiche che consentono di sollevare il dibattito pubblico sugli enormi problemi dell’accesso universale alla scuola, al sapere e all’alta formazione universitaria.
Il governo ascolti e dia risposte concrete a questi lavoratori, penalizzati dalla Buona scuola che di buono evidentemente ha ben poco, e dai tagli agli investimenti pubblici per l’università e la ricerca, mortificando, tra l’altro il diritto universale allo studio, conclude Galli.

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