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Venerdì, 6 maggio 2016

Sos Emergenza Cultura, a Roma sabato per salvare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico

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«Lo sviluppo della cultura che la Repubblica è chiamata a promuovere, secondo l’articolo 9 della Costituzione, non può essere inteso come mero sfruttamento economico del patrimonio. Invece, pare questa la logica del governo Renzi che sacrifica la tutela del paesaggio e del patrimonio, subordinandola alla filosofia dei beni culturali come pozzi petroliferi». Queste le ragioni, come spiega in una intervista a Repubblica, che hanno spinto lo storico dell’arte Tomaso Montanari ad organizzare la manifestazione di domani, a Roma, dal titolo “Emergenza cultura”, che riunisce storici dell’arte ed i professionisti del mondo della cultura come Massimo Bray, Pippo Civati, Luisa Corrain, Andrea Emiliani, Maria Pia Guermandi, Salvatore Settis.

«Subito dopo l’insediamento, incontrai il ministro Franceschini e mi disse che Renzi voleva eliminare le soprintendenze. Ma disse anche che si sarebbe opposto, che avrebbe fatto di tutto per riformarle senza depotenziarle. Invece è quello che è successo con la legge Madia, che le subordina ai prefetti, e con la riforma Franceschini, che ne cancella le specificità – accorpando le archeologiche a quelle storico-artistiche e architettoniche e separa tutela e valorizzazione. Come ha scritto Salvatore Settis, la linea di pensiero che emerge considera le soprintendenze e la tutela come una ‘bad company’, distinta dalla ‘good company’ che sarebbero i musei», «il problema della riforma è che misura il loro successo solo in base a quanto incassano. Mentre non ci può essere valorizzazione senza tutela. Il Louvre è straordinario perché punta sulla ricerca, che in Italia è mortificata: basti pensare alle soprintendenze lasciate senza risorse e personale».

L’assunzione di 500 funzionari? «Numeri risibili, non sostituiranno neppure chi andrà in pensione. Per completare l’organico del Mibact servirebbero almeno 1.400 professionisti, ma il reale fabbisogno secondo noi è di 7mila». E il miliardo stanziato dal Cipe per la cultura? «Concentrarlo su 33 progetti, mentre intorno si lascia il patrimonio in abbandono perché non si finanzia l’ordinaria amministrazione, è come rivestire un uomo nel deserto con uno smoking, senza però dargli da bere. Si danno 100 milioni a Firenze per l’Auditorium e i Grandi Uffizi, ma intanto a Pisa la chiesa di San Francesco, con la tomba del Conte Ugolino, è in parte crollata e non si fa nulla. Bisogna far vivere quel patrimonio diffuso che è la vera ricchezza, forse non economica ma culturale, del Paese».

Alla manifestazione ha aderito Sinistra Italiana. La gestione ordinaria del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese è a rischio.  E gli annunci e gli stanziamenti governativi non contribuiscono certo ad invertire il processo, anzi: siamo di fronte ad una sistematica operazione di stravolgimento della funzione pubblica del settore cultura, con la delega sostanziale di ogni iniziativa ai prefetti, considerando gli esperti – che peraltro sono sempre meno – un inutile orpello, e dando sempre più spazio ai privati.
Hanno ragione gli intellettuali, gli operatori dei Beni Culturali ha lanciare un disperato grido di allarme con il corteo di domani mattina per le vie di Roma.
Sinistra Italiana, che già nei giorni scorsi ha incontrato gli organizzatori della mobilitazione, ci sarà con i propri militanti e con una delegazione parlamentare guidata dal capogruppo Arturo Scotto, dalla VicePresidente della Commissione Ambiente di Montecitorio Serena Pellegrino, da Stefano Fassina e Giulio Marcon.

Gli appuntamenti: ore 11: concentramento in piazza della Repubblica

ore 12: partenza del corteo
ore 13: arrivo in Piazza Barberini, ove si terrà il comizio di chiusura.

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