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Venerdì, 11 dicembre 2015

Sulla lettera dei sindaci

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Ho letto con attenzione la lettera dei sindaci di Milano, Genova e Cagliari, pubblicata ieri sui maggiori quotidiani italiani, e ne ho colto con favore lo spirito positivo e propositivo.

Ma parlare oggi di centro sinistra e riproporre plasticamente le coalizioni che hanno contraddistinto le belle stagioni di Pisapia,Doria e Zedda mi sembra difficile, in quanto la parte maggioritaria di quelle esperienze, il Partito Democratico, ha cambiato radicalmente natura.

Il riferimento alla vicenda elettorale francese e al rischio di una avanzata di una destra xenofoba e populista anche in Italia è reale, ma non si può contrastare solo riproponendo degli schemi politici che non intercettano più i bisogni di quel popolo che negli anni si è riconosciuto nel centro sinistra. Ed è in questo campo che bisognerebbe cogliere l’esempio francese: Hollande ha perso nelle periferie, ha perso nell’elettorato di riferimento della sinistra tradizionale che, non ricevendo risposte adeguate alle domande di cambiamento espresse col voto ai socialisti francesi, si è rifugiato nell’astensionismo o fra le braccia di Marine Le Pen.

A Genova, città in cui vivo e faccio militanza politica, il centro sinistra guidato da Marco Doria, sindaco da noi sostenuto con forza fin dalle primarie, sta governando fra luci e ombre. La coalizione ha incontrato notevoli difficoltà quando si è scesi nel campo dei contenuti, con una sempre più palese divaricazione fra il Pd e la sinistra (che sotto l’intergruppo Rete a Sinistra rappresenta metà maggioranza).

Il Partito Democratico non può pensare che le scelte nazionali non abbiano ricadute sui territori, perché lo vediamo tutti giorni come queste stiano mutando, generalmente in peggio, la nostra realtà.

 

Le recenti elezioni regionali liguri sono state un caso scuola e a quelle dovremmo guardare con attenzione: quando si sostiene una candidata che è distante dai nostri valori, che vince delle primarie palesemente falsate (e su questo strumento andrebbe avviata una ulteriore riflessione), senza ascoltare la propria base ma imponendola come fece Renzi qui in Liguria, il destino è tracciato. E solo grazie alla coalizione che Sel ha contribuito a creare si sono riusciti a drenare un 10% di consenso che latrimenti sarebbero finiti fra Grillo e l’astensionismo.

Genova andrà al voto nel 2017, ma bisognerebbe oggi concentrarsi sul tanto lavoro che c’è ancora da fare nella restante parte di mandato e solo successivamente avviare una vera analisi fra le forze di maggioranza sui risultati ottenuti e su quello che non si è riusciti a fare prima di parlare di coalizioni future, avendo ben chiaro che il centro sinistra che conoscevamo non esiste più e gli assassini di quel progetto politico non siamo certo stati noi.

*Segretario provinciale Sel

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