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Sabato, 24 gennaio 2015

Un weekend di sinistra

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Sarà un fine settimana fervido per la sinistra italiana ed europea. O forse lo sarà per chi ancora crede che la redistribuzione e l’uguaglianza, la solidarietà e la libertà abbiano ancora un fondamento per chi non si rassegna allo stato di cose presenti, indipendentemente se riesca o meno a dirsi oggi di sinistra.

In Grecia, nel paese simbolo dello scotto pagato alle politiche di austerità che hanno impoverito la maggioranza dei cittadini e reso l’Europa il terreno dello scontro tra finanza ed economia reale, si vota per eleggere il nuovo governo. Secondo i sondaggi in testa c’è Syriza, la formazione di sinistra guidata da Alexis Tsipras, la quale ha fatto delle battaglie in favore dei cittadini più poveri il cuore della sua proposta di governo e della sua pratica di lotta quotidiana.

A Milano, la sinistra si incontra nella tre giorni organizzata da Sel, dal titolo significativo “Human Factor”, a sottolineare che il fattore del cambiamento non può che essere, anche da noi, una politica che mette al centro chi oggi paga di più la crisi e le politiche scellerate di questi anni, politiche che hanno arricchito gli 85 ultra miliardari a danno dei tre miliardi e mezzo più poveri nel mondo. Se c’è una cosa di sinistra oggi, si tratta di una cosa che è innanzitutto umana: invertire la tendenza che impoverisce i più a vantaggio di pochi.

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Commenti

  • FabioBernieri

    L’unica cosa intelligente che potrebbero fare ORA i vari Vendola,
    Ferrero, Civati ,, etc è questa ; sul modello greco azzerare i
    partitini, sciogliersi in un grande movimento di base che inizia da capo
    a costruire la sinistra nelle piazze, nei quartieri, tra le persone,
    creando comitati di sostegno per la sanità, per i farmaci gratuiti, per
    il cibo, la lotta alla povertà, le mense popolari etc cioè investire le
    residue energie mentali e fisiche nella ricostruzione del rapporto con
    le persone , gli ultimi, i poveri, naturalmnete sostenendo le battaglie
    sindacali. Solo così, come ha fatto Syriza, e Podemos, potremo anche
    noi sperare di ricostruire la sinistra. Non con un semplice patto a
    tavolino tra i soliti “capetti”.