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Mercoledì, 1 ottobre 2014

Una controriforma che elimina diritti e non da niente ai precari

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Il Jobs Act arrivato oggi nell’aula del Senato non è diverso, nella forma e nel metodo, dalle altre misure proposte o varate dal governo Renzi: un sostanziale taglio dei diritti, in questo caso dei lavoratori, o della democrazia, come nella riforma istituzionale, viene camuffato, con la complicità dell’intero sistema mediatico, e presentato come il suo contrario.  Esattamente come la riforma istituzionale, la delega sul lavoro non è una riforma ma una controriforma.

Prima di tutto bisogna dire che si tratta, in larghissima misura, di una delega in bianco. Sotto la minaccia esplicita delle elezioni anticipate, il Parlamento si appresta a votare a scatola chiusa quel che il governo deciderà di fare. La discrezionalità concessa all’esecutivo è assoluta.

Per quel che invece è già scritto la quadro è chiaro:  la mazzata ai diritti, sul piano concreto e ancor più su quello simbolico, è reale. Le misure che dovrebbero “compensare” i tagli allargano la platea degli ammortizzatori sociali oppure sfoltendo la giungla dei contratti atipici, al momento ben 47, sono invece finte. Gli stanziamenti sono esigui, le coperture per le altre voci inesistenti. I tagli invece sono concreti: cancellazione della cassa integrazione in deroga e della mobilità, con sussidio ridotto a 12 mesi.

E’ opportuno notare che la già esigua cifra di un miliardo e mezzo di euro, va riconsiderata alla luce del taglio della cassa integrazione in deroga, e diventa così del tutto inconsistente.

SEL ha presentato circa 350 emendamenti. Non per conservare l’esistente ma per fare davvero quel che Renzi dice di voler fare solo a parole: ripristinare il contratto a tempo indeterminato come forma davvero “tipica” del contratto di lavoro; introdurre un vero ammortizzatore sociale adeguato alla modernità, dunque il reddito minimo; disboscare realmente la giunga del precariato portando a 5 o al massimo 6 i contratti; portare al massimo a un anno il periodo di lavoro senza tutela, passato il quale dovrebbe essere applicato anche l’art. 18.

Se Renzi volesse fare quello che afferma, il governo farebbe propri almeno alcuni di questi emendamenti, in particolare quello sulla riduzione dei contratti da 47 a 6. Non lo farà perché non è questo, purtroppo, l’obiettivo della sua legge. Che non mira ad allargare i diritti, come sarebbe effettivamente necessario e urgente fare, ma a cancellare quelli residui.

*Presidente gruppo Misto-Sel al Senato

Commenti

  • Palmieri Gino

    Ora finalmente si vedrà, quanto è democratico il p.d ,quanto ascolterà chi la pensa diversamente sulla questione del lavoro ,sull’analisi della crisi e sui rimedi possibili; i quali non possono essere quelli adottati da mezzo secolo e fallimentari. Avanti cosi, le proposte di sel che avete elaborato sono ragionevoli e lungimiranti , vanno oltre la vuota speranza che tanti si affrettano a predicare ogni giorno .