Sei in: Home › Attualità › Notizie › Unioni civili, votiamo no alla legge. E non ci arrendiamo
Giovedì, 25 febbraio 2016

Unioni civili, votiamo no alla legge. E non ci arrendiamo

La dichiarazione di voto al Senato di Sel.

Signor Presidente, colleghi senatori, il sentimento più forte, in questo momento, è per noi di SEL e Sinistra Italiana l’amarezza.

Avevamo la possibilità di far fare al nostro Paese un grande passo avanti in termini non solo di legislazione, ma anche di cultura e civiltà. Eravamo arrivati a un passo dal riuscirci. C’era una maggioranza parlamentare pronta a farlo. Abbiamo mancato l’obiettivo nell’ultimo tratto di strada, perché alla fine hanno prevalso calcoli meschini, astuzie parlamentari di piccolo cabotaggio, interessi di partito ed elettorali, paura di sondaggi drogati da un’informazione spesso parziale e scorretta. Dai calcoli e dagli opportunismi politici vi avevamo messo in guardia perché eravamo chiamati a sanare dopo trent’anni il vuoto e l’arretratezza del nostro Paese nel campo dei diritti civili.

Avevamo detto all’inizio del percorso di questo disegno di legge, che per noi era già una mediazione, che mai, a fronte di una questione di così vitale importanza come il riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso e la cancellazione di una discriminazione odiosa, avremmo guardato alla convenienza gretta, mai avremmo fatto prevalere calcoli basati sull’interesse di partito. Così è stato. Non lo abbiamo fatto neppure una volta e, purtroppo, siamo stati gli unici.

 

Il Movimento 5 Stelle si è assunto una grave responsabilità e con la sua scelta ha offerto su un piatto d’argento al Partito Democratico l’alibi per concludere accordo al ribasso (Applausi delle senatrici Bencini e Bisinella) con chi sin dall’inizio ha lavorato per abbattere questa legge, a chi non ha perso occasione per offendere, insultare e cercare di umiliare tutte le persone interessate (Applausi dal Gruppo Misto-SEL e della senatrice Bencini), i bambini, le coppie omosessuali e le coppie omogenitoriali. In questo modo avete dato l’alibi per una fiducia utile a ricompattare le proprie file e la propria maggioranza di Governo.

Il testo del maxiemendamento è stato partorito dall’accordo, quello sì davvero «contronatura», tra chi questa legge aveva detto di volerla e chi l’ha sempre ostacolata. È anche questo un insulto e un’offesa. Che senso ha togliere il vincolo di fedeltà dalle unioni civile se non per bollare le coppie omosessuali con il marchio della promiscuità? Dal punto di vista giuridico, l’eliminazione di quel vincolo è di fatto priva di conseguenza. Il suo intento è palesemente ideologico: non si tratta solo di marcare la differenza tra le unioni civili e il matrimonio, ma di farlo nella maniera più odiosa, con un testo che nella sua formulazione attuale innalza la bandiera del peggiore e più vergognoso pregiudizio. Vorrei chiedere a chi per mesi si è battuto coerentemente per una legge che abbattesse le discriminazioni: come fate ora a gioire per un testo che non solo fa proprio il più vieto e disgustoso pregiudizio, quello sugli omosessuali promiscui, incapaci di dar vita a una vera coppia, a una vera famiglia, ma addirittura lo trasforma in legge dello Stato? Questo accordo al ribasso con fiducia non era obbligato, neppure dopo le scelte del Movimento 5 Stelle. È giusto dirlo chiaramente perché, in questi giorni, con la solita complicità di un sistema mediatico, sono state spacciate per verità solari quelle che non erano certamente verità. Nulla ostava a seguire il corretto iter parlamentare votando il disegno di legge Cirinnà emendamento per emendamento, tanto più dopo la non ammissione degli emendamenti premissivi da parte del Presidente del Senato.

Il risultato sarebbe stato un testo comunque migliore di quello che vi apprestate a votare. Noi ci troviamo, in effetti, come già rilevato da molti miei colleghi, di fronte a un caso molto particolare e contraddittorio, perché il Governo ha scelto per l’ennesima volta la strada della forzatura e dell’umiliazione del Parlamento, imponendo il voto di fiducia, ma anche contemporaneamente del cedimento, perché ha permesso di avere l’ultima parola su questa legge ai nemici giurati della stessa legge. Renzi, oggi, pone la questione di fiducia sulla sua stessa resa.

Questa forzatura e questo cedimento, viene ripetuto e puntualmente amplificato dai media 100 volte al giorno, erano necessari per salvare la legge. Noi non crediamo sia così.

Il Presidente del Consiglio non ha deciso di ricorrere alla fiducia per salvare la legge ma per salvare la compattezza dei suo partito e della sua maggioranza. Sull’altare di questo calcolo di bottega non ha esitato a sacrificare i diritti di persone reali, in carne e ossa, e prima di ogni altro, dei bambini.

Oggi il titolo del «Manifesto» sintetizza purtroppo una triste verità: “Figli di un dio minore”. È esattamente quello che questa legge sancisce: la divisione tra bambini di serie A e di serie B, tra figli del santo matrimonio e figli della colpa, come si diceva un tempo. C’è qualcosa di assurdo e paradossale nell’esito di un legge che, nata per porre termine a una intollerabile discriminazione, finisce per riproporla e blindarla proprio a danno di chi è più debole e di chi maggiormente avrebbe bisogno di essere protetto da pregiudizi e discriminazioni.

Eppure proprio questa assurdità e il frutto dell’accordo che il Governo e il Partito Democratico hanno deciso di stringere. Proprio come gli antichi figli della colpa, anche i figli delle coppie omogenitorialità dovranno d’ora in poi affidarsi alla clemenza della corte. Perché è vero, la legge consente ai giudici di supplire con le loro sentenze allavacatio legis. Però non sono sicura che sia un risultato di cui vantarsi e per il quale il Parlamento possa complimentarsi con se stesso.

Dopo questa legge tutto resterà affidato alla discrezionalità dei giudici, che peraltro iniziano a essere stanchi di questa continua delega da parte della politica. Si prosegue così in quel percorso di abdicazione della politica ai propri compiti e alle proprie prerogative che ha contribuito in maniera determinante alla sfiducia e al distacco dei cittadini nei confronti della politica stessa. Non mi sembra un risultato di cui gloriarsi e di cui ci si possa dichiarare soddisfatti.

Ci è stato detto ieri che la ferita verrà sanata al più presto grazie a una legge complessiva sulle adozioni che affronterà, di nuovo, anche il tema delle adozioni delle coppie omogenitoriali e che verr à approvata rapidamente con corsia preferenziale. Vorremmo tanto crederci, ma non ci è facile. L’accordo che avete stretto negli ultimi giorni non spiana la strada a una legge sulle adozioni: la sbarra.

Quel disegno di legge verrà presentato, ma temiamo che finirà dove è già finito quello sull’omofobia: dimenticato da mesi in un cassetto. Noi, insieme con molti altri e con tutto il movimento LGBTQ, volevamo una legge che mettesse finalmente fine alle discriminazioni, una legge sena per riconoscere e dare diritti. Avevamo accettato anche un testo chiaramente di mediazione, pur di arrivare finalmente ad abbattere la vergogna delle discriminazioni. Ma questo testo è lontano da questo obiettivo.

I senatori di SEL e Sinistra Italiana, voteranno contro, non solo perché una forza di opposizione non vota la fiducia al Governo, ma anche per il contenuto di questa legge è molto lontano da ciò per cui abbiamo lavorato. Ma noi non ci arrendiamo. Continueremo la nostra battaglia politica e culturale alla Camera e nel Paese, perché ci sono insopportabili le discriminazioni, soprattutto verso i più deboli e verso tutte le forme diverse d’amore

Commenti

  • alberto ferrari

    Nulla di nuovo: la Riforma Sanitaria nel 1968 e la legge 300 nel 1970, furono entrambe approvate con l’astensione del Pci pur avendo quest’ultimo ampiamente partecipato alla formulazione di entrambe le leggi. Fu a mio parere un grave errore politico.