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Venerdì, 22 maggio 2015

Vertenza Whirlpool: senza un’idea di politica industriale non potremo difendere le nostre aziende

WHIRLPOOL-INDESIT

Non possiamo essere soddisfatti della risposta che il governo ci ha dato stamattina in Aula all’interpellanza presentata da Sinistra Ecologia Libertà.
Intanto per l’approccio che il governo ha rispetto a tutte le vertenze che ci sono in questo Paese.
Infatti, una cosa è il ruolo del sindacato, delle rsu, delle lavoratrici e dei lavoratori, che, giustamente, vivendo in prima persona gli effetti delle decisioni che vengono prese e che incidono nella loro condizione materiale di vita, non possono fare altro che provare a difendere la loro attività produttiva e i livelli occupazionali.

Altra cosa è invece il ruolo di un esecutivo che vuole governare i processi. Il Governo Renzi invece continua tutte le volte a discutere una vertenza sempre in maniera slegata dall’altra e senza avere in testa un quadro complessivo di politica industriale per questo Paese. È ovvio che, specialmente in questi anni di crisi, tutte le volte che ci troviamo di fronte ad una vertenza difficile, anche con tutta la buona volontà da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, quando si arriva al dunque, prima si consente alle multinazionali di venire nel nostro Paese a fare shopping e poi scopriamo che il loro intento è quello di chiudere o ridimensionare le attività produttive prendendosi solamente fette di mercato. Con la Whirlpool sta succedendo la stessa cosa. Il governo solo qualche mese fa, in riferimento alla vendita della Indesit company alla multinazionale americana, ha parlato di “grande operazione” per salvare le attività produttive, l’industria italiana e i livelli occupazionali, salvo poi scoprire che, acquisito il marchio e quote di mercato, la Whirlpool presenta il conto degli esuberi e delle chiusure degli stabilimenti.

Ecco, se tutte le vertenze, le situazioni di crisi, le vendite, non si inquadrano dentro un’idea generale di politica industriale, temo che sia impossibile venirne a capo.
L’altra cosa impressionante è che si consente a queste aziende di beneficiare anche di finanziamenti pubblici. Perché è vero che ci sono in campo degli stanziamenti da parte della Whirlpool ma ci sono fondi stanziati anche da parte delle regioni al fine di mantenere questi siti produttivi. Ad esempio, la regione Campania ha stanziato 50 milioni per il mantenimento delle attività produttive a Napoli e a Carinaro a Caserta, e contemporaneamente sono proprio questi i siti che rischiano di chiudere. Proprio quelli dove la regione ha messo dei soldi. C’è un’incongruenza in tutto questo che veramente è inaccettabile.

Un governo serio non può non avere chiaro quali siano i settori e le attività sulle quali occorre investire e quali siano quelli strategici che occorre tutelare e difendere. Se guardiamo a Finmeccanica, ad esempio, vediamo che lì abbiamo perso altre tecnologie importanti, altre attività produttive fondamentali, dai trasporti all’energia.
Il governo deve avere la capacità e la forza di stringere ai tavoli negoziali le aziende, anche straniere, che vengono nel nostro Paese, perché è nel nostro Paese che devono investire garantendo occupazione e siti industriali. Non possono pensare di fare quello che vogliono.

Tornando in maniera più specifica alla vertenza Whirlpool, ci auguriamo che l’atteggiamento mostrato in questi giorni della ministra Guidi, che ha giudicato inqualificabile il piano della Whirlpool rimanga coerente fino alla fine. Perché se è ovvio che non possiamo che condividere tale giudizio, speriamo al tempo stesso che tale aggettivo “inqualificabile” riferito al piano industriale, non valga solo fino al 31 di maggio, giorno delle elezioni regionali, ma continui a valere anche dal giorno dopo fino a quando non cambino i contenuti di quel piano industriale.
Se il piano industriale della Whirlpool è inqualificabile e anche per noi lo è, il governo deve costringere la proprietà a fare i conti con il nostro sistema Paese, che è fatto sia di mercato che di siti produttivi e di gente che vi lavora e deve continuare a farlo.

L’Italia era uno dei Paesi più industrializzati del mondo con capacità invidiabili nell’innovazione, nello sviluppo di tecnologia, nella manifattura. Il nostro compito è quello di difendere fino in fondo le nostre aziende, la nostra capacità produttiva, le nostre professionalità, i lavoratori e le lavoratrici. Non dovrà essere più consentito a nessuno di prendere le nostre attività produttive soltanto per acquisire marchi e fette di mercato, lasciando morti e feriti sul piano dell’occupazione, depauperando così il nostro sistema produttivo.

Ciccio Ferrara e Lara Ricciatti

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