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Il saccheggio dell’otto per mille

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Per la terza volta in poche settimane i fondi di pertinenza statale dell’otto per mille (circa 140milioni) sono stati saccheggiati dal governo per assicurare le coperture finanziarie ai provvedimenti proposti dall’esecutivo.

La prima volta – per il decreto che sblocca i pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese – sono stati presi 35 milioni di euro. Poi, per assicurare la copertura del decreto del “Fare”, il governo ha prelevato altri 10 milioni. Infine è arrivato il provvedimento sull’ecobonus (incentivi e agevolazioni per il risparmio energetico). E altri 20 milioni sono stati presi dall’otto per mille. In tutto 65 milioni (quasi il 50% dell’intero fondo) in poche settimane.

I fondi dell’otto per mille di competenza statale dovrebbero essere destinati a quattro settori di intervento: rifugiati, lotta alla fame nel mondo, beni culturali e interventi a seguito di calamità naturali. Ma così non è, così non sarà. Quei soldi saranno destinati a coprire i buchi di bilancio. E pensare che solo due mesi fa il parlamento aveva approvato il nuovo regolamento per la gestione dei fondi otto per mille di pertinenza statale che inibiva il governo a saccheggiare i fondi otto per mille e, nel caso, lo impegnava a ripristinare in tempi certi i fondi stornati per altre finalità. Sono bastate poche settimane ed il governo Letta è venuto meno ai suoi impegni.

Non si tratta di una novità. Diversi governi (Prodi, Berlusconi, Monti) negli anni precedenti avevano già preso i soldi dell’otto per mille per finanziare i provvedimenti più disparati: la missione militare in Afganistan, il salvataggio dell’Alitalia, gli interventi dopo le alluvioni. Quei fondi non sono mai stati ripristinati e lo stesso succederà ora.

Si tratta di una sottrazione di fondi ad interventi importanti quali l’integrazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, il restauro di edifici storici e siti archeologici, i progetti di cooperazione internazionale, gli interventi per la ricostruzione dopo le calamità naturali.

E tra l’altro in questo modo il governo viene meno al rispetto della volontà dei contribuenti che avevano scelto di destinare la loro quota di otto per mille alle finalità previste dalla legge e non a quelle di volta in volta espresse dal governo. Pensiamo al caso del contribuente pacifista che pensa di destinare i suoi soldi alla lotta alla fame nel mondo e agli interventi per aiutare i rifugiati e poi si ritrova a finanziare la guerra in Afganistan.

Si tratta di una situazione insostenibile. Di questo passo, da qui a Natale, l’otto per mille statale sarà interamente prosciugato dalle urgenze di finanza pubblica. A questo punto il governo farebbe prima ad abrogare la legge. A salvarsi in questo modo sarà solamente l’otto per mille della Chiesa cattolica. Una storia già vista.

* Deputato indipendente di Sel. Fondatore campagna Sbilanciamoci dal sito dell‘Huffington Post

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