Sei in: Home › Attualità › Notizie › Scuola, basta tagli è tempo di investire senza più perdere tempo
Mercoledì, 15 gennaio 2014

Scuola, basta tagli è tempo di investire senza più perdere tempo

“Siamo state fortunatissime ad aver trovato i biglietti per questa sera”, ci dicevamo all’uscita del teatro San Ferdinando di Napoli dopo aver visto “ Le voci di dentro” un testo del grande Eduardo De Filippo portato in scena dallo straordinario Tony Servillo col fratello Peppe.

Uno spettacolo che a cena, poco più tardi, ci ha offerto tanti spunti di riflessione, di confronto, ma soprattutto la voglia e la forza di voler contribuire a svegliare le cosiddette “coscienze addormentate” sia intorno che dentro di noi.
Siamo due donne, due amiche, due insegnanti che credono che la “crisi” di oggi, morale, sociale, politico-economica, educativa di cui tanti, troppi si riempiono la bocca non è un’emergenza, come un evento inaspettato, ma è un processo che può avere o meno un esito positivo e che sicuramente porta con sé il senso di una durata, di un cambiamento nelle cose. Ma per cambiare le cose è sufficiente “ cambiare verso”?. Non lo sappiamo. Proviamoci però.

E allora, per prima cosa, abbiamo necessità di sottolineare che non tutti possono parlare di scuola e di istruzione pubblica in mancanza delle giuste competenze. Siamo offese nella nostra professionalità dal continuo ciarlare a sproposito su giornali o nel web e di cui è impossibile non imputare la responsabilità agli ultimi 20 anni di negligenza e sistematico smantellamento che la scuola ha subito… Un disastro! Non si può più accettare che, per risanare i debiti di questo Paese, si debba ancora agire sulla spesa per la scuola pubblica: tagliare il numero dei docenti, evitare il rinnovo del contratto fermo al 2009, smettere di pagare i precari, evitare di monetizzare le ferie non godute per chi le maturate di diritto, tagliare i diritti acquisiti bloccando gli scatti di progressione di carriera, richiedere addirittura la restituzione di 150 euro pro capite a quei docenti che per una falla nel sistema di applicazione delle varie manovre finanziarie avevano ricevuto, finalmente, un aumento nei primi mesi del 2013 e per poi, di fronte al montare rapidissimo della protesta, fare marcia indietro dicendo semplicemente “Scusateci, ci siamo sbagliati” Insomma BASTA! La scuola ha già contribuito pesantemente, con bel 8 milioni di euro, al risanamento dei conti pubblici! Non è più prorogabile la cura di cui il sistema dell’istruzione pubblica di questo paese ha necessità, è arrivato il momento di investire e soprattutto di farlo in fretta, senza perdere altro preziosissimo tempo. Non troviamo abbia alcun senso l’ultima trovata del ministro di lanciare un sondaggio-questionario on line in cui studenti, genitori, docenti personale amministrativo e dirigenti intervengano su cosa va e cosa non va nelle nostre scuole, un sondaggio che si immagina concluso in estate per riuscire a trarre qualche risultato con l’inizio del nuovo anno scolastico: questa è inconcludenza o masochismo o incapacità di guardare lucidamente la realtà! Si sceglie di far passare mesi ed anni in attività come questa chiedendoci, come operatori del settore, di star buoni e partecipare operosi al moderno gioco delle grandi consultazioni del “mondo scuola” mentre parallelamente, e il più possibile in sordina, si cerca di far passare provvedimenti sempre e comunque peggiorativi per la nostra professione e per il nostro lavoro. Dove mai potremmo recuperare fiducia nello Stato e riuscire a contare sulla democraticità e la buona fede della politica? Se non si comincia da qui, dal rispetto degli impegni presi, dalla considerazione che lo Stato deve accordare ai docenti che ha formato e ha giudicato idonei ad insegnare, non capiamo davvero il luogo della storia in cui ci troviamo: realtà e finzione si confondono ogni giorno e non si comprende in che direzione dirigere le proprie forze e le proprie aspettative. Due giovani docenti che non hanno scelto questa professione per ripiego ma perchè credono nella sua funzione e ancora la giudicano per alcuni versi entusiasmante, si aspetterebbero da chi come Maria Chiara Carrozza opera tutti i giorni nel ruolo chiave per la gestione del MIUR che le informazioni di cui dice di aver bisogno fossero ovviamente già acquisite, già analizzate, già metabolizzate. Ci aspetteremmo sia pronto, o quanto meno in elaborazione un piano preciso e puntuale, dei rimedi possibili, delle strategie e delle energie necessarie da mettere in campo anche in termini economici, ma non solo… Le sue posizioni e le dichiarazioni ci appaiono, al contrario, un modo per ripartire ancora e ancora dal via senza fare neppure un passo in avanti, ci sentiamo costrette alla velocità delle lumache se non addirittura al passo dei gamberi.

Le professoresse

Anna Riccardi

Maria Chiara Grauso

Commenti