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Soldati italiani in Mali e i rischi di un nuovo Afghanistan

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 Il Parlamento Italiano in questo stralcio di legislatura ha approvato in tutta fretta il decreto sulle missioni all’estero, che ribadisce la presenza dei soldati italiani in Afghanistan senza proporre un calendario chiaro per il loro rientro, ed allo stesso tempo approva la partecipazione italiana ad una serie di missioni europee, tra cui quella di addestramento delle truppe del Mali. Una decina di addestratori italiani partiranno prima del previsto per formare le truppe maliane  nella loro campagna – sostenuta ora da Francia, ma anche da Belgio, Stati Uniti, Canada, Germania o con truppe o con supporto logistico, in quello che rischia di diventare un nuovo Afghanistan.
La situazione in  Mali e nel Sahel era da tempo diventata a rischio, e richiedeva un approccio ad ampio raggio, soprattutto politico. Invece con l’accelerazione dell’opzione militare impressa dal governo francese tutta la regione rischia di precipitare in una guerra senza frontiere, ed in un ulteriore compattamento del fronte qaedista. La  Francia è entrata in Mali via terra ed aria, in un’avventura ad alto rischio. Le stesse dichiarazioni di Hollande fanno capire che non esiste un termine chiaro per la fine dell’intervento legittimato da un’interpretazione “elastica” del mandato del Consiglio di Sicurezza che invece aveva autorizzato il sostengo ad una forza militare panafricana tuttora non in grado di intervenire sul terreno. DI tutto questo il Parlamento non ha discusso, né dei rischi dell’invio, in questa fase di escalation militare, dei militari italiani  finora limitato ad operazione di addestramento di un esercito, che vale la pena di ricordare, è stato attore di un colpo di stato lo scorso anno, e che oggi è principale responsabile dell’instabilità politica del paese, con il nord ormai teatro di guerra, ed il sud, Bamako compresa, con un governo civile debole e sotto scacco. Oggi è a Roma il segretario della difesa – ormai dimissionario – USA Leon Panetta. Chiederà impegni per il programma F35, per l’Afghanistan, per un maggior impegno italiano in Mali. La nostra risposta è: cancellazione del progrsmma F35 e riduzione delle spese militari, ritiro entro il 2013 dall’Afghanistan, diplomazia, cooperazione, e sostengo all’ondata crescente di sfollati, polizia internazionale e non guerra in Mali

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