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Venerdì, 28 novembre 2014

“Basta austerità”. Sbilanciamoci e la contro finanziaria da 27 miliardi

sbilanciamoci

Una manovra da 27 miliardi di euro, a saldo zero e fatta di 84 proposte alternative elaborate da 46 organizzazioni con l’obiettivo di generare risparmi o maggiori entrate da un lato, tagli alla spesa sbagliata e maggiori stanziamenti per quella giusta dall’altro, in 7 aree chiave: Fisco e Finanza, Lavoro e Reddito, Cultura e Conoscenza, Ambiente e sviluppo sostenibile, Welfare e diritti, Cooperazione pace e disarmo, Altraeconomia. E’ la contro finanziaria di Sbilanciamoci! 2015 presentata oggi a Roma, che come ogni anno propone le idee della società civile per uscire dalla crisi e combattere le disuguaglianze sociali. “L’Europa chiede politiche di austerità – si legge nel documento – noi chiediamo di cambiare rotta”.

Gli assi portanti della contromanovra

Sul piano delle entrate gli assi portanti sono due: un fisco più equo e tagli alla spesa pubblica tossica. Nel primo caso si chiede, con una proposta molto dettagliata, non di aumentare, ma di redistribuire il prelievo fiscale dai poveri ai ricchi, dai redditi da lavoro e di impresa ai patrimoni e alle rendite. Per quanto riguarda la spesa pubblica si opta per un riorientamento e una riqualificazione della spesa pubblica tagliando spese militari, sostegno all’istruzione, alla ricerca, alla sanità private e alle grandi opere. Sul piano delle uscite le proposte sono invece tre: l’intervento pubblico in economia (con la riqualificazione del trasporto pubblico locale, la stabilizzazione del personale paramedico precario, assunzione di figure professionali stabili per combattere gli abbandoni scolastici, messa in sicurezza del nostro territorio, etc); la lotta alle diseguaglianze sociali attraverso un sistema di welfare universalistico, che richiede un maggiore investimento nei fondi sociali, nel sistema per l’infanzia pubblico e, soprattutto, l’introduzione di una misura di reddito minimo garantito.

E, infine, una buona spesa pubblica che investe nell’edilizia popolare pubblica (anziché svenderla), nella tutela dei beni comuni (e non nella loro privatizzazione), in un Piano energetico lungimirante, nella preservazione del nostro patrimonio naturale, nel Servizio civile universale e nell’Aiuto pubblico allo sviluppo (con risorse adeguate), nell’economia solidale, a partire dalla destinazione di spazi o aree dismesse di proprietà pubblica o abbandonate dal privato.

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