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Mercoledì, 16 settembre 2015

Contro l’Europa di Orban, con l’Europa di Tsipras

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Sono giorni cruciali per il futuro dell’Europa e del Mediterraneo. La cronaca quotidiana ci restituisce il senso epocale di ciò che sta avvenendo a ogni latitudine del vecchio Continente, ferito dalla violenza delle politiche di smantellamento del Welfare, imprigionato nella gabbia ideologica e materiale delle oligarchie finanziarie e dei loro funzionari politici, spaventato dai fantasmi della povertà: quella indigena cresciuta a dismisura sotto i colpi dell’austerity, quella palesata in forme drammatiche dall’esodo biblico di profughi e migranti.

Sembra l’Europa del primo Novecento, affamata di pane e di populismo, drogata dal nazionalismo, malata di xenofobia e razzismo. Tornano i muri, a segnare l’asimmetria di diritti e di potere tra noi e gli altri. E il fascista Orban, in quell’Ungheria da film dell’orrore, ordina di arrestare i profughi (credo che non ci siano molti precedenti nella storia dell’umanità di un tale esibito livello di barbarie).

In questo mefitico contesto l’archiviazione del blairismo – e cioè del tacherismo di sinistra – con la vittoria di Corbyn nelle primarie del Labour Party, rappresenta un varco significativo nel muro di subalternità al liberismo del partiti del socialismo europeo.

E tra qualche giorno il ritorno alle urne del popolo greco potrebbe consolidare un fronte politico e sociale che, su scala continentale, provi a rovesciare l’agenda della Troika. Difficile non cogliere il nesso di causa-effetto tra impoverimento e rancore sociale, tra austerity e movimenti reazionari: e dunque occorre costruire una relazione forte tra lotta per l’accoglienza di chi scappa dalle brutalità della guerra e redistribuzione della ricchezza, tra solidarietà e giustizia sociale. La questione greca è sempre aperta, nella sua dimensione materiale e nei sui riverberi simbolici. C’è un popolo alla fame e c’è una politica “carolingia” che immaginava il futuro dell’Europa libero dall’ingombro di quel piccolo grande Paese, di quel luogo fondativo di noi stessi, della nostra civiltà e del nostro immaginario.

Tsipras è stato l’unico leader europeo che ha rotto l’incantesimo della retorica liberista: isolato da tutti i governi riformisti (di destra o di sinistra non conta, quando hanno in testa la stessa idea di riforme), stretto in una tenaglia drammatica dal dominus tedesco, il capo di Syriza ha rifiutato il rischio dell’avventurismo implicito nella Grexit, ha accettato un compromesso terribile ma ha aperto una finestra sulla questione decisiva della ristrutturazione del debito ed anche sul senso medesimo di una Unione europea che fugge dalla democrazia e fonda la propria legittimazione sull’autorità dei mercati.

Per queste ragioni è importante che torni a vincere quel Davide ellenico che sa prendersi le sue responsabilità e che non ha paura della volontà del suo popolo.

 

Commenti

  • nino

    quello che si può sperare è che syriza perda le elezioni del 20 settembre. E’ l’unico modo per evitare di sparire definitivamente, posto che, se vincesse, sarebbe obbligata a rispettare il memorandum.Con la sconfitta, invece, si posizionerebbe all’opposizione di un governo proausterità e, dopo qualche anno, con le elezioni anticipate, perchè un governo che persegue questa politica economica suicida perde pezzi, potrebbe intercettare di nuovo il consenso maggioritario dei greci, a patto che la firma del memorandum fosse definitivamente ripudiata.

  • francesco

    Syriza l’aveva già acquisita con le ultime elezioni e con il largo OXI al Referendum.
    Ma a cosa serve la maggioranza se non viene spesa per invertire l’ordine delle cose imposto dalla massoneria finanziaria, fino alle estreme conseguenze? Il riformismo di stampo social-democratico è definitivamente sconfitto. Non c’è più trippa per gatti.
    francesco, il primo

  • Luca

    Un piccolo gigante che prova a dimostrare che le idee della sinistra e la realtà di un governo possono convivere, se i posteri dovessero dare sentenza positiva, per l’esperienza di Syriza e per il popolo greco, ci sarebbe da esultare. La strada è lunga, ma io ci credo ancora.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Cioè, sarebbe meglio perdere il consenso per fare opposizione e poi riacquistarlo? Non capisco. Il memorandum l’ha accettato il governo di Syriza, mica qualcun altro al posto loro. Quindi?

  • nino

    Ad ottobre è sicuro, come la morte, che per i greci continueranno le misure lacrime e sangue, chiunque vinca.
    In questo momento in grecia la sinistra è Syriza; se il partito scompare, perchè applica i programmi del memorandum, ci vorranno anni perchè riappaia un altro col programma di salonicco e col 25% dei voti. Meglio,perciò, che syriza perda queste elezioni, così da salvarsi da una sconfitta sicura, dovendo applicare, in caso di vittoria, il programma della troika, che considera sbagliato e doloroso.