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Giovedì, 18 settembre 2014

Curzio Maltese: la commissione Junker rompe il patto del tortellino. Socialisti europei a rischio spaccatura

European Parliament in Strasbourg

L’europarlamentare del GUE/NGL Curzio Maltese ci racconta le contraddizioni che si stanno aprendo nei socialisti europei in vista del voto sulla commissione Juncker. Il PSOE (incalzato in patria a sinistra da Izquierda Unida e dall’incremento di consenso nei sondaggi per Podemos) assieme alla sinistra socialista francese infatti ha deciso di non votare la commissione frutto delle trattative tra Popolari, Socialisti e Liberali. Adesso nel PSE temono l’effetto domino. Contraddizioni peraltro che si aprono anche nel Partito democratico poichè da quanto dice Maltese anche eurodeputati piddini come Sergio Cofferati – pagina ufficiale, Cécile Kyenge Kashetu e la “civatiana” Elly Schlein sono pronti a disobbedire alle indicazioni del gruppo socialdemocratico.

Curzio Maltese

Dall’Huffington Post

Il patto del tortellino è durato appena una settimana. A rompere l’accordo fra i nuovi leader del socialismo europeo, benedetto da Matteo Renzi sul palco della Festa dell’Unità di Bologna, è stato proprio il più nuovo, il più fico dei carini per il socialismo schierati in camicia bianca accanto al premier italiano. Pedro Sanchez, il giovane leader del Psoe ha deciso infatti di far votare i 14 eurodeputati socialisti spagnoli contro la commissione Juncker, frutto della grande coalizione fra popolari, socialisti, liberali e conservatori voluta da Angela Merkel.

La scelta di Sanchez, fieramente contrario al Fiscal Compact e alle politiche di austerità dell´Europa a guida tedesca, rischia di provocare una scissione nel fronte socialista europeo, con una reazione a catena di “no” negli altri gruppi, dove i mal di pancia nei confronti della nuova commissione ormai aumentano di giorno in giorno, soprattutto fra italiani e francesi. Alla secessione spagnola si sono già uniti, almeno a parole, Sergio Cofferati, l’ex ministra Cecile Kyenge, la civatiana Eli Schlein e la minoranza dei socialisti di “Vive la gauche”, la corrente di sinistra critica con il governo di Manuel Valls, un altro dei cinque moschettieri in bianco di Bologna.

La commissione Juncker sembra in effetti studiata apposta per umiliare i socialisti e far loro ingoiare il maggior numero di rospi possibili, con alcune punte di autentico sadismo che portano secondo molti le impronte digitali di Angela Merkel. A cominciare da alcune nomine controverse, per usare un eufemismo. Quella più indigesta a Sanchez riguarda l’Energia e l’Ambiente, affidati al conservatore spagnolo Miguel Arias Canete, il quale a varie macchie – dal conclamato sessismo all’amore sviscerato per il cemento testimoniato durante i tre anni da ministro dell’ecologia nel governo Rajoy – aggiunge un clamoroso conflitto d’interessi, essendo robusto azionista di società petrolifere. “E´come mettere una volpe a guardia di un pollaio”, ha commentato Pedro Sanchez.

Ma nel bouquet di nuovi commissari non mancano altre scelte che denotano un certo macabro senso dell’umorismo. L’uomo che dovrà occuparsi di cultura e informazione, l’ungherese Tibor Navracsics è attuale ministro del governo ultra nazionalista di Orban, messo sotto accusa delle stesse istituzioni europee per aver approvato leggi liberticide della libertà di stampa. I laburisti inglesi si sono chiesti se “si tratta di uno scherzo o di una provocazione” la scelta ai Servizi Finanziari del britannico Johnatan Hill, detto il barone della City, celebre lobbista delle banche d’affari che dovrebbe in teoria occuparsi di rendere più trasparente la finanza continentale.

Quanto al commissario per l’Immigrazione, una novità voluta proprio dai progressisti dopo le tragedie nel Mediterraneo, la poltrona è grottescamente toccata al conservatore greco Dimitris Avramopoulos, del quale circolano su Internet fotografie mentre, in tuta mimetica e con un fucile in spalla, pattuglia la frontiera greca contro il pericolo di “un’invasione islamica”.

La piccola galleria degli orrori va poi inserita in un quadro generale dove i socialisti (191 deputati) ottengono soltanto 8 commissioni, contro le 13 e presidenza dei popolari (220 deputati) e le 6 dei liberali, fedeli alleati della Merkel, che hanno però soltanto 68 eletti a Strasburgo. Senza contare il bassissimo peso politico della squadra socialista al servizio di Juncker, almeno dopo che il commissario all’economia, il francese Moscovici, è stato a sua volta commissariato e sottoposto ai veti del falco rigorista finclandese Katainen, nominato vice di Juncker con ampie deleghe.

Se l’obiettivo dell’operazione Juncker, tele comandata da Berlino, era quello di spaccare il fronte progressista, come molti degli stessi socialisti ormai pensano, Angela Merkel vi è già riuscita. Sulla porta della nuova commissione è intimato ai socialisti, soprattutto del Sud Europa, di perdere ogni speranza di cambiare il verso alle politiche di austerità. Possono chinarsi per entrare oppure stare fuori a testa alta, come gli spagnoli. Tertium non datur. Una terza via di dialogo non è prevista: la fotografia del palco di Bologna appare già vecchia e le camicie candide dei leader, appena una settimana dopo, tendono verso il giallino.

*Europarlamentare Lista Tsipras

Commenti

  • Enrico Matacena

    Questa vicenda europea dimostra che abbiamo fatto bene ad andare con Alexis Tsipras, nonostante le porcate successive di barbara spinelli.

  • ferrari alberto

    Si potrebbe anche leggerla in altro modo: qui a rischiare di più è Juncker che potrebbe non trovarsi più la maggioranza in parlamento.

  • Dario

    I socialisti spagnoli, inglesi e pochi altri sono stati seri, rifiutandosi di votare Juncker. Ma gli altri, venderebbero l’anima per una poltrona, ergo non ci conto molto, anzi per niente. Del resto, se persino 10 verdi hanno avuto il coraggio di votarlo… I verdi eh. Bah. Spero tu abbia ragione perché sarebbe l’inizio di un nuovo corso.

  • Alessandro Cerminara

    Questa è la dimostrazione che la teoria per cui andare col PSE significava sostenere l’austerity era una balla spaziale. Spaziale. Dentro il PSE si sta giocando una partita importantissima per il futuro della Sinistra e dell’Europa. Esserne fuori è una cosa molto sbagliata

  • Peppe Parrone

    Questa spaccatura nel PSE, non mi entusiasma molto, perché avviene sulle nomine, e non sulle politiche, soprattutto economiche. Penso che bisogna seguire ed auspicare una sua frattura, portandolo a misurarsi con la sinistra, su alcune proposte, per farci uscire da questo capitalismo ultra finanziario che ci sta massacrando. PRIMO, vorrei sapere per esempio, cosa ne pensa la “Sinistra”, rispetto al Referendum che si sta preparando in Svizzera, denominato “DENARO VERO”, e nel caso riproporlo in Europa. Si tratta di abolire la cosiddetta “Riserva frazionaria”. Le banche commerciali sarebbero costrette ad avere il 100% di riserve per i crediti concessi, mettendo così fine alla creazione di denaro dal nulla. SECONDO, UN ATTO GLASS-STEAGALL EUROPEO, il quale faceva già parte del programma alle Europee di Tsipras. E’ su queste cose che una spaccatura dentro il PSE sarebbe non solo auspicabile, ma necessaria.

  • Daniele Sgaravatti

    Capisco il punto di vista, ma votare PD, in queste ultime elezioni europee, significava stare nella partita dalla parte sbagliata, significava proprio rafforzare quella parte di PSE che accetta l’austerity, che non vuole cambiare verso rispetto alla sostanziale accettazione dell’ideologia liberista. Stare fuori dal PSE poi non vuol dire stare fuori dalla partita. Guarda proprio il caso della Spagna, che è la vera notizia dell’articolo. Il PSOE è costretto a virare a sinistra dalla concorrenza delle forze che stanno alla sua sinistra, fuori dal PSE.

  • marina prati

    …e allora? lo stesso avviene anche in Italia nel PD, che si fa, ci entriamo?

  • fabio bisoglio

    L’occhieggiamento al GUE e’ stata una scelta politicamente e culturalmente sbagliata, foriera di una spaccatura in SEL. L’Italia ha bisogno di un forte partito socialista riformista (di sinistra), alternativo sia alle ricette neoliberiste che tante lacrime e sangue stanno procurando all’Europa, sia ai richiami della foresta di un comunismo (nelle sue varie declinazioni : leninista, maoista, trozkista, stalinista, castrista e via discorrendo) che la storia ha impietosamente bocciato. Certo e’ corretto criticare le scelte sciagurate avallate da settori dello stesso PSE, senza tuttavia ripiombare in sterili minoritarismi retro.