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Lunedì, 22 giugno 2015

Delegazione curda da Kobane alla Camera: La nostra non è solo lotta militare. Sel: Rojava primo esempio di contrasto all’Isis

curda

«Rojava è il primo esempio di un contrasto all’Isis che passa attraverso una resistenza culturale e non solo militare. Un’esperienza democratica avanzata con al centro la ‘Carta del contratto sociale’, un esempio anche per molte democrazie occidentali, lì non vi sono cariche monocratiche ma una doppia funzione per genere». Così Erasmo Palazzotto, capogruppo di Sel in commissione Esteri alla Camera aprendo la conferenza stampa per fare il punto sulla situazione e per avere una diretta testimonianza dello sforzo curdo nel combattere lo Stato Islamico tenuta presso la Sala Stampa di Montecitorio.

«Un’esperienza- continua Palazzotto- che va sostenuta. La vittoria a Kobane non è stata senza costi, visti i milioni di sfollati. C’è un problema, che abbiamo segnalato  anche al nostro governo, che riguarda la Turchia che ha chiuso i confini utili a far arrivare gli aiuti umanitari». Oltre a Palazzotto hanno partecipato alla conferenza Curzio Maltese europarlamentare di L’Altra Europa con Tsipras, Martina Pignatti Morano, presidente dell’associazione Un ponte per, Senam Mohamad, co-presidente del Parlamento del Rojava, Saleh Mohamed, co-presidente del Partito unione democratico – Pyd, Anwar Muslem, co-presidente del Cantone di Kobane; Nessrin Abdallah, comandante Ypj Unita’ di difesa delle donne.

Per Saleh Mohamed, co-presidente del Partito Unione Democratico- Pyd, «il nostro successo contro Isis nel Rojava è’ avvenuto anche grazie al supporto della società civile italiana che ha inviato medicine. In Medio Oriente si sta riscrivendo lo scenario mondiale e c’è bisogno anche del sostegno dell’Italia per combattere un nemico dell’umanità».

La presidente di un ‘Un ponte per’, Martina Pignatti Morano sostiene il Rojava «per il loro modello confederale dei diritti per la Siria e la Mesopotamia e per la loro richiesta di abolire la pena di morte in un periodo di guerra. Abbiamo ricevuto il sostegno della chiesa valdese (25mila euro) e del ministero degli Esteri attraverso la cooperazione italiana (100mila euro). Siamo felici che gli aiuti sono passati attraverso le Ong italiane e consegnati dalla mezzaluna rossa turca, speriamo che continuino ad arrivare donazioni per quelle zone. Ora c’e’ la necessità di aprire un corridoio umanitario dalla Turchia e su questo l’Europa deve intervenire».

Nessirin Abdallah è una comandante dell’Ypj, l’unità di difesa delle donne scese in battaglia per difendere i diritti delle donne che sono «le prime vittime del patriarcato e del despotismo religioso. Le nostre armi non sono al livello di quelle del nemico. La nostra filosofia è di non arrenderci o perdiamo la nostra libertà» ma «abbiamo bisogno di aiuti militari per avere successo. A livello morale siamo fortissimi ma ci mancano le armi. Ne abbiamo bisogno perché combattiamo contro una forza che ha armi molto più sofisticate delle nostre» è la richiesta di Nessirin Abdallah.

Tuttavia, ha precisato Nessrin, la nostra «non è solo una lotta militare ma culturale, sociale, morale. E questo ci dà anche la possibilità per costruire le basi di un nuovo modello di vita sul nostro territorio tra tutte le minoranze che hanno la loro rappresentanza dentro l’unità di difesa. Non c’è nessuna diversità tra tutte le popolazioni di Rojava, lottiamo tutti insieme per essere liberi tutti insieme».

Alla base di questa convivenza tra i tre ‘cantoni’ di Afrin, Cizre e Kobane c’è la carta del contratto sociale del Rojava sottoscritta da curdi, arabi, assiri, caldei, turcomanni, armeni e ceceni. Nessrin però ha fatto notare che «quello che stiamo combattendo non è solo il nemico di Rojava bensì di tutti i valori umani, è una minaccia a tutto il mondo» quindi la «responsabilità è comune: chiediamo in questo momento di stare insieme contro un nemico dell’umanità, non è solo nostra responsabilità».

La delegazione incontrerà nei prossimi giorni la presidente della Camera, il ministro degli Esteri e parteciperà a a un’audizione in commissione Esteri. «Sel– ha concluso Palazzotto- ha presentato una mozione alla Camera e al Senato per togliere il Pkk dalla lista nera delle forze terroristiche».

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