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Mercoledì, 18 febbraio 2015

Ecco cosa ha detto il ministro Varoufakis all’Eurogruppo del 16 febbraio

Greece's new leftist Finance Minister Yanis Varoufakis looks behind him while sitting after addressing the parliament in Athens

Pubblicato il discorso di Yanis Varoufakis, ministro delle finanze della Grecia, tenuto all’Eurogruppo dello scorso 16 febbraio. E, per ora, rispedito da Bruxelles al mittente. Il ministro ellenico si è rivolto ai 18 colleghi dell’Eurogruppo spiegando come il paese non possa accettare una proroga dell’attuale p rogramma di aiuti finanziari, quello in vigore dal 2010 e negoziato con Ue, Fmi e Bce.

Un programa che “non può concludersi con alcun successo dato che finora non ha portato alla ripresa” economica del paese. Se Atene accettasse le priorità del programma di aiuti, “avremo un rafforzamento della spirale debito e deflazione, perderemo l’appoggio del nostro popolo e dunque la possibilità delle riforme”. Varoufakis riconosce che il proprio paese “ha un deficit di credibilità e spero che possiate comprendere la mia riluttanza a promettere ciò in cui non crediamo e non possiamo rispettare”. Da qui la proposta di una proroga alternativa a quella del programma di aiuti, fondata su un periodo “da tre a sei mesi”, per preparare un diverso programma di lungo termine.

Le necessità finanziarie di Atene, nel periodo di proroga, potrebbero essere coperte dal trasferimento di 1,9 miliardi di euro di profitti della Bce sui titoli Greci in scadenza, linee flessibili di liquidità per le banche elleniche, rimozione o aumento del limite imposto alle emissione di titoli di Stato a breve termine (equivalenti a nostri Bot, Ndr)

In contropartita Atene si atterrebbe ad alcune condizioni: rispetto degli obblighi con tutti i suoi creditori, nessuna misura del governo che faccia deragliare il percorso di risanamento delle finanze pubbliche, nessun taglio unilaterale al valore nominale del proprio debito. Poi l’impegno di Atene a consultarsi preventivamente con i partner europei prima di legiferare sui due temi caldi del momento: prestiti bancari in sofferenza, evasione fiscale e sanzioni tributarie, sfratti.

Sul primo punto Varoufakis ha proposto l’uso “delle risorse inutilizzate del Fondo ellenico di stabilizzazione finanziaria”, ricordando che l’alto livello prestiti bancari in sofferenza impedisce agli istituti di credito di erogare prestiti. Sul secondo punto, tasse evase e sanzioni tributarie ammontano a 70 miliari di euro, un terzo del Pil ellenico, debiti che impediscono alla famiglie e alle imprese di accedere al credito. Anche qui il ministro ritiene che debbano essere cancellate. L’uscita dai bilanci delle banche dei prestiti in sofferenza e la cancellazione dell’arretrato fiscale “deve essere fatta evitando che ciò si trasformi in un premio per i creditori insolventi e un incentivo che incoraggi una tendenza a lungo termine ad evadere le tasse. Pensiamo che i prestiti in sofferenza e tasse e sanzioni non pagate rappresentino il maggiore impedimento alle ripresa”.

In cambio dell’impegno di Atene a cooperare con i partner per risolvere queste due questioni, la Ue dovrebbe essere d’accordo che, nel periodo di proroga dei finanziamenti, non ci sarà “nessuna misure recessiva, quale l’aumento dell’Iva e il taglio delle pensioni”. Come verranno utilizzati da Atene i sei mesi di proroga? “Per recidere il nodo Gordiano delle burocrazia, riforma del sistema fiscale e di un efficiente processo di riscossione di imposte e tasse, riforma del sistema giudiziario, smantellamento dei vari cartelli oligopolistici, maggiore trasparenza”. “Al contrario dei governi che ci hanno preceduto, non facciamo promesse che non possiamo mantenere. Potrei tranquillizzarvi tutti accettando l’obiettivo di 5 miliardi di incassi dalle privatizzazioni, ma sappiamo che non è raggiungibile”, ha chiosato il ministro. “Dobbiamo spendere il periodo di proroga per disegnare un nuovo contratto per la prosperità e la crescita della Grecia”, ha concluso il ministro.

fonte Asknews

Commenti

  • nino

    leggendo la lettera di varoufakis all’eurogruppo, per l’estensione del credito per altri 6 mesi, quello che è evidente è che il governo per avere pochi miliardi di euro si rimette di nuovo nelle mani della troika. Per 6 mesi, infatti, non ci saranno atti unilaterali da parte del governo ellenico. Cioè ogni decisione dovrà essere avallata dalla troika. Per 6 mesi non si potrà rispettare il programma concordato coi cittadini greci. Dopo questi sei mesi, se la grecia avrà bisogno di altri soldi, altra sospensione ad atti unilaterali e così via fino alla fine della legislatura. Un suicidio politico! Molto meglio per la grecia se l’eurogruppo non accetta queste condizioni, almeno a questo punto si dovrà decidere se uscire dall’euro o meno.

  • Lorenzo

    La Grecia ha vissuto per anni al di sopra delle sue possibilità.
    Errore madornale fu a suo tempo entrare nell’euro, Un paese con un economia fragile , con una ricchezza non paragonabile alla nostra ( quella di un tempo ) e figuriamoci a quella dei paesi del nord.
    Hanno fatto debiti e ora devono pagarli, se no vengono messi in mora . ( come capita alle persone quando non pagano i propri debiti)
    Chi è causa del suo mal pianga se stesso ( dovremmo farlo anche noi…)

  • nino

    lorenzo, nell’antica roma chi non pagava i debiti diventava schiavo. Perciò si passava da essere umano a semplice cosa.
    Però oggi, anche il piu’ disumano degli esseri umani, al sol pensiero che per mera mancanza di denaro i propri figli o sua moglie potrebbero diventare cose nelle mani di un padrone, rifiuterebbe una legge simile.
    Ebbene in grecia non c’è ancora la schiavitù, ma non siamo molto lontani da quella meta. I debiti si pagano, certamente, ma non a costo di massacrare una parte consistente di popolo.
    Chi lo fa alla fine la paga politicamente. Syriza è stata votata non perchè i greci siano di sinistra, ma semplicemente perchè sembrava una speranza. Se non rispetterà i programmi, sarà travolta nell’arco di pochi mesi e la lettera del ministro delle finanze va in quella direzione. Peccato!

  • nino

    spero che la lettera sia stata inviata per farsi opporre un bel no. Se l’eurogruppo dovesse accettarla, i due, tsipras e varoufakis, passerebbero alla storia per essere i becchini della speranza greca.

  • nino

    Se il debito pubblico significa vivere al di sopra delle proprie possibilità, tutti gli stati hanno vissuto al di sopra delle loro, dal momento che non c’è nazione su questa terra che non abbia il debito.
    Leggiti l’articolo del premio nobel per l’economia krugman di qualche giorno fa sul debito pubblico e, per carità, evita di sproloquiare.