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Mercoledì, 27 agosto 2014

Elezioni regionali: una riflessione sul ruolo della sinistra e di Sel

Le regionali E/R incombono, senza che emerga alcuna notizia diversa dal balletto delle primarie in casa PD, fin qui peraltro condotto in assenza di contenuti. A sinistra pare che ancora una volta il tema del confronto sia il rapporto con i democratici, che in Emilia Romagna più che altrove dovrebbe significare un giudizio sulla possibilità di cambiare le cose da una posizione di governo nel contesto attuale, molto più che un giudizio sullo stato della Regione.

Non esiste infatti alcuna forza della sinistra organizzata che nel quindicennio di Errani non abbia partecipato, dal primo all’ultimo minuto, al governo regionale.

Un improvviso scivolamento all’opposizione significherebbe censurare non solo l’operato del PD, ma della sinistra stessa, cosa che non mi sembra all’ordine del giorno, almeno nel dibattito dei partiti, e con qualche fondamento, se è vero che l’Emilia Romagna rimane una delle aree più dinamiche d’Europa.

Esistono tuttavia alcuni nodi che non possono essere elusi.

Il primo è di carattere generale, e riguarda le maggiori difficoltà che il governo regionale incontrerà in un quadro di ulteriore deterioramento della capacità di spesa e investimento, decisa a Roma e non a Bologna, e di sottrazione di competenze fondamentali, come quelle ambientali, stabilita dalla riforma del titolo V.

Il secondo è tutto locale, e ha a che fare con politiche ambientali ed energetiche non soddisfacenti, che hanno visto non a caso l’intera sinistra su posizioni critiche in questi anni, e con la rottura di un patto sociale che prevedeva, tra l’altro, condizioni di lavoro migliori che altrove e un modello di sviluppo che imponesse limiti alle disuguaglianze.

Su una visione in grado di riattualizzare quel patto e di investire sulla conversione ecologica dell’intero ciclo delle merci e della vita, e su proposte che la rendano praticabile, io credo sarà giudicata la capacità della sinistra di stare in campo qui ed ora.

Penso, per esempio ma non solo, all’introduzione di un reddito regionale di cittadinanza, a forme di salario minimo che passino per una diversa concezione del sistema degli appalti pubblici, all’adozione di un piano dei rifiuti che parta dalle proposte della legge di iniziativa popolare.

Si può rispondere che nelle condizioni oggettive date non sia praticabile alcun progetto di cambiamento che parta dagli enti locali, e che quindi l’unica possibilità sia quella di una politica di opposizione generalizzata, che metta insieme locale e globale.

E’ una posizione legittima, con più di uno spunto di verità, dal mio punto di vista.

Ma se si ritiene che esistano invece le condizioni per fare delle Regioni e degli EELL una della casematte su cui investire per sperimentare l’alternativa, allora il tema delle alleanze diventa ineliminabile e richiede di essere considerato con laicità e pragmatismo.

Credo esistano alcuni dati di fatto.

Il primo è che non si governa l’Emilia Romagna senza il PD, per i risultati elettorali di quel partito, per la storia della Regione, per il sistema elettorale vigente.

Nessuno ipotizza infatti un futuro prossimo in cui la Regione non sia a guida democratica.

Il secondo è che il PD regionale non é più il monolite di un tempo, ma un campo in cui si agitano molte contraddizioni sempre meno governabili.

Questo può essere un elemento positivo o negativo, ma certamente apre maggiori spazi di iniziativa politica all’interno delle coalizioni, per chi abbia la capacità e il desiderio di contribuire ad allargare e mantenere aperta una dialettica.

Il terzo é che la sinistra ha bisogno di unità per esercitare un ruolo reale e non testimoniale, proprio in virtù della forza dei democratici.

Riprodurre alle elezioni regionale almeno il risultato della Lista Tsipras alle europee, il 4,4%, è la condizione minima per giocare un ruolo e godere di una presenza non solo simbolica.

Un’eventuale divisione a metà di quel dato, e tale non sarebbe, vista la dispersione che la frammentazione sempre genera, porterebbe chi dovesse scegliere la strada del governo ad ottenere una rappresentanza consigliare gravata da una fortissima debolezza politica, e chi dovesse scegliere quella dell’opposizione a non avere nemmeno quella rappresentanza.

Questo mi porta a pensare che il primo obiettivo di chiunque abbia a cuore una prospettiva per la sinistra in Emilia Romagna e non solo dovrebbe essere la costruzione di una lista unitaria apertissima, che comprenda esperienze politiche e sociali.

Che tale obiettivo non può nemmeno essere immaginato, se non si parte dalla considerazione che i partiti attualmente esistenti sono insufficienti, ma indispensabili, e che quindi non può essere riprodotta la modalità organizzativa alla base della Lista Tsipras, che di quell’esperienza è peraltro il dato più negativo.

Che si può pensare che la collocazione di questa lista sia all’opposizione, ma che chi propone questo dovrebbe argomentare con qualche elemento che vada oltre l’ostilità per il PD di Renzi e al Governo nazionale.

Al PD di Renzi siamo infatti ostili tutti, tant’è che militiamo altrove, e al Governo nazionale pure, dato che siamo tutti all’opposizione, ma questo non può diventare l’alibi per disimpegnarsi ovunque, senza nemmeno andare a vedere le carte locali, soprattutto in un momento in cui si apre una fase nuova, che coincide con l’uscita possibile dalla crisi economica e con l’uscita dal quindicennio di Errani.

SEL ha proposto che si vadano a vedere queste carte e poi si rimetta il giudizio ad un voto cui possano partecipare tutte le donne e uomini di sinistra in Emilia Romagna.

Io credo abbia fatto bene, perché non può esistere un criterio diverso dall’esercizio democratico per dirimere i nodi politici, all’interno di un campo che voglia essere tale.

A meno che non si continui a ritenere il tema tutto istituzionale della partecipazione o meno ad un Governo di coalizione una questione non politica, ma identitaria, su cui si fondano le ragioni dello stare insieme.

E’ così per il M5S, ma questo è anche il limite principale di quell’esperienza, forte quanto sterile e utile solo a bloccare in chiave conservatrice il sistema, ovvero esattamente il contrario di quanto la sinistra dovrebbe auspicare di fare.

Se i gruppi dirigenti storici o improvvisati della mia parte dovessero abdicare all’unica scelta che è realmente nella loro disponibilità, quella di mantenere aperto un percorso unitario, e scegliere invece in piena autonomia la via della separazione per le ragioni che ho detto, farebbero un grave errore, e non vale la consolazione che potrebbe essere uno degli ultimi.

Io a SEL ho chiesto, chiedo e chiederò soltanto tre cose: generosità e rispetto nel confronto con gli altri, apertura ad ogni ipotesi in campo, democrazia nelle scelte decisive.

Se sarà così per tutti, ci sono le condizioni per recuperare ritardi e ottenere buoni risultati.

Il caso contrario per il momento non voglio immaginarlo.

Il tempo, naturalmente, gioca per il peggio.

Commenti

  • Dario

    È un buon punto di partenza, e del resto Paglia è un ottimo elemento, e va benissimo l’idea di partecipare in coalizione come lista unica di sinistra (Rifondazione si è detta disponibile a discutere, e come ha ricordato Paglia tutti hanno dato il loro contributo in questi anni, com’è giusto che sia, tanto vale provarci). Ma ricordiamoci solo che stavolta bisogna partecipare con forza alle primarie di coalizione e porre come pregiudiziale un candidato di qualità (e possibilmente con una storia di sinistra): l’ideale sarebbe che il nostro venisse appoggiato, o scelto, assieme a Rifondazione e, se parteciperanno, i Verdi.
    Speriamo bene.

  • ricci roberto

    ciao a tutti i compagni subito mi è saltato all’occhio accorato appello di Paglia , accorato appello a rifare unaccordo per un governo regionale con il PD,PD che è assolutamente su posizioni contrarie alla nostra a livello nazionale ,Io personalmente vorrei che noi popolo della sinistra ci rifacessimo all’esperienza della lista Tsipras, lista per la quale abbiamo lottato e ottenuto con grandi sacrifici, sono altresì convinto che l’abbracvcio con il PD con questo PD porterebbe molti compagni a rivedere le proprie scelte fatte allora e io sarei uno di questi, io sono per uno schieramento con tutti quelli che hanno voluto la lista , il PD vada dove lo porta la sua idea di società . Che non’è e non sarà mai la nostra. ciao a tutti compagni.

  • Sinistra Unita Santarcangelo

    Credo sia importante costruire un blocco unito a sinistra, attraverso il quale avviare una coalizione dove risultiamo indispensabili alla maggioranza, solo così possiamo avere la forza per imporre le nostre politiche, andando a muovere da dentro quella parte di PD che ancora si riconosce nella sinistra, ed esiste.
    In romagna sarà importante tutelare al massimo l’efficienza e l’efficacia del sistema di welfare e sanitario, la tutela ambientale, intraprendere politiche coraggiose ed innovative nel mondo lavorativo a tutela di lavoratori ed imprenditori, in romagna abbiamo la possibilità di dimostrare all’Italia intera la forza e la capacità di una sinistra unita aperta al dialogo e forte della sua identità politica.
    Serve CORAGGIO ed UNITA’!!!