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Giovedì, 10 marzo 2016

Gentiloni e Pinotti, due (ex) pacifisti in guerra

Quirinale - Cerimonia per lo scambio di auguri con le alte cariche dello Stato

Ieri, all’informativa del governo sull’evoluzione della situazione in Libia alla Camera dei Deputati, erano presenti due ministri del governo Renzi: Paolo Gentiloni (ministro degli esteri) e Roberta Pinotti (ministra della difesa). Entrambi ex pacifisti.

Paolo Gentiloni è stato agli inizi degli anni ’80 esponente dei comitati per la pace che contestavano l’installazione dei missili cruise a Comiso e negli stessi anni redattore di punta della rivista Pace e Guerra che di quel movimento pacifista era il più importante strumento culturale e informativo.

Roberta Pinotti ha anche lei un pedigree pacifista di tutto rispetto: marciatrice per la pace da Perugia ad Assisi, attiva nel Genoa Social Forum (quello che organizzò le manifestazioni contro il G8 di Genova nel 2001) e partecipante al Forum sociale mondiale di Porto Alegre: “contro il neoliberismo e la guerra”.

Paolo Gentiloni nel suo intervento di ieri è stato prudente, lungimirante e ha messo le mani avanti: non stiamo entrando in guerra, nessuna avventura. I raid aerei non portano stabilità. E fin qui va bene. Però – ha continuato il ministro – se si forma un governo unitario in Libia e ce lo chiedono, allora siamo pronti. E questo non va bene. La guerra quindi rimane sul tavolo.

Roberta Pinotti, non è intervenuta ieri in aula, ma lo ha fatto in altre occasioni e a mezzo stampa nell’ultimo anno e mezzo. E in tempi non sospetti (intervista al Messaggero del 15 febbraio 2015) ha dichiarato che l’intervento in Libia è urgente e che l’Italia è pronta a guidare la coalizione, con una presenza militare significativa. Così come è stato fatto con i 5mila militari in Afghanistan.

Renzi ha rinviato, almeno a parole, i pruriti interventisti: di guerra e occupazione militare della Libia (per il momento) non se ne parla e ha smentito la ministra della Difesa. E ieri il capogruppo di Sinistra Italiana Arturo Scotto ha così chiosato: la ministra Pinotti parla di 5mila soldati in Libia e Renzi dice il contrario. Una ministra che è sconfessata dal suo presidente del Consiglio è meglio che venga rimossa.

Torniamo al punto. I due ministri ex pacifisti – più riflessivo e prudente Gentiloni, più intraprendente ed esternatrice la Pinotti – testimoniano con la loro carriera evoluzione politica il passaggio da una idea di politica estera etica (per usare una espressione di Ekkehart Krippendorff ne La critica della politica estera) come quella desiderata dal pacifismo e da loro praticata in gioventù ad una tradizionale (chiamiamola così) realpolitik globale fondata sull’interesse nazionale (come rivendicato da Gentiloni) e sullo strumento militare (come testimoniato dalla Pinotti).

Con il passare dell’età si diventa più saggi. Ed Enrico Berlinguer ad una tribuna politica del 1982 – a proposito di saggezza – rispose ad un cronista francese: “La mia più grande fortuna è di essere rimasto fedele agli ideali della gioventù”.

Ognuno si regola come può e ciascuno di noi ha una sua idea di coerenza e ha diritto di cambiare idea. Ma noi abbiamo questa speranza: che i due ministri ex pacifisti non si facciano trascinare dalla sindrome interventista e non ci portino mai in una guerra in Libia. Sarebbe un’avventura senza ritorno.

Fonte Huffington Post

Commenti

  • francesco

    Caro Marcon, la Storia italica è affollata di ex di qualcosa (ce ne sono tanti anche nell’area politica in cui militi) che, a mio avviso, rientrano tutti nella categoria dei “traditori”, per subentrati interessi personali, di casta, o di ” ragion politica”.
    Non se ne esce richiamandosi a presunti idealisti fedeli ai valori universali di pace e giustizia sociale coltivati in gioventù. Enrico Berlinguer negli anni settanta rinnegò la “spinta propulsiva della Rivoluzione d’ottobre” per accasarsi sotto l’ombra protettiva della NATO (leggasi USA, lo Stato Canaglia per eccellenza), anziché collocare il PCI sulla sfera dei Paesi non allineati.
    Se ne esce incentivando lo scontro di classe a livello planetario e con l’implacabile Lotta contro tutti gli imperialismi, e per quel che riguarda noi, con la parola d’ordine unificante:
    FUORI L’ITALIA DALLA NATO, FUORI LA NATO DALL’ITALIA!
    Francesco, il primo.