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Venerdì, 27 novembre 2015

Gran Bretagna, Corbyn non cede sul “no” ai bombardamenti in Siria e il Labour si spacca

corbyn

Dubbi sull’efficacia di una partecipazione britannica ai raid negli affollati cieli siriani sono stati ribaditi ai Comuni, in risposta al premier conservatore David Cameron, da Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista. Corbyn ha messo in guardia dalle “conseguenze impreviste” anche “alla luce dei risultati di altri interventi militari occidentali in anni recenti”. Ha quindi notato che sul terreno mancano forze credibili e affidabili alleate della Gran Bretagna e si è chiesto se i bombardamenti rafforzeranno davvero la sicurezza del Regno Unito di fronte alla minaccia terroristica o al contrario l’aggraveranno.

Domande “pertinenti”, ha ammesso Cameron, dicendo tuttavia di poter dare garanzie e in particolare dichiarandosi convinto che i raid “contribuiranno alla sicurezza” dei cittadini britannici. Perplessità sono emerse d’altronde anche da alcune voci del Partito conservatore, come l’ex ministro Ken Clarke che ha chiesto “più flessibilità” sul fronte delle alleanze politiche in Siria, e quindi sul futuro almeno immediato di Assad. Mentre un “no” netto ai raid, finche’ non vi saranno risposte del governo su tutte le obiezioni, è giunto dal capogruppo degli indipendentisti scozzesi dell’Snp, Angus Robertson. Contestata inoltre l’indicazione data da Cameron sui presunti “70.000” miliziani siriani “non fondamentalisti” attivi sul terreno.

Il no ai bombardamenti del leader del Labour scatena all’interno del partito una vera faida. La sfida tra Corbyn e i dissenzienti è in programma per lunedì, quando il partito deciderà in una riunione se tenere una linea comune o votare secondo coscienza. Un ministro ombra, Emily Thornberry, ha detto che è in corso un dibattito “brutalmente onesto” nel partito e qualche deputato ha chiesto a Corbyn di dimettersi.

Commenti

  • Enrico Matacena

    Spero che il partito laburista britannico espella l’ala guerrafondaia filo-Blair , la quale può solo danneggiare l’immagine e la credibilità di un PARTITO CHE PUO’ E DEVE tornare ad essere di sinistra .