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Lunedì, 16 febbraio 2015

Il Comune di Venezia salvato dai suoi dipendenti

Venezia -

Mentre Venezia si trova sull’orlo del collasso finanziario e, da mesi e mesi, vive in uno stato di emergenza democratica, i suoi dipendenti, in questi giorni, sono lì, all’interno della Casa Comunale, non a difendere se stessi o presunti “previlegi”, ma a salvaguardia dell’intera città e i suoi servizi.

Qualsiasi sarà la sorte dell’emendamento “Salva Venezia” al Decreto Milleproroghe, la lotta condotta dai lavoratori del Comune di Venezia in questi mesi, la loro capacità di parlare e dialogare con la città e di porsi a presidio del suo sistema di welfare resterà una pagina esemplare nella storia della nostra città. Un esempio per tutti, nel quale, forse, si potrà ritrovare la forza e la voglia per salvare e rigenerare Venezia, facendola uscire da un tunnel in cui si fatica a vedere la luce.

Eppure, il Carnevale dei bambini dentro il Comune occupato, mentre Venezia è invasa dai turisti, sembra essere lì a dirci che nessun Commissario e nessun Premier (fiorentino o romano che sia) sarà in grado di sottrarre Venezia a se stessa, a chi ci vive e lavora e neppure di strapparle la voglia di ridere e di cantare.

Eppure, sembra che non sia uno scherzo di carnevale, che i margini per la presentazione di un emendamento del governo al Decreto Milleproroghe siano ridotti, che il Governo non intenda mantenere le promesse fatte al Commissario Zappalorto, che il Premier Renzi abbia dichiarato che ci sono tanti altri comuni nelle stesse condizioni di quelle di Venezia, per cui il Governo non intenderebbe fare eccezioni…

Forse, il Premier Renzi non sa, non gli è stato spiegato che il Patto di Stabilità (che pur attanaglia tutti i Comuni) uccide, in primis, Venezia perché è inquinato alle radici? Che solo per la nostra città viene caricato di entrate aggiuntive, come quelle provenienti dai fondi per la Legge Speciale e dal Casinò, di entrate, cioè, di cui la città non gode più? Forse, non sa, il giovane Matteo, che i soldi della Legge Speciale, che dovevano servire alla salvaguardia di Venezia, sono stati dirottati al Consorzio Venezia Nuova, per la costruzione del Mose? Non gli è chiaro che i costi di realizzazione, gestione e manutenzione di una tale “macchina mangia-soldi” hanno inciso, in maniera determinante, sul debito pubblico di questa città? Ma, soprattutto, non riesce a comprendere che i suoi abitanti non possono, e non devono, rimborsare ciò che a loro stessi è stato rubato, proprio dal Consorzio Venezia Nuova? O devono, a suo parere, patire, oltre al danno, la beffa?

Forse, il Governo non si rende conto che, senza un intervento che mitighi le conseguenze del Patto di Stabilità, il Comune di Venezia si vedrà costretto a fronteggiare un ammanco di 94 milioni di euro, nel bilancio 2015? L’ex primo cittadino di Firenze non riesce a comprendere che, in queste condizioni, la città, qualsiasi fosse il sindaco eletto, verrebbe riconsegnata, in pochi mesi, nelle mani di un nuovo commissario?

No, Venezia non può permettere il massacro della propria finanza locale, l’attacco agli stipendi, lo smantellamento di quel sistema di welfare che l’ha posta all’avanguardia dei comuni italiani.

Venezia è una città unica e la sua specialità è stata riconosciuta da specifiche leggi dello Stato. Attaccarla significa colpire un patrimonio dell’umanità. I Veneziani non lasceranno soli i dipendenti comunali a lottare per difendere la loro città. L’intera cittadinanza “occuperà”, idealmente, Ca’ Farsetti, fino a quando non sarà posta nelle condizioni di poter eleggere, democraticamente, un sindaco e un consiglio comunale che godano delle risorse finanziarie e degli strumenti atti a governare, con serenità ed equilibrio, una città che rende più bello e più ricco il mondo intero .

*Coordinatrice SEL Venezia Centro- storico e componente dell’Assemblea Nazionale SEL

 

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