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Giovedì, 4 dicembre 2014

Il Jobs Act è legge. Sel: Tutele crescenti per i lavoratori? Le favolette si possono raccontare ai bambini

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L’Aula del Senato ha dato il via libera definitivo, con 166 sì, 112 no e 1 astenuto, alla delega sul lavoro, ormai conosciuta come Jobs act, per la quale il governo aveva chiesto il voto di fiducia. I dissidenti dem hanno votato sì “per senso di responsabilità”, tranne il senatore Corradino Mineo che ha accusato:«L’esecutivo sta abusando del suo potere in modo grave».

«Tutele crescenti per i lavoratori? Le favolette si possono raccontare ai bambini, perché le tutele possono definirsi tali se a garantirle non è il padrone ma le leggi e la Costituzione, altrimenti si chiama carità. Noi di Sel non voteremo mai un provvedimento così anticostituzionale come questo che non creerà occupazione ma solo incertezza, ansia e preoccupazione per il futuro». Lo ha detto in Aula il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di Sel in commissione lavoro, durante le dichiarazioni di voto sul Jobs Act.

«Abbiamo cercato in tutti i modi – ha proseguito l’esponente di Sel – di dare un nostro contributo per migliorare queste norme, ma ci è stato negato, perché con arroganza, ancora una volta, il governo lo ha blindato. Poco importa se ci sono quasi 3,4 milioni di disoccupati, mai visto nella storia dell’Italia dagli anni ’70, l’importante per Governo e maggioranza è tagliare i diritti ai lavoratori e fare presto questo ‘lavoro sporco’». «Noi avremmo voluto parlare del reddito minimo garantito, di voucher che ormai verranno utilizzati non solo in agricoltura, lavoratori senza nome senza diritti, senza dignità, trattati come se fossero buoni pasto da acquistare in tabaccheria. Purtroppo – ha aggiunto Barozzino – sappiamo che non vi fermerete qui, con la soppressione dell’art. 18, ma indebolirete sempre più la rappresentanza dei lavoratori abolendo il contratto nazionale di lavoro».

I senatori e le senatrici di SEL, dopo la dichiarazione di voto contrario annunciata dal senatore Giovanni Barozzino, hanno esposto in Aula alcuni cartelli contro il Jobs Act con i seguenti slogan: “Jobs Act: ritorno all’ 800”; “Art. 1: l’Italia è una Repubblica affondata sul lavoro”, e “Statuto dei lavoratori” listato a lutto.

«Smantellano civiltà dei diritti del lavoro e lo chiamano JobAct» è stato il commento di Nichi Vendola, su twitter dopo l’approvazione della legge delega.  «Il governo Renzi – prosegue il leader di Sel – è diventato così l’alfiere delle battaglie storiche della destra sui diritti del lavoro. Immaginare – conclude Vendola – che la perdita di diritti e di reddito lavoro possa aiutare il sistema economico ad uscire dalla crisi e’ pura superstizione».

Commenti

  • alfa

    Nessun articolo sul voto a favore di Sel alle premesse dell’intervento in Siria, dove si dice che è Assad ad aver creato l’Isis? Persino il manifesto, che è filo-sel, si è schifato.

  • francesco

    I “dissidenti” dem , invece di sedere in Parlamento con stipendi favolosi erogati dai lavoratori, dovrebbero spezzarsi la schiena in un campo di lavoro a beneficio della collettività.
    Sono loro, e chi gli sta dietro, a legittimare il Renzismo, l’ultima versione in ordine cronologico del potere borghese esercitato sulle classi meno abbienti.

  • francesco

    E ancora. Staremo a vedere chi correrà dietro questi figuri sinistri – parolai come Civati ed ex cigiellini e operaisti vari come Tronti, Epifani, Damiano, Boccuzzi che hano votato si al Job – Act senza neanche turarsi il naso – per mettere in piedi strani miscugli politici a fini elettorali.