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Mercoledì, 25 novembre 2015

Il rischio dell’incidente definitivo

Jet russo

L’“incidente” di frontiera celeste tra Turchia e Russia ha tutti i caratteri di un incidente definitivo, tale che la guerra diffusa che incombe – a intensità variabile e interessi strategici non accordabili a tutti i livelli – deflagri in una catastrofe bellica di ben altra intensità. Alla caduta del Muro di Berlino e con la fine dell’Unione sovietica, il ruolo della Nato non aveva più ragion d’essere, se mai ne avesse avuto, ma questo è un altro discorso. Cambiava il mondo che la geopolitica di Yalta aveva definito e stabilizzato per alcuni decenni. Un’Alleanza militare che ne aveva garantito per l’Occidente la sussistenza avrebbe dovuto sciogliersi, come era successo, nella dinamica concreta dei fatti storici, per il Patto di Varsavia.

Invece da allora cominciò la frenetica rincorsa a definire un nuovo concetto strategico della Nato, in una serie infinita di Summit ufficiali e conciliaboli riservati. E prove di guerra sul campo, come è successo nelle guerre in Medio Oriente, a cominciare da quella in Afghanistan. Ma il cambio del mondo e l’ironia feroce degli dei fanno sì che oggi il governo turco guidato dal premier Erdogan sia insieme garante della presenza della Nato nel suo Paese e tutore degli interessi logistici e altro del Califfato o Daesh o Stato islamico. E a norma di Trattato dell’Alleanza Atlantica ex articolo 5 Erdogan potrebbe invocare di essere aiutato contro Putin, che, violando, se l’ ha violato, lo spazio aereo,lo avrebbe attaccato. Ancorché per attaccare Daesh di cui anche Erdogan si dichiara nemico.Bugie di Stato, come altre di altri Stati.

Siamo a questo punto. Nel silenzio, colmo di inganni e bugie e manipolazioni sul campo, di potenze grandi e piccole. Con l’Europa che proprio non c’è.

Tutto questo non significa che Putin debba essere considerato privo di responsabilità rispetto all’attuale disordine del mondo globale. Ma occorre sottolineare in questo momento l’esistenza di una malefica tela del ragno che diventa sempre più fitta e che nella rinuncia dell’Europa a ridiscutere di se stessa e dei suoi rapporti con il suo occidente e con il suo oriente, dopo Yalta, mette in evidenza sicuramente una delle cause non secondarie. Perdita di ruolo come Europa e divaricazioni come interessi e vision. Cioè proprio quello che dovrebbe contare per fare di un aggregato di mercato un’unità politica.Come stanno insieme, per esempio, gli interessi di Usa, Arabia Saudita, Turchia, oggi? E che ha da dire l’Ue su questo fondamentale problema? Ognuno dice e fa la sua, con tutta evidenza. Se si parte dagli interessi geopolitici, e altro del genere, mai come in una fase come quella che viviamo, ci si districa, almeno per capire.

Commenti

  • Francesco

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    Cara Deiana, scusami se divago. Ti leggo con interesse quando intervieni su argomenti di peso (in verità, quasi sempre) come si evince da questo ultimo post.
    La cosa che mi stupisce , aldilà della tua analisi geo-politica che grosso modo condivido, è il totale disinteresse per le questioni di rilevanza planetaria (cruciali in questa fase storica) dei molti frequentatori di questo sito: militanti, iscritti, semplici simpatizzanti. Ho volutamente temporeggiato nella vana attesa di possibili commenti persapere cosa ne pensano di quello che avviene sui vari e possibili teatri di guerra , ma forse sono troppo presi dai traccheggi pre-elettorali in vista delle prossime elezioni amministrative…

  • Francesco

    A scanzo di equivoci, causa la proliferazione degli omonimi, il post inviato in precedenza è di Francesco, il primo.